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Parco dei Sibillini e agricoltori
insieme per una gestione
innovativa del cinghiale

SIBILLINI - Presentato nei giorni scorsi in Regione un progetto di gestione che mira a tutelare le attività agro-silvo-pastorali dalla presenza del cinghiale nel territorio del Parco. Se ci sarà il via libera, la gestione diretta delle catture sarà delle stesse aziende agricole
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Avanza il cammino per le sinergie tra il Parco Nazionale dei Sibillini e le realtà agricole del territorio in una gestione innovativa del cinghiale. E’ stato infatti presentato nei giorni scorsi in Regione, tramite il Siar (Sistema Informativo Agricoltura Regionale), un progetto che si articola su due principali ambiti, che riguardano l’attività di prevenzione dei danni alle aziende agricole e la gestione diretta delle catture da parte delle stesse aziende.

«Le attività di prevenzione, che si prevede di utilizzare – fanno sapere dal Parco dei Sibillini – contemplano l’adozione di diversi sistemi quali le recinzioni elettrificate, recinzioni fisse e dissuasori (acustico-visivi-olfattivi). Tali metodologie saranno integrate con l’utilizzo di personale abilitato dal Parco alla gestione del cinghiale (selecontrollori) che, attraverso interventi straordinari appositamente predisposti, potrà intervenire nei casi di emergenza. L’Ente Parco affianca e supporta altri nove partner di progetto il cui capofila è l’azienda agricola Aureli Maccario di Valfornace (Mc). La cui presentazione del progetto rappresenta un primo importante passo per l’individuazione di un nuovo modello di gestione del cinghiale.

Ricordiamo che l’Ente ha avviato nel 1998 il primo piano di gestione e controllo volto alla ricomposizione degli squilibri ecologici derivanti dalla presenza del cinghiale, che ha come finalità pertanto la tutela delle biodiversità e la conservazione di specie ed habitat di interesse naturalistico. Il Parco impegna inoltre, ogni anno, ingenti somme per indennizzare i danni alle colture. Per la sua estrema adattabilità il cinghiale è presente negli Appennini con elevate densità di popolazione (nel Parco è di circa 15 individui per Kmq) e branchi formati da decine di esemplari, arrecando inevitabilmente danni, anche ingenti, nei campi coltivati in cui si spinge per alimentarsi. Può vivere negli ambienti più diversi, si nutre di tutto ed ha una notevole prolificità, ogni scrofa infatti partorisce mediamente 4-6 piccoli l’anno. Da qui la necessità di contenere il numero di cinghiali entro una soglia ritenuta compatibile con gli obiettivi di conservazione degli ecosistemi agricoli e di tutela delle attività agro-silvo-pastorali tradizionali che di tali ecosistemi fanno parte, senza tuttavia dimenticare anche il ruolo ecologico positivo di questa specie che, tra l’altro, costituisce la principale preda per il lupo» .


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