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Battista Faraotti si confessa:
«Imprenditore sin dalla scuola
Fare impresa? Visione e rischio»

FOCUS ECONOMIA - Il titolare della Fainplast a Cronache Picene: «Mi sono ispirato al principio di mio padre: "Se puoi fare una cosa, falla". Il fattore umano è decisivo così come seguire i mercati. Se facessi gli stessi prodotti del 2005 non starei qui e bene come ora»
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Battista Faraotti

di Pietro Frenquellucci

I problemi, le difficoltà, la mancanza di infrastrutture creano problemi, ma non devono essere un alibi per chi vuole fare impresa. Anzi, ci si deve attrezzare per riuscire nei propri intenti, per raggiungere i propri obiettivi nonostante tutto. Parola di Battista Faraotti, imprenditore ascolano nato ad Acquasanta Terme, fondatore e titolare di Fainplast, azienda leader a livello mondiale nel settore delle materie plastiche.

«I problemi – dice Faraotti, disegnando un approccio positivo e costruttivo ai nodi del fare impresa – non devono essere la scusante per non fare. Certo la mancanza dell’aeroporto e della ferrovia si sente, ma ciò non deve impedirci di lavorare. Ci si attrezza di conseguenza. Sia chiaro, è giusto denunciare le carenze esistenti, ma non devono essere un freno all’attività dell’azienda. Per dirla in un altro modo, non ci aspettiamo che qualcuno accorci per noi i tempi, caso mai siamo noi a dover partire in anticipo». Questa convinzione nasce da lontano, potremo dire che è insita nel Dna familiare di Faraotti. E’ lo stesso imprenditore a ricordarlo: «Mio padre mi diceva sempre ‘Se puoi fare una cosa, falla’ e io sono sicuro che sia così. Io mi sono ispirato a questo principio». 

L’imprenditore con alcuni dei prodotti della sua Fainplast

Poi Faraotti aggiunge: «Certo se Fainplast fosse in Germania o negli Stati Uniti sarebbe diverso, il problema vero è l’Italia. Noi siamo già Sud, nel nostro Paese non si fanno più le materie prime con le naturali conseguenze sui costi di trasporto. A un’azienda del nord le materie prime costano in media il 5% in meno che a noi. Se a questo aggiungiamo, ad esempio, i costi dell’energia che per Fainplast si aggirano intorno ai 350.000 euro  al mese, di cui il 70% sono solo oneri diversi, allora ci si rende conto di quanto sia difficile essere competitivi. Eppure l’azienda esporta il 55% della produzione in 70/80 Paesi europei ed extraeuropei con tutto quello che significa trasferirli via camion o via container». 

Tassello dopo tassello, si completa il puzzle del profilo dell’imprenditore secondo Faraotti. Una costruzione fatta con chiarezza, estrema semplicità, linearità e coerenza con il proprio percorso di vita e professionale. «Imprenditori si nasce – sottolinea pacato il fondatore di Fainplast -. I miei insegnanti dell’Iti di Ascoli raccontano che io mi sentivo imprenditore già a 17 anni. Come dire, è una qualità data dal Padreterno che altro non è se non la capacità di visione. Di prevenire quello che può succedere tra 5 o 6 anni». Ma non solo, e Faraotti aggiunge: «Bisogna avere la bravura di cogliere le opportunità che capitano nella vita. Se tanti anni fa non avessi lasciato Ascoli per andare a trovare nuovi spazi imprenditoriali ad Assisi, in Umbria, forse non sarei qui ora. Bisogna cercarsele le cose, non aspettare che qualcuno te le insegni». 

I dipendenti Fainplast a Venezia in occasione della festa per i 25 anni dell’azienda

Per evitare di essere frainteso, Faraotti aggiunge: «Sia chiaro, in passato in azienda facevo tutto io. Ora non più, faccio ciò che so fare e delego il resto a chi è capace e in Fainplast oggi ci sono anche i miei due figli. Purtroppo, invece, uno dei maggiori difetti degli imprenditori locali è quello di pensare di saper fare tutto, e ovviamente non può essere così. Ritengo il fattore umano decisivo e per 25 anni è stato così in azienda. Ho investito nelle persone e poi molto sui prodotti innovativi e il binomio ha dato i suoi frutti. E’ decisivo seguire il mercato, se facessi gli stessi prodotti del 2005 non starei qui e bene come ora. E oggi il cliente che si rivolge a noi trova soddisfazione all’80% del suo fabbisogno».

La sintesi finale di Faraotti lascia poco spazio a libere interpretazioni: «L’imprenditore? Deve avere una visione e si deve assumere i rischi di impresa».

1) Continua

 


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