di Luca Capponi
Sì è sempre paragonato a un Peter Parker dalla doppia vita. Stavolta, però, si ispira a Buzz Lightyear, il mitico space ranger di “Toy Story”.
Un singolo atteso quasi tre anni ed un disco che preannuncia sorprese. Non che in questo lasso di tempo sia stato inoperoso, anzi. Per esempio il side project La Base ne ha svelato una componente “suonata” che però ha sempre fatto parte del suo bagaglio.
Riccardo Pulcini, alias Kenzie, torna dunque sul pezzo. Un pezzo spaziale, per la precisione. Si intitola “Dark Lightyear” e nel videoclip omonimo il Nostro rappa in tenuta…da astronauta.
«E’ come se fosse tutta una sorta di metafora. Ci sono io con questo abbigliamento un po’ futuristico immerso in uno scenario chiamiamolo “apocalittico”, uno scenario che rappresenta la musica e il “disastro” al quale andiamo incontro se non la si difende a dovere dalle varie mosse mediatiche sempre più mirate a dare valore alla forma e non al contenuto. Non faccio nomi, che tanto tutto è sotto gli occhi di tutti» spiega l’artista ascolano, nato nel 1987, vincitore del Tecniche Perfette 2011 (il “campionato” nazionale dei rapper), esordio su disco con l’Ep Double K, seguito dall’ellepì “Can’t See Can’t Say” (2013). «Il titolo è arrivato dopo la realizzazione del video. Prima il pezzo aveva un altro titolo, poi grazie al casco usato durante le riprese abbiamo fatto questa associazione con Buzz Lightyear. -continua Kenzie– Il disco invece è in lavorazione, per problemi personali tutto si è rallentato quindi salvo altri imprevisti registrerò quest’estate». L’ultima sua creatura discografica è “Panta Rei”, uscita nel 2015. Inutile dire che la curiosità è tanta. Kenzie, d’altronde, si è sempre fatto apprezzare per una qualità molto rara al giorno d’oggi, soprattutto in campo musicale, e verrebbe da dire soprattutto nel mondo hip hop: non essere mai banale.
«Il disco non tratterà di un unico argomento, non sarà un concept. Come è mio solito spazierò da pezzi tristi e riflessivi a cose un po’ più allegre passando per pezzi rabbiosi come appunto “Dark Lightyear”. -precisa- Negli ultimi anni ho approfondito tantissimo sia il rap americano che quello francese. Pur avendoli sempre ascoltati non mi ero mai veramente concentrato sullo studio. Questo mi ha portato a ricercare nuovi suoni e nuovi metodi di scrittura».
Per quanto riguarda le attese, sue e non del pubblico, Kenzie vola al solito basso. Ma non perché finga una falsa modestia. Anzi. «Non mi sono mai fatto castelli in aria, a me piace fare musica poi quello che viene viene». Da qui un’attività continua e prolifica, ma di gran qualità. «L’anno scorso sono usciti due progetti bellissimi e ai quali tengo molto. Uno è l’ep con La Base, un progetto interamente suonato da musicisti incredibili in cui alla voce sono accompagnato da Massimo Cantisani, una situazione molto interessante che varia dal new soul al funk e al rap appunto. L’altro invece è Star Trick, un prodotto prettamente rap realizzato con Dj Don Plemo e Johnny Roy. La realizzazione è stata possibile grazie a una campagna di crowdfunding su Musicraiser che abbiamo portato al termine con oltre il 100%».
Tra le occasioni per vedere Kenzie dal vivo, una è imminente; il 2 giugno alle 22 sarà al Wild Four Roses di San Benedetto con La Base; poi Genova (9 giugno), Milano (il 16) e Bologna (il 21) sempre con La Base.
Ma a proposito del Parker/Spiderman? «Dico sempre di avere una doppia vita tipo Peter Parker (ride, ndr). La mattina mi alzo alle 8 e vado a lavoro (sì, lavoro da sempre), la sera tre volte a settimana gioco a basket, mentre il weekend è il momento interamente dedicato alla musica».
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