Nella mattinata di giovedì 22 marzo è stata presentata in Regione una proposta di piano di controllo del cinghiale. Pronto a dipanarsi su un quinquennio, tale progetto parte da una ricognizione dei dati degli ultimi cinque anni sulla base di quelli forniti dai diversi ambiti provinciali di caccia. Gli obiettivi prioritari sono il contenimento dei danni causati dal cinghiale alle produzioni agro-forestali; la gestione omogenea dell’attività di controllo su tutto il territorio regionale, ad esclusione delle aree protette; la verifica dei risultati ottenuti attraverso il monitoraggio costante degli interventi programmati. Il piano prevede non solo le attività di abbattimento dei cinghiali ma anche le misure di prevenzione del danno utilizzando vari strumenti di cattura e di dissuasione all’accesso nei fondi agricoli. Durante l’incontro è emersa l’esigenza fondamentale di accelerare i tempi dell’iter amministrativo. Erano presenti ad Ancona, oltre all’assessore alla caccia, Moreno Pieroni, Cia, Copagri, Coldiretti, Confagricoltura Italcaccia, Federcaccia, Unepet e i rappresentanti degli ambiti di caccia delle cinque province.
Ungulati uccisi durante una battuta di caccia
Alcuni dubbi sulle premesse numeriche che accompagnano il piano 2018-2023 sono stati avanzati dalla Coldiretti Marche: «Nello stimare il numero di cinghiali si prendono in considerazione solo i territori gestiti dagli Atc, ma non le aree protette, serve assolutamente un’azione di coordinamento se si vuole realmente ridimensionare il problema. Per quanto riguarda i dati, basti pensare che la consistenza di cinghiali stimata su base regionale per il 2017 è quantificata in 8.200 ungulati con un prelievo pari a 11.019 capi. Un piano quinquennale per dare linee risolutive per quella che è una vera e propria emergenza deve partire da dati certi altrimenti rischia di prevedere azioni non coerenti e di conseguenza di non raggiungere l’obiettivo che si è prefissato».
Per Coldiretti, dunque, la mobilitazione continua. «Il piano è uno strumento importante, ma deve essere snello, applicabile per essere efficace. Al di là degli enunciati abbiamo ribadito che nella prevista implementazione di attività da conferire agli Atc, la cabina di regia deve averla la Regione, non accettiamo nessuna delega di responsabilità, inoltre è necessario che vengano previste contestualmente adeguate azioni sanzionatorie per chi non rispetta le regole/compiti assegnati. Infine riteniamo dovuto il previsto coinvolgimento degli agricoltori nel contribuire a debellare i problemi legati alla fauna selvatica, ritenendo però necessaria una rivisitazione della proposta». «Parteciperemo -conclude Coldiretti- anche all’incontro di martedì 27 marzo per discutere del regolamento unico dei danni da fauna selvatica, al termine ci riuniremo per ragionare su quanto ci è stato proposto. Continueremo a lavorare come sempre a difesa degli agricoltori, ma al momento, a differenza di altre associazione di categoria che annunciavano “importanti risultati”, non possiamo ritenerci soddisfatti, perché fatti e azioni sono ancora di là da venire».
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