Paolo D’Erasmo (foto Vagnoni)
di Pietro Frenquellucci
Crisi, terremoto, prospettive di ripresa, ruolo delle istituzioni. Il presidente della Provincia Paolo D’Erasmo analizza a tutto campo il momento dell’economia del Piceno con un sguardo attento ai problemi da affrontare e una riflessione approfondita sulle prospettive del territorio.
Alla grande crisi che ha colpito tutto il Paese, nel territorio Piceno il terremoto ha aggravato le condizioni economiche esistenti. Qual è la situazione attuale?
«Certamente la grande crisi economica ha creato enormi problemi al nostro territorio, tuttavia oggi la situazione appare in evoluzione. Il Piceno ha infatti ottenuto numerose risorse, assegnate sia grazie alla Regione Marche con l’impegno della vice presidente Anna Casini, sia per il riconoscimento di Area di Crisi complessa che ha visto presentare oltre 100 progetti da parte delle aziende locali per l’ampliamento del ciclo produttivo con la conseguente assunzione di unità lavorative in relazione al finanziamento concesso. Un segnale importante che porterà frutti: ci sono i progetti ed anche le risorse. Il terremoto ha rappresentato un vero dramma a cui si sta cercando di dare risposte concrete attraverso svariati milioni di euro stanziati per la ricostruzione pubblica e privata. Risorse che hanno consentito di avviare una importante fase di progettazione a tutti i livelli per il ripristino delle infrastrutture danneggiate, delle scuole, degli edifici pubblici, dei siti industriali e degli immobili privati. In queste settimane stiamo assistendo all’apertura di numerosi cantieri e questo costituisce un segnale di ripartenza e speranza per il futuro».
Quali sono stati gli interventi messi in atto dall’Amministrazione da lei guidata per affrontare la prima emergenza?
«Nei primi momenti dell’emergenza sisma, coordinati dal prefetto e in raccordo con gli enti preposti, la Provincia ha effettuato interventi in somma urgenza per 700.000 euro su 15 edifici scolastici di competenza danneggiati dal terremoto per garantire la riapertura regolare delle scuole superiori a settembre con l’anno scolastico 2016/2017. Inoltre, abbiamo lavorato in stretta sinergia con l’Anas, per redigere i vari piani stralcio per il ripristino e la sistemazione di ponti e strade con una mobilitazione di risorse di oltre 100 milioni di euro a cui vanno aggiunti 23 milioni sulle scuole, con vari progetti già realizzati ed altri in fase di appalto. D’altra parte già prima del terremoto, la Provincia aveva avviato un progetto di monitoraggio per l’adeguamento e miglioramento sismico dei plessi scolastici con risorse del proprio bilancio».
Qual è stato il livello di collaborazione istituzionale registrato in questo lungo periodo di crisi economica?
«Debbo dire che la collaborazione istituzionale è stata massima, a partire dalla Regione che ha saputo raccogliere e sintetizzare le istanze del territorio, lavorando in stretto raccordo con la Provincia, i Comuni, le organizzazioni sindacali, le forze datoriali, le associazioni di categoria fino a tutte le istituzioni e i vari enti con l’obiettivo condiviso di conseguire il riconoscimento di Area di Crisi complessa, che è stato un risultato collettivo molto importante e fortemente voluto da tutti gli attori dello sviluppo locale. Non dimentichiamo poi le ingenti risorse per le infrastrutture, le aree interne, l’ospedale unico: c’è una dinamicità molto positiva e virtuosa che fa da volano per la ripresa economica e sociale nel nostro territorio».
Quali risultati ha consentito di raggiungere?
«Indubbiamente si è aperta una fase di progettazione pubblico-privata che non ha precedenti nel Piceno: ci sono segnali di ripresa che fanno ben sperare in vari settori: dall’agricoltura, all’industria, al commercio. Certamente l’impulso che sta venendo da tanti cantieri avviati per le infrastrutture e i tanti bandi pubblici di progettazione emessi tra il 2017 e il 2018 costituiscono un grande segnale di ottimismo e volontà di riprendere a crescere».
Quali sono le strategie della Provincia nell’immediato per un rilancio del lavoro e dell’occupazione e dove è necessario investire prioritariamente le risorse disponibili?
