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Il Piceno riparte dall’innovazione
Male commercio e costruzioni

ASCOLI - Presentato il dossier del centro studi Cna. Il presidente Passaretti: «Formazione necessaria per agganciare la ripresa»
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da sinistra Balloni, Passaretti, Capriotti

La ricetta del Piceno per mettersi alle spalle definitivamente la crisi? Imprese innovative e “alternative”. Artigianato e piccole aziende della nostra provincia “cambiano pelle” per adeguarsi alle nuove esigenze del mercato. E’ uno dei dati più significativi e interessanti che emergono dallo studio che la Cna di Ascoli ha compiuto – con i dati elaborati dal Centro studi della Cna regionale delle Marche – sui più importanti indicatori dell’economia, del lavoro e della produzione nel Piceno in questo 2017. Il saldo delle imprese (fra nuove aperture e cessazione) nel 2017 è stato positivo anche se di poco (più 0,2 per cento). Negatività, invece, per l’erogazione di prestiti alle imprese da parte delle banche: meno 3,3 per cento da dicembre 2015 a giugno 2017.
Imprese alternative: +2,9%. Come rileva il Centro studi regionale della Cna, un’ampia parte delle nuove imprese risultano dunque “imprese non classificate” nei registri della Camera di Commercio. Proprio l’ampiezza del numero delle imprese ancora non classificate evidenzia un aspetto importante. Ovvero che le nuove imprese che si immettono in attività non sono facilmente riconducibili ai settori tradizionali, manifatturieri o del terziario. E questo perché si avviano a operare secondo modalità innovative e non facilmente collocabili. Talora nascono per operare in ambiti misti, a cavallo tra settori differenti, con attività che possono ricadere in più di un settore dei servizi oppure in attività manifatturiere e di servizio contemporaneamente. Ciò avviene, ad esempio, quando – nell’ottica di valorizzare al massimo un proprio prodotto – se ne realizza anche la manutenzione o l’assistenza nelle riparazioni. «Innovazione, formazione e ricerche di mercato attente e capillari – è il commento di Luigi Passaretti, presidente territoriale delle Cna di Ascoli Piceno – cominciano a fare la differenza anche nel nostro territorio. L’azione di consulenza e di guida che da anni come Cna stiamo portando avanti si conferma una strada virtuosa, come testimoniano le decine di corsi di formazione e di aggiornamenti che ogni anno proponiamo ai nostri imprenditori e ai loro dipendenti».
Le imprese tornano a crescere. I saldi negativi che si evidenziano tra iscrizioni e cessazioni per settori come il commercio (-95), le manifatture (-49), l’agricoltura (-48) e le costruzioni (-34), paragonati ai saldi positivi di alcune attività di servizio (Servizi di informazione e comunicazione: +11; Attività professionali, scientifiche e tecniche: +9), suonano già a conferma di quanto osservato per la dinamica delle imprese attive. Ovvero, cresce il numero di imprese del terziario avanzato e di quelle che diversificano linee di produzione e prodotti. E tale crescita riesce a compensare il calo delle attività più tradizionali, portando per il 2017 il tasso di crescita in positivo, anche se solo dello 0,2 per cento. Con 1.008 nuove imprese registrate a fronte di 967 cessate. Record positivo per le imprese “non classificate” che erano che, dal 2016 al 2017 sono cresciute di 351 unità. Record ancora negativo, purtroppo, per il commercio (meno 95 unità produttive) e per la manifattura (meno 49 unità produttive). «Manifattura e terziario, avanzato e innovativo, sono le direttrici per il futuro – aggiunge Francesco Balloni, direttore generale della Cna territoriale Picena – e i dati lo confermano. In positivo per le imprese innovati che pongono la nostra provincia in una posizione di leadership non solo nella regione ma anche a livello nazione. Come Cna, per il 2018, ancora massimo impegno per quei comparti che ancora sono in affanno. Con particolare riferimento al manifatturiero che ancora non ha trovato una strada nuova e competitiva e al commercio che sempre più, insieme a tutti i servizi di accoglienza e all’agroalimentare, hanno bisogno di una nuova e più incisiva governance che sappia promuovere i prodotti tipici e il turismo nel suo complesso». Se si considerano le variazioni percentuali più intense per singolo settore, si vede come il tessuto di imprese del terziario sia cresciuto soprattutto per effetto dell’aumento di imprese nei servizi a più elevato contenuto di conoscenze. Servizi di informazione e comunicazione (+21 imprese pari al +4,2%), Attività professionali, scientifiche e tecniche (+24 imprese, pari al +3,5%), Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (+20 imprese pari al +4,9%). Le diminuzioni di imprese attive più intense hanno, invece, caratterizzato l’agricoltura (-38 imprese pari al -1,0%) e l’istruzione (-5,5%) e la Sanità e assistenza sociale (-2,6%).  In sintesi, si può affermare che l’aria di ripresa economica che si è diffusa nell’intero Paese nel corso dell’anno, nella provincia si è avvertita in termini di ispessimento del tessuto di imprese attive soprattutto nel terziario meno tradizionale. Tra le principali attività manifatturiere per numerosità di imprese, si registrano diminuzioni di aziende attive, notevoli in termini percentuali, soprattutto per l’abbigliamento e il settore pelli cuoio e calzature, per i settori della carta e stampa, per le produzioni di mobili e le restanti attività manifatturiere. In crescita, invece, risultano le imprese attive nel tessile, nelle produzioni chimiche, nella riparazione, manutenzione ed installazione di macchine e impianti.

Le variazioni emerse dall’indagine Cna


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