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“Arte è scienza”,
seminario a più voci
per creare un laboratorio

ASCOLI - Iniziativa della Confartigianato al Polo Sant’Agostino, con Unicam e lo spinoff Art & Co. Al centro del confronto le tecniche di diagnostica
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Si è svolto, con una buona presenza di pubblico, l’edizione ascolana di “Arte è scienza”, iniziativa che sostiene il gemellaggio fra arte e scienza per la diffusione della conoscenza (www.associazioneaiar.com) a cura dell’Associazione Italiana di Archeometria. Il seminario, tenutosi la scorsa settimana, ha inteso puntare i riflettori sul contributo della scienza e della tecnologia per la salvaguardia del patrimonio artistico del centro Italia duramente colpito dal sisma ed è stato organizzato dal neo-costituito gruppo “Restauro” della Confartigianato locale, dall’Unicam, Art & Co, Aiar, Musei Civici e Comune di Ascoli.

Il polo di Sant’Agostino

In apertura dei lavori, Natascia Troli, ha espresso l’entusiasmo della Confartigianato nell’appoggiare e sostenere le iniziative dello spin-off Unicam. Dopo i saluti sono state avviate le relazioni tecniche, affidate a Graziella Roselli, docente di Diagnostica chimica per i Beni Culturali: sono fondamentali le collaborazioni con altri enti ed istituti nazionali e internazionali, la sinergia utile porta a nuove scoperte e nuovi materiali che possono trovare applicazione nella conservazione dei beni culturali. Tra le proposte avanzate la Roselli ha lanciato l’idea della creazione di «un openlab qui ad Ascoli, una città che può e deve farlo: un laboratorio aperto, dove il learning by open (imparare nel fare) sia la filosofia di fondo per accogliere visitatori e ricercatori in uno spazio sempre aperto. Insegniamo lì come si fanno le cose».

Roselli ha, inoltre, accennato anche al progetto Cerher, un’idea per la resilienza delle città d’arte per tutelarle dalle catastrofi naturali, oltre alla partecipazione a bandi europei, attività questa che vede Unicam impegnata in un progetto pilota che ha aggregato soggetti nazionali ed europei di alto profilo.

Giuseppe Di Girolami, diagnosta nonché presidente di Art & CO Srl, spin-off Unicam, ha illustrato le potenzialità del laboratorio presente ad Ascoli in cui da alcuni anni si effettuano le analisi di diagnostica sui beni culturali. Queste tecniche, non invasive sulle opere oggetto di ricerca come macro-fotografia, indagini spettrografiche si sono rivelate molto utili per comprendere dinamiche e danni subiti dal nostro patrimonio culturale e che saranno la base di partenza per ogni intervento di carattere conservativo o di restauro. «Macchinari e strumenti auto-prodotti – ha proseguito Di Girolami – per il monitoraggio continuo in musei e pinacoteche, oggi sono alla portata anche di piccole realtà museali perché rigorosamente lowcost: sono tecnologie affidabili che hanno tutte le potenzialità per essere esportate ed applicate nelle strutture museali provinciali e a livello regionale».

In chiusura Stefano Papetti, direttore dei musei civici di Ascoli, docente di Museologia e Restauro presso l’Università di Camerino, ha avviato una riflessione sulla filosofia che anima da alcuni decenni la tutela delle opere d’arte. L’alluvione di Firenze del 1966 segnò uno spartiacque importante, da quell’episodio nacque l’idea di affidare le opere oggetto di interventi di restauro ad una moltitudine di discipline che comprendano il restauratore, lo storico dell’arte, il diagnosta: un approccio, dunque multidisciplinare. Inoltre Papetti ha reso note le ultime scoperte della diagnostica sulle maggiori opere oggetto delle recenti mostre organizzate in città.


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