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Mense a scuola, l’appalto esterno comporta 350.000 euro in più: ma i costi verrebbero riassorbiti

SAN BENEDETTO - L'appalto esterno costerebbe pressappoco quanto l'onere attualmente assunto dal Comune. A carico dell'ente, però, rimarrebbe il costo del personale a tempo indeterminato e degli uffici
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L’assessore Lina Lazzari e la presidente di commissione Martina De Renzis

 

di Giuseppe Di Marco

 

L’esternalizzazione delle mense scolastiche costerebbe di più rispetto a quanto il Comune spende ora per il servizio. L’appalto esterno, di cui la maggioranza sta valutando l’ipotesi, a livello meramente economico, non converrebbe alle casse dell’ente: i costi in più, però, verrebbero riassorbiti nel corso del tempo. E’ quanto emerge dalla commissione cultura riunitasi questa mattina alla presenza dell’assessore Lina Lazzari e presieduta dalla consigliera Martina De Renzis.

 

Nel 2022, il Comune ha speso 1.115.107,06 euro di cui 610.982,64 euro per il personale a tempo determinato e indeterminato,  332.451,28 euro per le derrate15.339,47 euro per la manutenzione14.030 euro per l’acquisto di elettrodomestici, 635,62 euro per l’acquisto di piccole attrezzature1.662,59 euro di altri costi.

 

Stando alle proiezioni attuali, l’eventuale outsourcing verrebbe a costare 1.116.154,44 euro: un valore che si discosta minimamente da quello attuale. Di questi, il Comune non dovrebbe più assumersi l’onere del personale a tempo determinato (396.875,11 euro), delle derrate, manutenzioni e acquisti di tecnologie, per un risparmio netto di 761.858,33 euro. A carico del Comune rimarrebbero i costi del restante personale, fra tempo indeterminato e uffici comunali, per un totale di 354.296,11 euro. Un costo che nei prossimi anni potrebbe diminuire per via di possibili pensionamenti e dislocazione di competenze.

 

Ma in commissione non si è parlato solo di costi. «Che le mense non sempre godano di grande popolarità fra i bambini è notorio – ha detto Lazzari – anche se noi siamo tenuti a rispettare delle tabelle nutrizionali dell’Ast. Il settore, la settimana scorsa, ha pensato di riunire tutte le commissioni mensa dei tre Isc insieme a parte del personale di cucina e delle maestre. Dal confronto è emerso che alcuni bambini non gradiscono determinati pasti. Abbiamo cercato di capire il perché, e questo dipende anche dalle abitudini alimentari domestiche. D’altro canto, il vantaggio dell’esternalizzazione è di non dover entrare nel merito di questioni tecniche per le quali spesso non abbiamo le competenze. Rimane, in ogni caso, una decisione che il Comune non ha ancora preso».


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