Whirlpool, Di Maio
ammette i parlamentari
al tavolo delle trattative

COMUNANZA - Il neo ministro dello Sviluppo Economico ha emanato una direttiva per ammettere al massimo quattro eletti alle trattative tra governo, azienda e sindacati
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Da sinistra Alvaro Cesaroni, Giorgio Fede, Rachele Silvestri e Roberto Cataldi

di Maria Nerina Galiè

La prima direttiva del ministro del lavoro e dello sviluppo economico Luigi Di Maio è del 6 giugno, offre quattro scranni ai parlamentari attorno al tavolo di coordinamento nazionale durante le discussioni di vertenze aziendali e prende spunto proprio dalle vicende che in questi giorni stanno riguardando lo stabilimento Whirlpool di Comunanza.
Il primo giugno, poche ore prima del giuramento che a Roma consacrava il movimento 5 stelle alla guida del nuovo Governo, insieme con la Lega, nella sala consiliare del Comune di Comunanza c’erano gli onorevoli Roberto Cataldi e Rachele Silvestri, il senatore Giorgio Fede, Daniela Tisi e Feliziano Ballatori della segreteria provinciale. Insieme hanno ascoltato le preoccupazioni di sindacalisti e amministratori comunali sul futuro dell’unità produttiva picena.
«Come annunciato nella riunione a Comunanza – spiega Feliziano Ballatori –abbiamo sottoposto immediatamente la questione al ministro Di Maio il quale ha ritenuto di dover introdurre al più presto una sostanziale modifica alla Struttura che al Mise tratta le crisi di impresa. Ed infatti nel giro di cinque giorni ha emanato la direttiva».
Era prassi, consolidata dal decreto dei precedenti ministri del lavoro e dello sviluppo economico del 13 gennaio 2017, che i tavoli plenari alla presenza dell’esponente di governo del Mise si consumavano tra vertici aziendali, organizzazioni sindacali e, a volte, amministratori regionali. Ora “è consentita la partecipazione dei parlamentari nel numero massimo di quattro”, si legge nel documento firmato da Di Maio, due di maggioranza e due dell’opposizione. Nello stesso documento, il ministro specifica di attivare direttamente sul sito web un apposito sistema di prenotazione.
Seppure la «la gestione delle vertenze delle imprese in crisi rappresenta un momento dell’attuazione della politica generale dell’esecutivo», recita la direttiva, e onorevoli e senatori possono partecipare solo come “uditori”, la loro presenza «favorisce la trasparenza nelle trattative – spiegano gli esponenti pentastellati – e l’integrazione territoriale tra imprese, parti sociali e istituzioni”. A conferma di questo principio, nel caso in cui le prenotazioni dei parlamentari siano più di quattro, «il criterio preferenziale è riconosciuto al parlamentare del collegio elettorale ove si manifesta la crisi di impresa secondo l’ordine cronologico della richiesta».


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