di Claudio Romanucci
VERCELLI – E’ burrasca in casa bianconera. Il capitombolo contro la Pro Vercelli ha i connotati del dramma sportivo. A fine gara, dopo un lungo colloquio tra l’amministratore delegato Andrea Cardinaletti, il direttore sportivo Cristiano Giaretta e l’allenatore Serse Cosmi è arrivata la decisione della società di ufficializzare il silenzio stampa. Un ritorno al passato per cercare tranquillità in vista di Novara, un ritorno al passato che però non ha tolto al tecnico bianconero di esprimere considerazioni al microfono di Sky.
Le parole sono state al veleno: «Mi dispiace che sia accaduto quello che abbiamo visto – esordisce rammaricato – mi sono stancato di chiedere cose che per me sono normali invece per molti dei miei giocatori no. Mi vedo spesso lontano da quelle che sono non solo le mie abitudini ma anche quelle degli altri allenatori. Sarò costretto a tornare alle vecchie maniere».
Si sente in discussione? «Lo sono da quando sono nato. Io mi sento umiliato come i tifosi Non era questa la partita che potevamo e dovevamo giocare».
E’ mancata l’energia? «Adesso la trovo io, mi sono stancato delle chiacchiere e di atteggiamenti delicati (un eufemismo, ndr). Non ci sto a perdere una partita cosi, mi assume le mie responsabilità».
Poi parole dure contro il gioco espresso al “Piola”: «Tenere la palla per 60-70 minuti per produrre un gioco talmente stupido. Si vede da lontano che non porta a niente. Dall’altra parte c’era attenzione, grinta e voglia: tirano due volte in porta e vincono 2-0. Le promesse e le parole erano finite già prima del mio arrivo, servono solo i fatti». Anche sul sito di Sky vengono riportate parole durissime del mister ascolano: «Adesso prima di giocare ancora dovranno vomitare – dice – Perché davvero mi sono stancato di chiedere cose che per me sono normali, invece a molti di loro sono costretto a chiederle. Il problema è proprio questo, che il calcio sotto questo punto di vista si allontana da quelle che sono le mie idee e le mie abitudini, le idee di qualsiasi altro allenatore».
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Quelli umiliati sono i tifosi non tu