di Bruno Ferretti
Sono passati 23 anni da quel 19 marzo 1995 e il ricordo continua ad essere emozionante. Figuriamoci come poteva essere quel giorno. Un giorno indimenticabile per l’Ascoli Calcio e i suoi tifosi: in campo a Wembley, il più prestigioso stadio Europa, e fra i primi del mondo, per disputare una finale. La finale del torneo Anglo-Italiano. Avversaria l’inglese Notts County. Il torneo, che qualche dopo è stato interrotto, era riconosciuto dall’Uefa e metteva di fronte le squadre della serie B italiana e della Championship, ovvero il secondo campionato inglese dopo la Premier League. L’Ascoli aveva partecipato anche alle due precedenti edizioni del 1992-1993 e 1993-1994.
Nel girone eliminatorio di bianconeri stavolta c’erano Wolverhampton e Tranmere Rovers (battute entrambe 0-1 in Inghilterra), Swindon Town (sconfitto 3-1 al “Del Duca”) e lo stesso Notts County (1-1 ad Ascoli) che poi ritrovò in finale. Nella semifinale tutta italiana i bianconeri, guidati da Orazi, eliminarono l’Ancona in uno storico doppio derby. Al “Del Duca”, nell’andata, i dorici di Perotti si imposero 0-1 con un gol del difensore Cornacchia e – convinti di qualificarsi – già pensavano alla trasferta a Londra. Pare che ad Ancona alcune agenzie turistiche cominciarono a ricevere, in largo anticipo, le prenotazioni per acquistare il pacchetto volo aereo-biglietto stadio-albergo. Fatto è che nella semifinale di ritorno l’Ascoli (sulla cui panchina era nel frattempo approdato Bigon al posto di Orazi) ribaltò il risultato vincendo 1-2 con una doppietta di Beppe Incocciati. Il secondo gol, decisivo, all’11’ del 1° tempo supplementare. Inutile il gol di Centofanti pochi secondi prima del fischio finale.
Sugli spalti di Wembley, quel 19 marzo 1995, c’erano 1.000 ascolani che fecero sentire il loro incitamento alla squadra anche se – ovviamente – i tifosi del Notts County, giunti d Nottingham, erano molti di più. Quando le squadre entrarono in campo, si schierarono e vennero suonati gli inni nazionali, l’emozione fu massima. Purtroppo non c’era Costantino Rozzi, il presidentissimo, scomparso tre mesi prima, nel dicembre 1994. Ma il pensiero di tutti andò inevitabilmente a lui. La comitiva bianconera era guidata dal fratello Elio, che aveva assunto il ruolo di Costantino, e dall’amministratore Mimì Gaspari, che organizzò magistralmente la trasferta nei minimi dettagli.
L’allenatore Bigon (al ritorno in Italia rassegnò le dimissioni e la squadra venne affidata a Colautti il quale aveva iniziato la stagione prima di essere sostituito da Orazi) a Wembley schierò questo 4-4-2: Bizzarri; Pascucci, Benetti, Zanoncelli (31’st Menolascina), Mancuso (16’st Milana); Binotto, Bosi, Favo, Marcato; Mirabelli, Bierhoff. La partita finì male per l’Ascoli (quel giorno in maglia rossa perché il Notts County aveva gli stessi colori bianconeri): gli inglesi vinsero 2-1. Di Mirabelli il gol del momentaneo pareggio. Per l’Ascoli e i suoi tifosi fu comunque una festa. Indimenticabile. Aver disputato una finale a Wembey, al di là del risultato, resta un fiore all’occhiello nei 120 anni di storia bianconera. E l’emozione di quel giorno – per chi c’era – non potrà mai essere dimenticata.
Le squadre schierate in attesa degli inni nazionali
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