Le Marche sbarcano in Giappone con il Rosso Piceno e il Verdicchio dei Castelli di Jesi. L’occasione è rappresentata dai cinquantesimi delle due Doc (Denominazione d’origine controllata), con una tappa della vice presidente Anna Casini a “Italia, amore mio”, il principale festival italiano in terra nipponica, giunto alla terza edizione. «Una presenza internazionale di prestigio per i nostri due vini e per tutto il sistema enologico regionale», commenta la vice presidente Anna Casini, assessore all’Agricoltura.
L’ambasciatore Giorgio Storace con Anna Casini
Fino al 24 aprile Tokyo sarà la vetrina sulla quale le Marche, con un proprio evento e una presenza istituzionale, cercheranno di proiettare un’immagine di eccellenza, forti di un trend di crescita dell’export vinicolo verso il Giappone che si è consolidato negli ultimi anni. La presenza al Festival e l’organizzazione dell’evento del 50° sono stati promossi in collaborazione con l’Ice (Istituto per il commercio con l’estero), l’Ambasciata d’Italia, l’Istituto di cultura di Tokyo e l’Enit (Agenzia nazionale per il turismo). Dopo la capitale nipponica (21 e 22 aprile), il Festival toccherà Nagoya (21-22 luglio) e Osaka (3-4 novembre). Saranno giornate dedicate al Made in Italy di qualità, con ospiti d’eccezione, esibizioni, spettacoli, enogastronomia. La scorsa edizione ha registrato cinquantamila partecipanti, attratti da una modalità accattivante di valorizzazione e di promozione del “vivere all’italiana”. Martedì 24 aprile, a Tokyo, andranno invece in scena le Marche del Rosso Piceno e del Verdicchio dei Castelli di Jesi, con due seminari, degustazioni guidate ed enogastronomia abbinata alle Doc, riservate a operatori selezionati, giornalisti, mondo accademico e importatori. «Cavalchiamo l’onda del successo al Vinitaly per proseguire il discorso dell’internazionalizzazione dei nostri vini – prosegue Casini – Una strategia che punta a potenziare le caratteristiche e le potenzialità economiche delle Marche su un mercato interessante che sta segnando incrementi del 2-3 per cento nell’export enologico regionale».
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