di Renato Pierantozzi
Alla vigili della conferenza dei sindaci (mercoledì 27) al Piceno Consind sull’ospedale unico, da Ancona arriva la notizia di un maxi investimento sulle attuali strutture ospedaliere di Ascoli e San Benedetto. La somma più cospicua (15 milioni) è destinata al Madonna del Soccorso a beneficio della struttura che per anzianità e posizione rappresenta di fatto il “tallone d’Achille” della sanità picena senza nulla togliere ai valenti medici ed operatori che vi operano.
Nel caso sambenedettese i lavori sono già in appalto e testimoniano quindi la volontà della Regione di non dismettere, nemmeno in caso di realizzazione del nuovo plesso, gli attuali “stabilimenti ospedalieri” dell’Area Vasta 5. Per il “Mazzoni” di Ascoli invece sono in arrivo risorse per 3 milioni destinate all’efficientamento energetico del plesso in modo da ridurre i consumi e quindi le spese di gestione del plesso all’insegna anche di una migliore qualità generale del nosocomio. In questo caso dovrà essere messa a punto la progettazione esecutiva per poter poi procedere all’affidamento dei lavori. Alla conferenza dei sindaci che sarà presieduta dal sindaco di Folignano, Angelo Flaiani, interverrà anche il presidente Luca Ceriscioli. La linea della Regione è chiara: sul piatto c’è l’area di Spinetoli-Colli come sito prioritario per la realizzazione del nuovo plesso unico tra Ascoli e San Benedetto, mantenendo comunque in vita le “vecchie” sedi per i servizi territoriali sempre più urgenti come nel caso delle residenze per malati terminali e anziani visto l’invecchiamento della popolazione. La Regione è comunque pronta a recepire eventuali altri siti alternativi da parte dei sindaci concedendo loro un tempo opportuno, a patto che le aree proposte e abbiano le stesse “caratteristiche” (estensione per 20 ettari, vicinanza alle vie di comunicazioni stradali e ferroviarie..) di quello di Pagliare. Altrimenti si procederà con Pagliare. Per la realizzazione dell’opera toccherà alla Regione tirare fuori i soldi senza comunque escludere l’ipotesi del ricorso al cosiddetto “contratto di disponibilità” che prevede l’onere della costruzione a carico di un soggetto privato e il successivo pagamento di un canone a carico dell’amministrazione (nel caso la Regione) che usufruirà del bene.
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