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Il ministro della Giustizia a Macerata:
«Sono qui per difendere il tricolore,
infangato dal gesto di un folle fascista»

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Foto di Fabio Falcioni

Visita lampo del ministro della giustizia Andrea Orlando questa mattina a Macerata. Il guardasigilli è stato prima all’ospedale per incontrare i feriti della sparatoria di Luca Traini e poi è andato in tribunale per incontrare il procuratore Giovanni Giorgio e il presidente Gianfranco Coccioli. «La magistratura – ha detto – deve essere messa nelle condizioni di lavorare con tranquillità lontano dal clamore mediatico, ho manifestato a chi sta seguendo le indagini la mia vicinanza, ci interessa l’accertamento della verità e la punizione del colpevole o dei colpevoli».

Il ministro Andrea Orlando con il Procuratore Giovanni Giorgio e il presidente del tribunale Gianfranco Coccioli

In ospedale accompagnato dal direttore di Area vasta Alessandro Maccioni e dal direttore sanitario Massimo Palazzo, Orlando ha visto Wilson Kofi, il  20enne del Ghana, mentre non ha potuto vedere Jennifer Otiotio, la ragazza nigeriana 25enne ferita da Traini che era in sala operatoria. «Mi pare che le condizioni siano in via di miglioramento – ha aggiunto Orlando – ma credo sia giusto manifestare la nostra solidarietà a dei ragazzi colpiti solo per il colore della pelle. In questo Paese non c’è spazio per razzisti e  fascisti, chiunque minimizza o giustifica diventa complice. Non bisogna sottovalutare questi fenomeni e andare oltre le divisioni politiche. Ci sono molti segnali inquietanti, serve un fronte di tutti i democratici, domani o nei prossimi giorni incontrerò anche i genitori  di Pamela, credo che le istituzioni debbano ribadire che l’Italia è un paese civile. Macerata resta, nonostante questi episodi una città civile, che non è messa in discussione dal gesto folle. Un fascista che ha infangato il tricolore, sono venuto come ministro per difendere la nostra bandiera».

(g. c.)

Orlando con il direttore Av3 Asur Alessandro Maccioni

 

 

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