facebook rss

Rifugio Paci, arriva l’acqua
Il Cai lancia i progetti per il 2018

ASCOLI - Durante la cena sociale di fine anno la sezione cittadina del club ha annunciato diverse novità, tra cui la possibilità di avere l'allaccio idrico nella struttura di Colle San Marco. Un problema annoso risolto anche grazie alla Provincia. Iniziative lodevoli per i terremotati
...

di Franco De Marco 

Finalmente può arrivare l’acqua corrente nel Rifugio Mario Paci di Colle San Marco, di proprietà del Cai e gestito dalla cooperativa Integra, frequentato da tantissimi escursionisti e punto di riferimento imprescindibile per chi ama la montagna. Dopo tanti anni di attesa, i lavori, presi in carico dalla Provincia di Ascoli, stanno per concludersi. Questione di poche settimane.

Paola Romanucci del Cai e il presidente D’Erasmo

Ad annunciare la soluzione dell’annoso problema è stato sabato sera, nel corso dell’affollata cena sociale del Cai nel Tufilla Club, il presidente della Provincia Paolo D’Erasmo presente insieme al vice Valentina Bellini. «Non è stato facile – ha detto – superare tutti i problemi burocratici ma finalmente ci siamo riusciti. Ringrazio il Cai per il suo impegno nella tutela della nostra montagna». Per la cronaca durante i lavori dei giorni scorsi c’è stato anche un momento di alta tensione poiché un pastore abruzzese impediva agli operai di procedere e non voleva sentir ragione. Sono intervenuti i Carabinieri. Il pastore ha rischiato addirittura l’arresto. Poi ha capito. Grande soddisfazione per l’arrivo dell’acqua corrente nel rifugio è stata espressa dal presidente della sezione di Ascoli del Cai Paola Romanucci e dal presidente della cooperativa Integra Fabio Bracchi. Questo luogo, ai confini tra Marche e Abruzzo, non solo è punto di sosta e ristoro (con apprezzatissima cucina tipica) per escursionisti a piedi, in bike, a cavallo, con gli sci, rocciatori, ma anche un luogo simbolo della cultura di montagna (possiede un Centro di Educazione Ambientale). Purtroppo però, se il Paci, ristrutturato di recente dal Cai, ha resistito al terremoto, altrettanto non è stato per il Rifugio Tito Zilioli, pure di proprietà del Cai, ai piedi del Monte Vettore nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, che è inagibile e inaccessibile. Con il lavoro volontario dei soci del Cai, come ha ricordato Paola Romanucci, si spera di poterlo riaprire presto.

Il Rifugio Paci di Colle San Marco

La cena sociale del Cai, che conta ad Ascoli ben 440 aderenti, è stata l’occasione per fare il punto sulle attività in corso e sul programma 2018 denso di appuntamenti tutti molto interessanti. Forse spesso sfugge il ruolo, decisivo addirittura, del Cai per la tutela e la valorizzazione della montagna picena e per la sicurezza degli escursionisti (con il Soccorso Alpino). Due, in particolare, le iniziative del Cai, di altissimo significato sociale, oltre alla raccolta solidale di fondi, avviate dopo il terremoto che ha messo in ginocchio la montagna intesa sia come residenza sia come luogo di turismo. Una riguarda gli orti. Che c’entrano gli orti, direte. Invece c’entrano eccome. Gli orti sono diventati elemento identitario per fare rimanere legati alla montagna i residenti che hanno avuto la casa distrutta e sono stati costretti a trovare alloggio altrove. Il Cai ha messo a disposizione, tra Montegallo e ad Arquata, una piccola somma (200 euro ognuno), che è servita per ricomprare attrezzi o sementi per far rifiorire l’orto. Così tanti terremotati continuano a tornare nella loro terra, a coltivarla e a raccoglierne i frutti. Almeno un centinaio gli orti tornati a vivere. Al Cai si è aggiunta, come sponsor, anche la Pro Loco di Arquata. «Tra macerie e posti di blocco, dagli alberghi sul mare, sulla corriera, le persone tornavano ai loro orti. – commenta la Romanucci con commozione – Chi l’avrebbe detto quanta forza trasmettono quei piccoli orti che affermano “Io sto qui, domani come ieri”. Ringrazio in particolare la Comunanza Agraria di Pretare guidata da Rocco Ciccolini». Ciccolini, presente in sala, a a sua volta ringraziato sottolineando l’importanza di questi orti per l’identità della popolazione locale. L’altra attività seguita dal Cai, per far tornare a vivere la montagna vittima del sisma, ha riguardato, anzi riguarda, l’assistenza di tanti soci Cai, provenienti da tutta Italia, da Verona, Marostica, Napoli, Bologna, Montefeltro (portando i semi della loro terra per gli orti di Montegallo) che vogliono percorrere i sentieri ancora fruibili. Così si sostiengono le piccole attività che resistono. Così si affretta la riapertura delle strade. Così si sta vicino a chi è stato vittima della tragedia del terremoto.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




X