«La Provincia ha lavorato con straordinario impegno per il risanamento del proprio bilancio passando da un deficit strutturale quantificato in 34 milioni e 800.000 euro nel 2014 a 17 milioni e 600.000 euro nel 2017 con prospettive di ulteriore miglioramento dei conti per il 2018. In questa prospettiva, il nostro Ente è diventato più solido e affidabile: basti pensare che lo scorso anno abbiamo liquidato ben 11 milioni di euro ai nostri fornitori diventando da “problema” a “risorsa”. Vorrei inoltre ricordare, tra le strategie intraprese dalla Provincia, l’impegno di accelerare tutte le procedure e gli iter burocratici per la ricostruzione post sisma anche attraverso l’attivazione della Stazione Unica Appaltante, punto di riferimento per i Comuni in ambito di gare ed appalti. Il fattore tempo è fondamentale per la ripresa economica e, in questo senso, risulta essenziale calendarizzare in maniera rigorosa gli interventi. Ogni mese vanno in appalto progetti per la sistemazione e l’adeguamento della sicurezza di strade, scuole e ed altre infrastrutture e questo rappresenta un segnale importante per tutto il sistema produttivo del territorio».
Un tratto dismesso della zona industriale
E nel lungo periodo?
«A mio avviso il primo obbiettivo è sostenere il lavoro e ampliare le opportunità di occupazione. In tale prospettiva, è essenziale continuare con un impegno serrato sul tavolo nazionale, insieme alla Regione e altri enti locali, per ottenere ulteriori risorse volte a implementare le attività produttive del nostro territorio rivolgendosi anche, con sempre maggiore incisività e capacità progettuale ai fondi e programmi comunitari. Occorre essere vicini alle imprese, saperne ascoltare le esigenze e valorizzare le richieste del mondo produttivo nei vari bandi e progettualità che si andranno a proporre. Risulta inoltre essenziale accelerare la ricostruzione avviando e concludendo al più presto i cantieri: i soldi ci sono, bisogna investirli con la massima sollecitudine rispettando la legalità e snellendo gli iter».
Ritiene necessario e importante il coinvolgimento di tutte le parti sociali (istituzioni, sindacati, organizzazioni di categoria, ordini professionali ecc… ) per l’elaborazione di un progetto che punti al rilancio del territorio?
«E’ decisivo il coinvolgimento di tutte le parti sociali e dei soggetti pubblici e privati: senza un progetto organico e di ampio respiro che sappia integrare risorse, filiere produttive ed infrastrutture presenti non si va da nessuna parte. Ritengo fondamentale inoltre interrogarsi seriamente sul modello di sviluppo che si intende perseguire nei prossimi 10-15 anni: è questa la sfida straordinaria da vincere tutti insieme».
Quali sono, secondo lei, i punti di forza e di debolezza del territorio e i contenuti imprescindibili per dare una prospettiva al Piceno?
«Certamente il nostro territorio presenta moltissimi punti di forza: innanzitutto penso ai numerosi settori produttivi che spaziano dalla manifattura, all’agricoltura, al turismo, all’artigianato dove le aziende hanno saputo sedimentare nel tempo saperi, qualità, sinergie distrettuali. Senza contare la presenza di risorse naturali come mare, montagna, collina, concentrati in pochi chilometri e la ricchezza di un patrimonio culturale ed artistico peculiare e di grande valenza. Ci sono dunque enormi potenzialità: occorre però proseguire sulla strada dell’integrazione e della condivisione di sistema. Ciò è fondamentale in una dimensione di globalizzazione e innovazione tecnologica».
Se dovesse pensare al Piceno da qui a 20 anni, cosa vede nel futuro della provincia?
«Io sono ottimista per natura e credo molto nella capacità di crescere basandosi sull’impegno e il lavoro duro. In questa prospettiva, la gente del Piceno è sempre stata molto laboriosa, piena di creatività e voglia di fare e saprà sicuramente proseguire un impegno importante a favore dello sviluppo. Immagino dunque un futuro positivo perché ci sono grandissime potenzialità umane e produttive. I processi evolutivi dovranno però essere accompagnati da un necessario e imprescindibile gioco di squadra di tutte le componenti del sistema mettendo sempre in primo piano il senso della comunità e il principio di solidarietà».
(nella prossima puntata l’intervista al presidente del Consind Domenico Procaccini)
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