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Coro Ventidio, che successo a Jesi
per un “Rigoletto” davvero super

JESI - La formazione ascolana prosegue la sua marcia trionfale dopo i successi al Rof. Su tutti il baritono Angelo Veccia. Fondazione Pergolesi Spontini costretta a cancellare le prossime due produzioni
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di Franco De Marco

Missione compiuta alla grande per il Coro Teatro Ventidio Basso di Ascoli. Al debutto nel Teatro Giovanni Battista Pergolesi di Jesi, dopo i successi di questa estate al Rof di Pesaro e nelle produzioni della Rete Lirica delle Marche (tra poche settimane diventa Fondazione), la formazione diretta dal maestro Giovanni Farina ha fornito un’altra ottima prestazione nel “Rigoletto” firmato dalla regista Elena Barbalich, e riallestito da Matteo Mazzoni, andato in scena venerdì sera.

Il Coro ascolano, in questo caso tutto maschile, 24 elementi, ha interpretando il ruolo con colori vocali molto efficaci, rari da ascoltare, tempi appropriati e sottolineando le diverse scene con movimenti che davano sempre valore ggiunto in forza espressiva e teatralità. Insomma un coro meno ingessato – età media molto giovane – dei soliti e più moderno sia vocalmente sia scenicamente. Forse sono proprio queste le caratteristiche dei successi della formazione del presidente Pietro Di Pietro che ha “svoltato” professionalmente dopo il Rof. E’ evidente che l’allenatore, leggi il maestro Farina, ci sa fare e sa venire incontro alle richieste di registi e direttori d’orchestra. Tanti gli applausi finali e i consensi anche tra gli “addetti ai lavori”.

Questi i nomi dei componente del Coro Teatro Ventidio Basso. Tenori I: Francesco Amodio, Maurizio Apostoli, Fabio Cittadini, Daniele Di Nunzio, Nicolò La Farciola, Mauro Scalzini e Emanuel Vagnini. Tenori II: Marco Ruggiero, Rocco D’Aurelio, Danilo Dell’Oso, Giovanni Di Deo e Mauro Faragalli. Baritoni: Francesco Ameli, Francesco De Angelis, Andrea Ghiglia, Gianfranco Gricinella, Mimmo Lerza, Davide Rinaldi e Esek Martin. Bassi: Siro Antonelli, Carlo Bonelli, Alessio De Vecchis, Niccolò Pelusi e Gagik Petrosyan.

Al di là del Coro, questo “Rigoletto” è molto piaciuto. E’ stato un successo. Spettacolo sempre in tensione, mai enfatico, fortemente evocativo, da vivere con passione.

La Fondazione Pergolesi Spontini, in una fase molto delicata di riordino dei conti e di ripartenza, dopo che è stata sciolta la collaborazione con l’ex amministratore delegato William Graziosi, ed è stata costretta a cancellare i prossimi due titoli in cartellone (Kaffeekantate e Madame Butterfly), ha proposto un allestimento molto interessante sotto la guida del direttore artistico Vincenzo De Vivo. Sicuramente questo glorioso teatro marchigiano saprà riprendere la sua marcia.

Nel cast ha impressionato soprattutto il Rigoletto del baritono Angelo Veccia, ricco di armonici, molto dotato vocalmente e con capacità attoriali non comuni. Interpretazione superlativa. Molto bene anche il giovane soprano Lucrezia Drei in Gilda: gran voce, fresca, emissione pulita e fluida, delicata, perfetta nella morsa tra l’amore per il Duca di Mantova e il rispetto per il padre. Ancora acerbo, seppur dotato, il tenore Matteo Falcier al debutto nel ruolo del Duca di Mantova. Orchestra “G. Rossini” con qualche passaggio poco felice. Ha diretto l’esperto Pietro Rizzo. Scenografia totalmente evocativa e molto funzionale, con grandi pareti-torri-specchi mobili componibili, arricchitte da figure femminili a seno nudo e statiche a segnalare l’ambiente libertino del padrone di casa. Tutti spazi-non spazi illusori che comunque danno dimensione ai personaggi. Domani domenica replica con inizio alle 16.


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