facebook rss

Il procuratore generale delle Marche:
«Pericolo infiltrazioni nella ricostruzione,
ci sono nomi legati al crimine organizzato»

L'INTERVISTA - Sergio Sottani fa il punto sulla situazione sulla criminalità. «Importante continuare a monitorare le opere del dopo terremoto, da alcune indagini è emersa la presenza di persone già condannate per partecipazioni ad associazioni mafiose»
...

Il procuratore generale Sergio Sottani in visita alla redazione di Cronache Maceratesi

 

di Gianluca Ginella

«Infiltrazioni mafiose? Abbiamo segnali di questo. Nel gennaio di quest’anno per la prima volta il Tribunale di Macerata ha riconosciuto l’esistenza nel nostro territorio di un’associazione con caratteristiche mafiose (il processo per i fatti della Mafia della movida, nato dall’operazione Gustav della Squadra Mobile, ndr). Anche nella ricostruzione c’è stata segnalata presenza di persone legate a criminalità organizzata. Importante è continuare a monitorare. Macerata isola felice? Credo che non lo sia più da tempo». Il procuratore generale delle Marche, Sergio Sottani, fa il punto con Cronache Maceratesi, sulla situazione della nostra provincia. Il magistrato è stato nominato a capo della procura generale alla Corte d’appello dal Csm nel giugno 2017. Originario di Perugia, in precedenza era a capo della procura di Forlì-Cesena.

Sergio Sottani durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario

Macerata la chiamavano isola felice, si può definire ancora così?

Come ho affermato anche durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, ritengo che il termine isola felice sia ormai fuori luogo, sia per Macerata che per tutta la regione. Per Macerata il fenomeno del traffico di sostanze stupefacenti è di estrema pericolosità e va tenuto sotto controllo e monitorato.

Chi lo gestisce?

Le indagini che sono state svolte, e i quantitativi rinvenuti, dimostrano che il traffico è nella disponibilità di organizzazioni criminali.

Chi ne fa parte?

Magrebini, nordafricani, per quel che riguarda hashish e marijuana. Cocaina soprattutto pachistani e albanesi, nonché nigeriani. Per quanto riguarda le associazioni criminali, che sono state evidenziate nei processi istruiti dalla procura distrettuale antimafia nel territorio maceratese, associazioni mafiose italiane non ci sono, ma ciò non significa che non ci siano italiani coinvolti nel traffico stesso. Per l’eroina: dalle indagini anche questa è gestita dai nigeriani. C’è un dato allarmante…

Quale?

E’ l’aumento di soggetti, in tutta la regione e Macerata non fa eccezione, che si rivolgono a strutture assistenziali per tossicodipendenti. Dal 2007 al 2012, in questo quinquennio le Marche erano la terza regione per rischio di morte per overdose. Uno dei tassi più alti in Italia. È un dato inquietante, dimostra un aumento notevole del consumo. Quando c’è aumento della domanda significa che c’è aumento dell’offerta. Lo dimostrano anche i sequestri di carichi, molti avvenuti proprio nel Maceratese.

Il sequestro di droga sulla spiaggia di Porto Recanati

 

Carichi che, come è avvenuto con un ingente sequestro a Porto Recanati, nel giugno 2017  sembra viaggino via mare…

In passato per il traffico via mare la meta privilegiata era soprattutto la Puglia. Da qualche anno si vede che si stanno trasferendo sulle coste delle Marche, in particolare Ascolano e Maceratese.

Pamela Mastropietro

Macerata negli ultimi mesi è stata sconvolta dall’omicidio di Pamela e dal raid di Traini…

Su questo ci sono indagini in corso e non posso dire niente. Sicuramente sono episodi che hanno portato Macerata alla ribalta nazionale. Anche queste situazioni così drammatiche, possono essere occasione per fare una riflessione su alcuni luoghi comuni. Il primo è proprio quello dell’isola felice. Ci sono situazioni di conflittualità su cui tutti dovrebbero riflettere. Ritengo sarebbe necessario cercare di capire come mai questa situazione si sia creata, e andrebbe compreso in un’ottica molto più ampia e culturale. Mi sembra ci sia stata una sorpresa di chi magari non si era accorto della situazione che si stava creando.

In che senso?

I due episodi posso essere casuali, quello che non può ritenersi casuale è la reazione dell’opinione pubblica. Ho notato che è stata la reazione di chi soffriva di un forte malessere. C’è molta insofferenza da parte della popolazione verso una situazione di degrado. Penso ai Giardini Diaz, che vengono definiti come uno dei posti considerati luoghi di spaccio, su questa situazione forse bisognava intervenire prima. Non solo con la repressione.

