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«Crollo causato dall’incompetenza»
Polemiche su Santa Maria in Pantano

MONTEGALLO - Dopo l'esposto presentato in procura, Pietrzela torna sullo scottante tema dell'antica chiesa alle pendici del Vettore, crollata un anno fa dopo la scossa di ottobre e per cui sarebbero stati trovati dei fondi: «Non ci resta che sperare di poter riavere una copia. Ma non c'è nulla da festeggiare»
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Santa Maria in Pantano

di Luca Capponi 

«Sono convinto che la chiesa di Santa Maria in Pantano sia crollata per delle negligenze e delle responsabilità ben precise. Dopo il terremoto di agosto c’erano persone ed enti preposti alla salvaguardia e alla messa in sicurezza dei beni artistici e monumentali che, lo ricordo, appartengono a tutti. Ho aspettato diversi mesi per vedere se c’era qualcuno che come me si fosse sentito ferito nel profondo per tanto menefreghismo e tanta superficialità ma così non è stato ed è per questo che ho deciso di attivarmi. Non si può sempre girare la testa dall’altra parte». Parole dure, che non lasciano spazio a dubbi, quelle di Marco Pietrzela. Musicista, scrittore, insegnante, persona attivissima nel sociale e, da sempre, legato al territorio ed alle sue tradizioni. Per questo, circa tre settimane fa, ha presentato un esposto presso la Procura di Ascoli sulla drammatica situazione della dell’antica chiesa i cui resti giacciono alle pendici del monte Vettore, nel territorio del comune di Montegallo, feriti a morte prima dal sisma di agosto, quando però gran parte della chiesa restò in piedi, poi da quello letale di ottobre. Sul banco, il periodo tra le due scosse, durante cui il monumento poteva essere messo in sicurezza. Oggi, la paventata possibilità di un suo recupero, sarebbero stati trovati fondi per 1 milione di euro, non scalda il cuore di Pietrzela. Che continua a porsi domande a cui si spera la magistratura risponda presto. «La chiesa era stata restaurata qualche anno prima. -continua- Tuttavia mi chiedo perché, in un luogo a forte rischio con eventi sismici pregressi di notevole importanza, non siano state adoperate delle accortezze idonee o comunque perché, se adoperate, abbiano fallito. Mi chiedo anche perché tra il primo sisma di agosto ed il successivo di fine ottobre nessuno si sia degnato di mettere in sicurezza la struttura. In oltre un mese si sarebbe potuto intervenire con professionalità ed evitare il peggio. Dopo il primo sisma le autorità erano a conoscenza della situazione in quanto avevano messo una transenna davanti la chiesa ad indicarne il pericolo. Non si è provveduto neanche alle più elementari forme di messa in sicurezza come il rimuovere la pesante campana. Per mettere un telo e proteggere un minimo i resti dei preziosi affreschi sono stati impiegati oltre due mesi».

«Quello che molte persone e molti nostri politici locali non capiscono (o fanno finta di non capire) è che la struttura ed i suoi affreschi sono andati persi per sempre nella loro originalità. -aggiunge Pietrzela- Si potrà ricostruire qualcosa di simile ma non si potrà mai riavere quello che si è perso. Sono veramente molto amareggiato e rassegnato davanti a tanta incompetenza che di certo, nell’ambito del sisma, non ha riguardato solo la vicenda di Santa Maria in Pantano. Bisognava adoperarsi quando era possibile per salvare la struttura. Ora non ci resta che sperare di poter riavere una copia. Certo, a questo punto meglio di niente, dobbiamo per forza accontentarci. Ma che non venissero a fare festa sotto casa per questo». «Il territorio ha perso un monumento le cui origini si ritiene che risalgano all’anno 745-780, opera del Vescovo ascolano Auclere; una lapide posta sopra una porta laterale indicava l’anno 1002. -conclude- Di certo, la più antica attestazione scritta di Santa Maria in Pantano è la conferma della giurisdizione sulla “Graciam de Pantano” concessa nel 1223 da Federico II. Il territorio ha perso inoltre gli affreschi di Martino Bonfini da Patrignone che confermavano il forte valore simbolico goduto dalla chiesa per il rapporto che essa aveva stabilito con il tessuto di credenze e tradizione, presenti nell’area dei Sibillini almeno sin dal XIV° sec. In particolar modo si potevano ammirare sulle pareti laterali quattro Scene della vita di Maria affiancate in alto, dalle quattro Sibille (la Sibilla Ellespontica, la Sibilla Agrippa di grande rarità iconografica, la Sibilla Frigia, la Sibilla Delfica). Il territorio ha perso quindi anche un simbolo».

 

Santa Maria in Pantano, un milione di euro per rinascere (Video inedito prima del crollo)

 


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