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Amarlis «perdona» Peronaci,
Colpo di scena finale da Rinascita

FEDE&MISTERI - Non ha deluso le attese la presentazione del libro "La Tentazione" alla libreria Rinascita. Dipinto rubato: "C'è anche Ascoli nel giallo della sparizione"
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La presentazione del libro alla Rinascita

di Claudio Romanucci

Colpo di scena finale durante la presentazione del libro “La Tentazione” del giornalista Fabrizio Peronaci, capo servizio della cronaca nera della redazione romana del Corriere della Sera. Prima di uscire dalla sala conferenza della libreria Rinascita si è fatta avanti una ragazza (R.A.), che si è presentata come “consacrata” di Amarlis, il gruppo religioso insediatosi a Quinzano di Force e salito alla ribalta per le presunte trasudazioni di olio da un’icona sacra.

A destra Fabrizio Peronaci

La giovane ha invitato Peronaci a Quinzano ribadendo che Amarlis, che quindi sarebbe ancora attiva nel Piceno (anche se nulla è emerso circa la presenza del fondatore Christian Del Vecchio), “non è una setta” e al suo interno “non si fa nulla di male”. “Facciamo la consacrazione e le preghiere, la perdoniamo di tutto e la accogliamo a braccia aperte”, ha detto ancora la ragazza, con molta educazione e compostezza, al giornalista romano. Non ha negato nemmeno contatti con il vescovo D’Ercole. Nel corso della presentazione del libro, invece, Peronaci  ha ripercorso i passaggi più intriganti del suo ultimo libro (“La tentazione”) non disdegnando approfondimenti sul caso della scomparsa di Emanuela Orlani, sulla posizione della Chiesa al cospetto del rinnovamento e sui i fatti di cronaca che hanno riguardato recentemente l’ascolano, da Quinzano di Force a Poggio di Bretta.
“La Tentazione” è la storia di uno scandalo sessuale ambientato, di notte, tra i viali di Villa Borghese e le stanze del vicino convento. E poi una passione lunga una vita tra un insigne reverendo, a lungo ai vertici di una delle maggiori congregazioni della Chiesa, e una professoressa romana, oggi in pensione. “Nel libro – aggiunge Peronaci – si è cercato di non commettere l’errore di giudicare con parametri e pregiudizi. Osserviamo e raccontiamo la vita delle persone, credo sia questo il nostro compito”.  Sul tema enorme della passione in ambito religioso, Peronaci si è soffermato sulla lettera che alcuni mesi fa 26 firmatarie scrissero a papa Francesco sostenendo di essere coinvolte sentimentalmente con un sacerdote o religioso: si appellarono al pontefice per chiedere la revisione della legge sul celibato.  “Credo che la Chiesa si stia interrogando su superamento dell’obbligo – ha aggiunto Peronaci- Ciò permetterebbe alla stessa di capire più le passioni umane, verrebbe posto un freno a certi scandali e si contrasterebbe il calo delle vocazioni.

La copertina del libro

Nel mio libro ho inteso dare un contributo per la chiarezza; vi sono passaggi anche allegri, comici e spensierati. Nei primi anni del suo pontificato vi è la spinta del papa al rinnovamento, alla trasparenza ed alla voglia di verità dopo tanti anni in cui la figura stessa del pontefice aveva una posizione più curiale. Il tentativo è avvicinare la Chiesa-istituzione a quella dei fedeli. Per noi è importante capire se Bergoglio è di fronte a resistenze: vi è la sensazione che vi sia un braccio di ferro”. Tornando al volume, Peronaci mostra la sua vena giornalistica nell’approccio. “Ho fatto un lavoro con nomi, cognomi, carte giudiziarie e fatti. Certo, può dare fastidio, non a chi pensa che l’informazione sia intrattenimento futile. Ascoli c’era in quei passaggi che ho riportato (il riferimento è al Gherardo rubato, ndr). Di recente ulteriori fatti di cronaca ci hanno richiamato dalle vostre parti (il Piceno, ndr) ed eccoci qua. Il caso di Quinzano di Force mi ha dato da pensare. Mi ha preoccupato soprattutto il fatto che nel 2017 ci sia stato un atteggiamento di tolleranza verso certi personaggi. Mi assumo la responsabilità di un atteggiamento serio e rigoroso: quando ho saputo che l’aria da quelle parti era profumata e che si parlava di olio benefico credevo fosse un dovere raccontarlo”.  Peronaci ha riconosciuto “la prontezza della Diocesi nell’intervenire. Se le prove sono precise e concordanti non si può far finta di non vedere. E’ giusto che i media continuino a fare il loro lavoro, nel rispetto dei lettori. Se Force è diventato un caso nazionale è forse perché c’è voglia di capire”.

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