Uno strumento ad altissimo potenziale per la tracciabilità, rintracciabilità, storicità e per il contatto immediato in caso di emergenza. Molte le sue funzioni utili, tra cui l’invio di tre chiamate e l’invio di link della posizione della vittima su mappa mondiale. E’ quanto donato dal Soroptimist al Comune in tema di violenza sulle donne.
Tutto nasce da quando l’assessore alle pari opportunità Antonella Baiocchi aveva proposto, come deterrente alle aggressioni, di dotare le persone ad alto rischio di un innovativo dispositivo SOS, facile da attivarsi, che, in caso di pericolo, le mettesse in immediato collegamento con delle fonti di aiuto.
Il Club Soroptimist, venendo a conoscenza dell’idea e ritenendola in linea con la propria mission, si è proposto di collaborare: «Apprezziamo molto quanto l’assessore Baiocchi sta facendo per contrastare la violenza. -spiega la presidente Francesca Rossi Bollettini– Abbiamo quindi inserito nel programma delle nostre attività a livello nazionale, il progetto “SOS MAI PIU’ SOLI”, attraverso il quale abbiamo potuto mettere a disposizione un lotto di dispositivi SOS. Abbiamo contattato Giancarlo Piermartiri, esperto di sistemi di sicurezza personale, il quale ci ha illustrato diverse soluzioni ed insieme abbiamo optato per il dispositivo “SOS Serie Spp-012”».
«Sono commossa e grata per il sostegno che il Soroptimist ci sta dando. -dice la Baiocchi- Vorremmo assegnare questi dispositivi agli enti che per eccellenza sono preposti ad intercettare le vittime di violenza, ovvero le forze dell’ordine e il Centro Anti Violenza. Insieme a Francesca Rossi Bollettini e Maria Antonietta Lupi (vice presidente nazionale del Club Soroptimist), dopo le festività ci metteremo al lavoro per decidere una adeguata regolamentazione dell’uso dei dispositivi, della loro assegnazione nonché gli enti con cui entrare in collaborazione. Posso preannunciare fin d’ora che è intenzione di questa amministrazione di dedicare un dispositivo SOS anche alla guardia medica, in segno di solidarietà e sostegno ai medici che vi lavorano e che qualche tempo fa hanno espresso sulle cronache locali la preoccupazione per la loro incolumità, dovendo lavorare in una sede isolata».
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