Capodacqua, prima messa tra le macerie
A Forca di Presta tornano i mitici Alpini

ARQUATA - E' stata una domenica 17 giugno particolare per il territorio colpito dal sisma. Nella frazione che fu di "Serafino" si è tornati a celebrare una funzione religiosa dopo quasi due anni. Sul valico centinaia di persone per la "Festa del ritorno" organizzata dalle penne nere
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Forca di Presta e gli Alpini

di Luca Capponi 

Non poteva essere un 17 giugno qualunque per Arquata. E difatti non lo è stato. Due momenti simbolici, due ritorni, due prove di ripartenza in quella “terra di mezzo” che è il post sisma. A Forca di Presta sono tornati in massa gli alpini, a Capodacqua il barlume arriva da una messa celebrata all’aperto, in uno spicchio di terra libero dalle macerie.

La messa a Capodacqua

Chi conosce questi posti sa bene quanto valore abbiano gesti e momenti che prima erano normalità e che oggi, invece, assumono straordinario significato. Del paese di “Serafino“, stupendo luogo dove il regista Pietro Germi, nel 1968, girò tantissime scene del film con Adriano Celentano, è rimasto ben poco da quel maledetto 24 agosto: una zona rossa perenne, niente acqua, luce e gas, le tre chiese tutte andate, un “isolamento” che dura da quasi due anni insieme a quello della vicina Tufo. «Ci abbiamo impiegato mesi per far sì che la funzione avesse luogo» raccontano coloro che hanno voluto essere in loco, una cinquantina, a presenziare la celebrazione officiata da don Monulphe. E questo la dice lunga non su tutto, ma su molto. Sull’altare, c’era la tovaglia ricamata a mano dalla signora Eurosia e rinvenuta in una cassapanca durante la rimozione di alcune macerie. Lei, qui, era una specie di custode, aveva il negozio di alimentari, apriva e chiudeva le chiese. Una di quelle figure che in posti così non mancano mai. Eurosia se ne è andata prima che la tragedia avesse luogo. E chissà se oggi, da lassù, non sia tornata anche lei a sorridere un po’ per il suo vecchio caro borgo colpito al cuore.

Un momento della giornata a Forca di Presta

A Forca c’era persino chi correva. “La festa del ritorno” l’hanno chiamata gli Alpini, che qui sono più di un’istituzione col loro rifugio, ancora non funzionante ma in piedi, che sta lì a pochi metri dalla strada a sventolare la voglia di esserci. Sono stati loro a organizzare un evento laddove una volta c’era la mitica corsa “Da rifugio a rifugio”. «Si rifarà, e riapriremo anche il rifugio», garantiscono i mitici uomini con la penna in testa, spalleggiati dal vicesindaco di Arquata Michele Franchi. Nel frattempo, anche questo splendido passo posto a 1.550 metri di altitudine, continua a fare i conti col sisma. Da qui si accede alla Piana del Castelluccio, da qui si può tornare a transitare dopo che il valico era stato chiuso per mesi.
Intanto, centinaia di persone hanno voluto rispondere presente all’appello degli Alpini: passeggiate (e qualcuno, scarpette ai piedi, persino di corsa), una corona d’alloro in memoria dei caduti, la santa messa celebrata da Don Paolo e poi cibo per tutti. Una manna dal cielo per un posto che il cielo sembra quasi toccarlo, dopo avere sfiorato l’inferno.
L’appuntamento, adesso, è per il 21 giugno con il Festival dell’Appennino (dalle 19 con la falconeria di Giovanni Granati, il live di Daniele Cannella, la conferenza del professor Mario Polia, l’arpista Adriano Sangineto e l’intervento astronomico di Massimo Del Savio) e per il 1 luglio con il concerto di Piero Pelù nell’ambito di RisorgiMarche.

L’altare di Capodaqua

 


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