Cani, gatti e alimentazione
L’esperto: «Attenti agli scarti della cucina»

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L'intervista ad Alessandro Gramenzi, docente di Alimentazione animale alla facoltà di Medicina veterinaria di Teramo

di Alessandro Gramenzi *

Nutrire i nostri animali in modo corretto è un gesto di grande amore nei loro confronti, per mantenerli felici e in ottima salute. Ma quali sono le caratteristiche di una corretta alimentazione? Nel corso dell’evoluzione abbiamo assistito a profondi cambiamenti dei nostri animali legati al processo di domesticazione che hanno reso il cane e il gatto animali domestici. In tal senso quindi non è più pensabile alimentarli con gli scarti della cucina che un tempo rappresentavano la base della loro alimentazione.
Infatti l’apparato digerente del cane e soprattutto del gatto è profondamente diverso rispetto a quello umano in quanto sono animali carnivori con una scarsa propensione alla masticazione e con peculiarità digestive che li rendono capaci di digerire molto bene proteine e grassi mentre faticano a digerire i carboidrati che rappresentano invece la base alimentare dell’uomo onnivoro.
Tutti i carnivori possiedono lo stesso tipo di dentatura: incisivi piccoli e canini più sviluppati e affilati per favorire la lacerazione della carne. Si tratta   di animali specializzati nella caccia che si sono evoluti in agili e scattanti predatori; queste loro capacità, più di tutto, sono favorite dal senso dell’olfatto e dai muscoli ben sviluppati che gli permettono di raggiungere in poco tempo notevoli velocità per catturare la preda.
Attualmente il cane è definito carnivoro opportunista in quanto il cane durante il periodo di domesticazione e, quindi, consolidazione del rapporto con l’uomo, non ha solamente elaborato adattamenti comportamentali, ma anche alimentari. Infatti, dalla relazione del Canis lupus con l’Homo Sapiens   nasce la collaborazione nell’approvvigionamento del cibo e la sua spartizione, per il principale motivo che sia l’uomo sia il lupo conducevano uno stesso stile di vita e, per questo erano destinati ad incontrarsi. Il lupo viveva in branco secondo precise regole gerarchiche, per cui vi era un capo, il maschio alfa, e ogni membro aveva compiti ben precisi. Mentre le femmine badavano ai cuccioli, i maschi andavano a caccia dividendosi le prede e i compiti durante la cattura. Il capo branco uccideva le prede e, una volta saziatosi, lasciava che gli altri maschi si nutrissero.
L’uomo sfruttava la maggior velocità del lupo e il miglior odorato, mentre il lupo la notevole precisione ed efficacia nell’uccidere le prede dell’uomo grazie alle armi costruite da lui stesso.
Il cibo è il fondamento del rapporto uomo-cane; l’uomo con la scoperta del fuoco ha preferito da sempre la carne adatta alla cottura e il lupo le interiora e le ossa che, grazie alla specifica dentatura, era in grado di rompere.
Nel caso del gatto il processo co-evolutivo con l’uomo è stato più breve e soprattutto diverso dal punto di vista alimentare: l’uomo diventato stanziale ha iniziato a coltivare i cereali per la panificazione con la necessità di doverli stoccare, con il rischio di subire danni da parte di animali infestanti quali i topi; per questa ragione l’uomo ha avvicinato il gatto stabilendo una sorta di rapporto di mutualismo legato alla capacità del gatto nel cacciare i topi.
In tal senso quindi il gatto è rimasto nel tempo un animale che ha continuato ad alimentarsi di prede animali conservando intatte tutte le peculiarità nutrizionali dei carnivori.

 

*Docente di Alimentazione animale alla facoltà di Medicina veterinaria dell’Università di Teramo – Esperto in nutrizione del cane e del gatto

 

 


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