di Bruno Ferretti
C’era grande fiducia nell’Ascoli per la partita a Vercelli. Fiducia mista a ottimismo. Visti i propositi dichiarati in settimana dai bianconeri, vista la partenza anticipata per meglio preparare la partita, vista anche la voglia che c’era in tutto l’ambiente per ottenere un risultato positivo nello scontro diretto fra le ultime due, magari la vittoria, la delusione è stata ancora più grande. L’Ascoli al “Piola” ha disputato una delle sue peggiori partite. Meritata la sconfitta che ha riportato l’Ascoli all’ultimo posto. La squadra a Vercelli ha costruito pochissimo in fase offensiva, i pochi tiri in porta sono stati dei difensori da fuori area (Martinho a inizio ripresa e Gigliotti al 99′) o dei centrocampisti (Buzzegoli a metà secondo tempo). E la difesa ha ballato davanti ad avversari di modesto calibro.
Cosmi a fine partita era molto deluso, anzi infuriato. Forse deluso anche dal fatto che ha cambiato modulo per avere qualcosa di più davanti (ovvero Varela dietro alle due punte) ma così non è stato, inoltre il centrocampo senza Addae (arretrato in difesa) ha funzionato male. Se potesse tornare indietro, probabilmente questa mossa tattica non la rifarebbe. Il tecnico ha notato fra i suoi (non tutti ovviamente) un atteggiamento mentale sbagliato e ha subito annunciato il pugno di ferro con una frase ad effetto: «Per giocare dovranno vomitare».
Del resto come si fa a non essere delusi da Ganz che in due partite non ha combinato niente? Tanto per fare un nome. Ma il problema non è solo Ganz, probabilmente sopravvalutato. Per quello che ha fato vedere fin qui possiamo affermare senza tema di smentita che era meglio tenersi Perez. Un errore (grave) è stato quello di prendere giocatori non allenati e quindi non pronti per affrontare le partite. Ganz e Monachello (il più attivo dei nuovi) avevano disputato 5 spezzoni di partita, Martinho non aveva giocato mai. E alcuni rumors di mercato dicono che l’Ascoli, per la difesa, sia sulle tracce di Blanchard del Carpi, un altro che ha trascorso tutto il girone di andata da spettatore.
Ma se l’Ascoli è scivolato di nuovo all’ultimo posto non è certo colpa di Cosmi o qualche singolo giocatore. Le responsabilità maggiori sono a monte. Tornano a chi ha costruito la squadra la scorsa estate. In tre sul banco degli imputati: il patron Francesco Bellini, l’amministratore delegato Andrea Cardinaletti e il direttore sportivo Cristiano Giaretta. Altri non ce ne sono perché i soci ascolani non sono stati mai ascoltati e poi messi nelle condizioni di andarsene. Bellini non è un tecnico di calcio, ma ha avallato le scelte che gli sono state proposte dai due uomini ai quali ha affidato l’Ascoli Picchio. I risultati sono davanti agli occhi di tutti. Il patron la scorsa estate era preoccupato soprattutto di vendere Giorgi, Cacia e Bianchi (poi quest’ultimo è rimasto giocando quasi tutte le partite) e ha affidato la panchina ad un ex calciatore (Maresca) che non aveva mai allenato neppure la squadra del condominio.
L’amministratore Cardinaletti avrebbe dovuto occuparsi solo ed esclusivamente della sfera economica e finanziaria mettendo a frutto la sua lunga esperienza bancaria, il ds ha effettuato scelte sbagliate. Aveva a disposizione un budget? Probabilmente sì, ma avrebbe potuto certamente fare meglio. La scorsa estate, insomma, è stata costruita una squadra al risparmio, molto debole per la serie B, discreta per la Lega Pro. Mentre Bellini e Cardinaletti erano più impegnati al rinnovo della sede sociale in corso Vittorio e a realizzare il “Picchio Village”. Un impianto eccellente, per carità, ma non hanno capito che prima di tutto il resto viene la squadra. Quello di gennaio che si chiuderà mercoledì 31 prossimo è chiamato mercato di riparazione ma, si sa, le riparazioni non sempre vanno a buon fine.
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Ganz è un giocatore sopravalutato , , solo noi non lo abbiamo capito, il Pescara ride