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La caduta fatale di Simone Ferri, i sindacati: «Di lavoro si deve vivere e non morire», la Cgil chiama in causa le istituzioni

MONSAMPOLO - Le segreterie provinciali di Fim, Fiom e Uilm di Ascoli tornano a puntare i riflettori su quanto accaduto il 26 maggio, in un'azienda che produce profilati in alluminio. Nel sollecitare maggiore attenzione da parte delle istituzioni, invitano le aziende a compilare il registro dei "quasi infortuni", uno strumento nuovo ma determinante per prevenire simili tragedie. Proseguono le indagini, per capire eventuali responsabilità. Barbara Nicolai (Cgil): «Chiediamo un intervento repentino, devono essere convocati sindacati e datori di lavoro per un confronto sul tema della sicurezza. C'è troppo da fare, e invece stiamo andando indietro»
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di Maria Nerina Galiè

 

Il 26 maggio, un altro lavoratore,  Simone Ferri, 22 anni, di Castel di Lama, dipendente di un’azienda di Monsampolo che produce profilati in alluminio, ha perso la vita sul posto di lavoro.

Pur nella consapevolezza che niente e nessuno restituirà il giovane alla sua famiglia, è necessario capire che cosa sia accaduto sul tetto di quel capannone, dove Simone si trovava e che, ad un certo punto, ha ceduto facendo precipitare il ragazzo da un’altezza di quasi 10 metri, tale quindi da non lasciargli scampo.

 

Stanno procedendo senza sosta le indagini dei Carabinieri e dei tecnici del Servizio prevenzione igiene e sicurezza sugli ambienti di lavoro (Spsal) dell’Area Vasta 5, per ricostruire il quadro completo ed individuare eventuali responsabilità. I sopralluoghi, così come la raccolta delle testimonianze di chi era presente, sono iniziati subito dopo il tragico incidente. Sarà verificato se, in quell’azienda, venivano rispettati i requisiti previsti per la sicurezza (su un tetto senza protezione?), ma sarà anche importante – affinché non si ripeta – sapere perché Simone era su quel tetto.

 

Tra le ipotesi anche che il giovane fosse salito per recuperare un cellulare (di sua volontà oppure perché gli è stato chiesto?) e proprio in quel momento la copertura a onduline ha ceduto. Un’altra che invece era incaricato a fare un sopralluogo per iniziare un intervento di manutenzione. Gli inquirenti non si sbilanciano ancora, sono necessari altri accertamenti, perché appurare il motivo sarà determinante per avere un quadro chiaro di eventuali responsabilità.

 

Il fatto ha suscitato la reazione dei sindacati e le segreterie provinciali Fim, Fiom e Uilm di Ascoli «sollecitano, di fronte a questa ennesima e inaudita tragedia sul lavoro che riporta come drammatica attualità i temi della sicurezza, dei rischi e della salute dei lavoratori, una maggiore attenzione delle istituzioni locali e degli organi preposti al controllo e alla vigilanza. E soprattutto richiamano alle proprie responsabilità le imprese sul tema degli infortuni mortali sul lavoro che nella nostra regione hanno già raggiunto in questi primi mesi dell’anno livelli inaccettabili».

 

I sindacalisti ricordano che nel 2021 sono 16.306 gli infortuni registrati in regione con una crescita del 3,8% rispetto all’anno precedente. Tra i più colpiti ci sono giovani e precari.
A crescere sono sia gli infortuni avvenuti nell’industria e nei servizi sia nel pubblico. Nel settore Metalmeccanico che è uno dei più colpiti si registra un incremento che segna un +17,6%. 

 

Motivo per cui i segretari di Fim (Cisl), Fiom (Cgil) e Uilm (UIil) puntano i riflettori «su una nuova misura prevista dal Contratto Collettivo Nazionale di categoria, che è determinante attuare per migliorare la sicurezza e prevenire il rischio di infortuni: il registro dei “quasi infortuni».

E spiegano: «Urge sensibilizzare le imprese ad una corretta applicazione del contratto collettivo nazionale, attraverso il registro dei “quasi infortuni” ovvero degli infortuni non accaduti solo per un caso fortuito». 

 

«Siamo davanti ad una grave emergenzacontinuano i segretari provinciali Fim, Fiom e Uilm che si stringono attorno alla famiglia del giovane ed esprimono il loro cordoglio per la perditae ricordiamo che già da tempo le organizzazioni sindacali hanno sollecitato la Regione Marche al fine di implementare le azioni sulla prevenzione aumentando gli organici degli ispettori del lavoro, a partire dall’Asur Marche, ciò anche in relazione agli investimenti di opere infrastrutturali previsti per le Marche nel Pnrr.

Restiamo fermamente convinti che di lavoro si deve vivere non morire».

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TUONA LA CGIL – La Cgil di Ascoli, in particolare, punta il dito sulle istituzioni, nel senso che chiede con forza un loro intervento e un confronto. Dalla segretaria generale Barbara Nicolai le condoglianze alla famiglia («impossibile pensare di aver perso un ragazzo così giovane che era uscito di casa per fare il suo mestiere») e, in attesa ovviamente che le autorità competenti facciano luce sull’accaduto, aggiunge: «Non è tollerabile, siamo stanchi di dover commentare notizie strazianti come questa, chiediamo un intervento repentino delle istituzioni che devono convocare sindacati e datori di lavoro per un confronto serrato sul tema della sicurezza. C’è troppo da fare, e invece stiamo andando indietro. E’ il momento di intervenire, con forza e senza alcuna esitazione».

 

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