«Non parteciperemo all’inaugurazione dell’anno giudiziario». L’annuncio è di Roberta Tesei, presidente del Distretto marchigiano dell’Associazione nazionale dei giudici di pace, che spiega in una nota i motivi della protesta. L’inaugurazione nelle 26 Corti di Appello è in programma domani 27 gennaio. «Il 26 gennaio del 1978 -afferma- il vice pretore onorario di Prizzi, Ugo Triolo, veniva barbaramente ucciso dalla mafia. Nell’imminenza del quarantennale dal suo assassinio il Ministero della Giustizia, con un’aberrante circolare emessa il 18 gennaio, ha affermato che i giudici di pace e i magistrati onorari di tribunali e procure non hanno neppure diritto di proteggersi, disconoscendo loro il porto d’armi, strumento di autodifesa che la legge riconosce a tutti i pubblici funzionari dello Stato investiti di doveri che mettono a grave rischio la loro incolumità personale. Tale circolare segue di pochi giorni una sentenza della Cassazione che ha disconosciuto a un giudice di pace, e di conseguenza all’intera magistratura onoraria, il diritto al risarcimento del danno per una malattia contratto nel luogo di lavoro.
Secondo il Ministero della Giustizia e la Cassazione siamo ‘magistrati che appartengono all’ordine giudiziario’, ma non siamo ‘magistrati dell’ordine giudiziario’ (che differenza passi fra le due terminologie neanche un sofista sarebbe in grado di dirlo), abbiamo gli stessi doveri del magistrato ordinario, ma non abbiamo nessun diritto, svolgiamo le stesse funzioni giurisdizionali, giudicanti e requirenti, con i gravissimi rischi all’incolumità personale che esse comportano, ma non possiamo neppure difenderci».
«La negazione dei diritti sociali per cui l’Europa si è già pronunciata – prosegue la nota – vede la magistratura di pace in continua protesta e astensione, nei confronti di chi sembra accecato dal proprio ego e che li vedrà soccombere proprio e grazie alle loro stesse irrazionali iniziative. Siamo stanchi di essere trattati come figli di un Dio minore! Se non siamo degni di essere considerati uomini e donne di legge – conclude Tesei– per quale motivo dovremmo mai partecipare all’inaugurazione dell’anno giudiziario? Per ascoltare le solite relazioni che parlano dello stato della giustizia, omettendo di rimarcare che oltre il 50% del contenzioso civile e penale viene trattato e definito dalla magistratura di pace con un costo infinitamente rispetto alla magistratura professionale? Non possiamo ascoltare l’ipocrita auto compiacenza dei rappresentanti del Ministero della Giustizia».
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