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Scuola, si riparte dopo la paura
Strutture e palestre, sos al Comune

ISTRUZIONE - Inizia il viaggio di Cronache Picene negli istituti scolastici cittadini. Prima tappa all'Isc Ascoli Centro tra voglia di ripartire dopo lo shock del sisma e un'offerta formativa di alta qualità. Non mancano però i problemi. Ne parliamo con la dirigente Valentina Bellini
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di Stefania Mistichelli

Millecento studenti, per una fascia d’età che parte dai 2 anni fino ai 14, sei i plessi tra materna, elementare e media, l’Isc Ascoli Centro – D’ Azeglio è, da due anni, retto da Valentina Bellini, subentrata al dirigente storico Giuseppe Pacetti.

Valentina Bellini

Appassionata del suo mestiere, una parte della sua vita dedita alla cosa pubblica, Valentina Bellini parla con entusiasmo della sua scuola e dei suoi collaboratori, nonostante un battesimo non facile, l’anno scorso, funestato dall’emergenza terremoto

Che scuola ha trovato l’anno scorso al suo arrivo?
«È evidente che l’anno scorso la prospettiva era completamente storpiata dall’evento terremoto, io non ho avuto un contatto con la scuola nel suo normale andamento, quindi la lettura che ne ho fatto all’inizio è stato molto viziata da questo fatto, stavamo tutti in allarme. Detto questo però, sin da subito, ho avuto la percezione di una scuola dove l’organizzazione era ben condivisa anche con i docenti e dove vigesse un clima di grande collaborazione. Ho trovato anche una normale e comprensibile voglia di cambiamento, che sta venendo fuori maggiormente adesso, non perché le cose non andassero bene, ma perché inevitabilmente dopo 16 anni di dirigenza è normale che ciò accada.