Una casa devastata dal sisma

Tornando alle organizzazioni criminali… c’è il rischio di infiltrazioni?

Tutte le volte che c’è flusso di denari illegali è normale che la criminalità punti la sua attenzione. Visto che a Macerata e nelle Marche c’è un flusso di sostanze stupefacenti, significa che c’è un flusso di denaro illegale e questo attira attenzione della criminalità organizzata. Il secondo profilo: quando arrivano molti soldi per opere pubbliche come per la ricostruzione, è storicamente dimostrato che è uno degli obbiettivi della criminalità organizzata. Segnali di pericolo della presenza di infiltrazioni ce ne sono diversi.

Quali sono?

La presenza di notevoli quantitativi di sostanze stupefacenti, la presenza già accertata di alcuni soggetti collegati a criminalità organizzata per lavori di ricostruzione post terremoto, e terzo alcuni segnali in alcune indagini di riciclaggio di denaro.

In che modo c’è questa presenza nella ricostruzione?

Si tratta di soggetti collegati a organizzazioni criminali. Il fatto che ci siano questi, non significa che ci siano anche le organizzazioni. Questo comunque è il primo campanello di allarme. Si tratta di soggetti già condannati per partecipazioni ad associazioni mafiose. Soggetti che hanno precedenti di questa natura che sono stati segnalati nell’attività di ricostruzione. Gli appalti vengono monitorati affinché non siano dati a società in odore di mafia. Attenzione soprattutto ai subappalti e su chi lavora in concreto nei cantieri. Il rischio di infiltrazioni mafiose è da tenere con grande attenzione. Queste situazioni sono emerse dalle indagini svolte grazie ai protocolli di intesa che abbiamo fatto per monitorare la ricostruzione.

Il procuratore generale Sottani con il libro sui fatti di Macerata realizzato da Cronache Maceratesi e M. Verdenelli

Tra chi sono stati sottoscritti i protocolli?

Sia tra procure, sia con l’Anac, sia con la Procura nazionale antimafia e con le prefetture. Ma l’ottica preventiva deve essere più ampia. Gli enti locali devono stare attenti e segnalare ogni situazione di anomalia, in maniera immediata.

A cosa si deve essere attenti per capire se ci sono infiltrazioni?

Per le forme di radicamento mafioso, stabili sul territorio, non abbiamo particolari segnali, anche se ho ricordato la sentenza del Tribunale di Macerata del gennaio scorso. Ciò non significa che non siano presenti forme di infiltrazioni, che non sono meno pericolose proprio perchè finalizzate al riciclaggio del denaro accumulato illecitamente. In tal modo si altera irreversibilmente il tessuto economico della nostra regione. Bisogna stare attenti alla tracciabilità dei flussi finanziari. In generale i campanelli di allarme sono soprattutto soggetti di cui non si ha conoscenza di spessore imprenditoriale che all’improvviso diventano dei punti di riferimento. Non che si debba avere timore di chi viene da fuori, ma timore di chi non ha professionalità. La disponibilità finanziaria deve essere dimostrazione di capacità imprenditoriale ed economica.

L’assalto al portavalori

Ci sono anche altri tipi di infiltrazioni? Ad esempio la tentata rapina a Civitanova avvenuta lunedì scorso…

C’è il fenomeno del pendolarismo, con associazioni criminali che vengono a compiere rapine nella nostra regione. Lì il problema è individuare i basisti. Di solito non sono sradicate, ma hanno complici in zona.

Altro tema caldo a Macerata è l’accoglienza…

E’ un problema di tutta l’Italia, nel senso che probabilmente mancano direttive precise. Così ad alcune associazioni che fanno bene la loro attività se ne sono affiancate altre che probabilmente non hanno quei requisiti di professionalità necessari per trattare situazioni delicate come l’accoglienza degli immigrati. Servono direttive precise a livello politico e personale altamente specializzato per chi fa l’accoglienza. In modo che l’immigrato abbia piena conoscenza dei propri diritti e proprio doveri.

Altro argomento di cui si è parlato tanto è quello della mafia nigeriana. Ma esiste?

Che ci siano associazioni criminali etniche direi sicuramente sì. Che siano espressioni di mafia di altri Paesi, non ci sono elementi per dirlo. Non ci sono state indagini che abbiano dimostrato questo. Per esemplificare, un conto sono associazioni criminali nigeriane, un conto organizzazioni mafiose nigeriane.

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




X