di Renato Pierantozzi
“Un’offesa all’Italia”. Con queste parole il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva definito il furto dei computer portatili donati alla nuova scuola di Acquasanta costruita dopo il drammatico sisma del 24 agosto 2016. La razzia dei pc (una decina) scandalizzò l’intera Italia. Intervenne anche il ministro dell’Istruzione assicurando l’invio immediato di altri pc. Quasi tutti i computer sono stati poi ritrovati a tempo di record, pochi giorni dopo, dagli uomini del nucleo operativo dei carabinieri di Ascoli e restituiti ai ragazzini di Acquasanta.
La nuova scuola di Acquasanta (foto Vagnoni)
Proprio i dettagli del ritrovamento sono stati svelati questa mattina in tribunale dove è in corso il processo ai due slavi, di cui uno particolarmente noto alle forze dell’ordine, accusati del furto e della successiva ricettazione dei pc. A testimoniare, infatti, è stato un maresciallo dei carabinieri di fronte al giudice unico Barbara Pomponi. «Da un controllo lungo la strada Bonifica -ha ricordato il militare- fu rinvenuto nel sedile di un furgone guidato da un slavo un pc portatile. Ci disse che lo aveva comprato per 150 euro da una persona (sempre slava) che già conoscevamo per altri precedenti. Da una successiva perquisizione, autorizzata dal pm Umberto Monti, ritrovammo altri due pc. Inoltre il giorno dopo sempre lui ci riportò in caserma altri 6 pc. In totale ne sono stati recuperati e riconsegnati 9 su 10. Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati anche il professore Mauro Sabatini, all’epoca primo collaboratore della dirigente scolastica Patrizia Palanca e un altro residente di Acquasanta. Il processo è stato aggiornato al 23 ottobre.
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