La sede della Malaspina ©Photo Sandro Perozzi

Questo anno l’atmosfera più serena ci ha permesso di cominciare a ragionare su questo rinnovamento, anche se uno dei punti di forza della scuola è sicuramente questa grandissima tradizione, tradizione che mi va di consolidare ulteriormente. L’altro aspetto da sottolineare è quello sociale, cioè in una situazione che anche per il terremoto è problematica, soprattutto per il centro storico, soprattutto per la Piazzarola, credo che la scuola debba svolgere un ruolo grande per il rilancio, per la riqualificazione. Per questo tutto il nostro POF (piano per l’offerta formativa, ndr) è incentrato sul collegamento con il territorio: i progetti più significativi hanno al centro la scoperta della città; penso alle Miniguide, a Scopriamo la città, al progetto di continuità con l’infanzia. È un canovaccio sul quale vogliamo proseguire».
A questo proposito, quali sono i progetti che definiscono l’offerta formativa?
«Dando sempre la priorità a quello che è, banalizzando, leggere, scrivere e far di conto,  i progetti sono quelli tradizionali: la scuola si avvale di progetti identitari, i più significativi che le dicevo, poi anche altri  in collaborazione con vari enti ed istituzioni o realtà esterne collaudate. Dopodichè abbiamo raccolto la sfida dei PON, cioè dei progetti a finanziamento europeo: ne abbiamo vinto uno, siamo in cantiere per un altro. Si tratta di belle opportunità per la scuola, anche dal punto di vista economico: uno è sul tema dell’inclusione, l’altro sulle competenze linguistiche per l’infanzia, sempre legato al territorio. Sono però progetti che richiedono tanto lavoro e a volte spaventano un po’ anche le amministrazioni. Poi teniamo molto a tutte le occasioni di contatto con il territorio: a Natale, Carnevale e a fine anno organizziamo  eventi che sono tipici delle scuole e sui quali lavoriamo molto perché rappresentano il contatto con le famiglie e con il territorio».
Per quanto riguarda la voglia di cambiamento cui accennava, ci può dare qualche prospettiva?
«La direzione che ho dato va verso un aumento delle competenze di tipo didattico-educativo: cerchiamo di trovare nuovi strumenti di azione con i bambini e con i ragazzi, che non riguardano solo l’innovazione tecnologica, ma proprio le criticità educative che noi rinveniamo, che sono soprattutto di tipo relazionale. È proprio la volontà di trovare nuovi linguaggi, migliorare gli attrezzi del mestiere, perchè abbiamo la grande ricchezza di un corpo docente di tradizione, e quindi con grande esperienza (perché questa è una scuola “di arrivo”) però fortunatamente con ancora la voglia di aggiornarsi, nonostante i molti anni di servizio. Inutile dire che, se trovi docenti così, hai fatto bingo».
Può farci una panoramica dell’Isc?
«Gli iscritti sono circa 1.100. Ogni plesso ha una elemento di specificità che non vogliamo perdere. Abbiamo quel piccolo plesso di San Gaetano che è un vero e proprio gioiellino; un’opportunità poco conosciuta dai cittadini ascolani e che invece va valorizzata, a mio modo di vedere, perché è una scuola in campagna a un chilometro e mezzo dalla città ed è un ambiente davvero accogliente.
S. Agostino ha la bellezza di strutture nuove, efficientate ed una bella tradizione di attività, un corpo docente stanziale, molto ben radicato nel territorio.
S. Domenico ha una bellissima tradizione in senso artistico/musicale/espressivo, tant’è che abbiamo chiesto l’indirizzo musicale, e speriamo di ottenerlo, anche perché tra i docenti ci sono validi musicisti. Questa caratteristica si sta sviluppando anche alla D’Azeglio, visto che c’è la docente di potenziamento di pianoforte.
La D’Azeglio, oltre a queste attività espressive che riguardano il teatro, la musica e il fiore all’occhiello delle Miniguide, ha una continuità pressoché totale tra i docenti che conoscono bene i ragazzi; c’è un’alta qualità didattica e questo lo vediamo sia dai test Invalsi sia dai risultati che conseguono gli studenti alle Superiori. Si può dire che è una scuola di tradizione, che dà sicurezza di formazione per tutti gli studenti, non lasciamo indietro nessuno: fino all’ultimo ragazzino più in difficoltà, proprio perché la scuola è piccola, riusciamo a dare risposte adeguate.
La Malaspina sembra quasi andare per conto proprio: ho l’impressione che i docenti che arrivano sentano fortemente la responsabilità di stare in una scuola con una sua riconoscibilità nel territorio (ci sono molti ragazzi fuori quartiere) e questo crea un circolo virtuoso. In generale c’è una bella organizzazione, mi sono trovata molto sostenuta su questo anche dalle funzioni strumentali, le vicepresidi: possiamo citare Paola De Cesare, la vicepreside, Lucia Spinelli, seconda collaboratrice per l’infanzia e la prof.ssa Echites che è la fiduciaria di plesso della secondaria. Ma veramente in tutte ho trovato collaborazione e sostegno.
Un’altro aspetto positivo è una collaborazione bella e fattiva con i genitori.
Falcone e Borsellino è ben strutturata sul quartiere, ne è un elemento di animazione e punto di riferimento; negli ultimi tempi stanno partendo dei progetti che onorano il nuovo nome, cioè di educazione alla legalità.
Parliamo adesso di alcuni progetti specifici che identificano il plesso.
C’è la sezione primavera, che si deve alla grande intuizione del dirigente Pacetti che ci tiene tantissimo, tuttora ne chiede conto. Per quanto riguarda gli ordini di scuola, la qualità è generale. Partendo dall’infanzia, c’è molto passaggio di nozione e condivisione tra i vari plessi, cosa molto positiva, anche se ovviamente i singoli plessi lavorano in modo diverso, anche tenendo conto dei numeri. La criticità è l’infanzia di San Domenico, che ha perso la territorialità: dopo il terremoto si è trasferita a S. Agostino. Ora, la convivenza va bene, ma non non può essere qualcosa di definitivo, anche perché ci era stato detto che sarebbe durato solo per un periodo, poi è successo che l’edificio, dove erano anche le magistrali, si è dimostrato inutilizzabile, quindi la provincia sta strutturando in modo diverso. Il risultato è che le due classi dell’infanzia sono rimaste lì e la cosa ha un po’ penalizzato anche tutto S. Agostino, sia infanzia sia elementari, quelle aule erano due laboratori. Ci auguriamo che questo sia l’ultimo anno di trasferimento».
Il Comune cosa dice?
«Il Comune ci dice che il primo grande lavoro di riqualificazione è sulla D’Azeglio, ma i tempi sono ancora molto poco chiari, nel senso che, da quello che mi risulta, devono essere iniziate ancora le verifiche di vulnerabilità sismica e non credo sia ancora arrivata la certezza del finanziamento. Quindi i tempi saranno lunghi. Nel frattempo, mi chiedo, ci sono possibilità anche temporanee di far tornare S. Domenico Infanzia nel territorio, nella Piazzarola? Ci sono percorsi praticabili non particolarmente onerosi, anche per una soluzione che dura uno o due anni? Visto che i tempi di questa efficientazione massima della D’Azeglio saranno un po’ lunghi, si può immaginare un percorso di riavvicinamento dell’infanzia nel quartiere? Anche perché, se perdi l’infanzia, c’è il rischio che si svilisca tutto: rifacciamo la D’Azeglio ma per chi? Inoltre la convivenza tra primaria e media, che all’inizio spaventava un po’, è assolutamente tranquilla, anzi è qualificante per il plesso stesso. La mia priorità è il ritorno di S. Domenico in Piazzarola».
Continuando questo discorso, dopo il terremoto com’è la situazione dei plessi?
«La D’Azeglio sta aspettando le verifiche di vulnerabilità sismica: dopo il terremoto del 30 ottobre ha tenuto meglio che non il 24 agosto. Dopo il 24 sono stati fatti lavori di riparazione che sono stati anche di miglioramento sismico, se è vero che dopo il 30 ottobre non è successo nulla. Ma queste sono valutazioni di una cittadina, le verifiche di vulnerabilità sismica sono comunque importanti, come per tutte le scuole. La situazione della D’Azeglio è particolare perché può attingere ai fondi perché è vicina ad un edificio classificato “E”, cioè le magistrali.
Il plesso più danneggiato è stato quello di S. Domenico. Poi c’è Sant’Agostino dove mi è stato assicurato, anche se solo verbalmente, che a breve sarà tolta l’impalcatura, perché il monitoraggio delle torri è finito. Ho fatto domanda già a metà agosto per toglierla, perché appunto il controllo delle torri ha dato esito positivo».
Infine parliamo delle palestre in dotazione all’Isc.
«La situazione delle palestre è una nota dolente. Se infatti S. Agostino e D’Azeglio sono a posto sotto questo punto di vista, per Malaspina si potrebbero sicuramente ipotizzare situazioni migliori della esistente, mentre la criticità è soprattutto per Falcone e Borsellino, dove c’è una palestra, ma molto umida e poco funzionale. In proposito esiste un progetto, realizzato qualche anno fa da un genitore».


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