Morì dopo l’operazione alla colecisti,
indagati due chirurghi del Mazzoni
La famiglia: «Vogliamo la verità»

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L’ospedale Mazzoni (foto Vagnoni)

Il giudice del tribunale di Ascoli Rita De Angelis ha ammesso la chiamata in causa per responsabilità civile l’Asur Marche di Ancona e l’Area Vasta 5 di Ascoli per il decesso dell’indiano Pargat Singh avvenuto il 27 ottobre 2016 a seguito delle complicazione avvenute dopo un’operazione chirurgica svoltasi al Mazzoni. Al momento ci sono due chirurghi in servizio al nosocomio ascolano iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. All’udienza hanno preso parte anche la vedova ed uno dei cinque figli di Singh, difesi dall’avvocato ascolano Felice Franchi, ancora profondamente colpiti dalla morte del congiunto.

Felice Franchi

«Vogliamo la verità -dice il figlio della vittima- Non si può morire per un semplice intervento di colecisti». In un primo momento l’intervento si sarebbe dovuto svolgere all’ospedale di Amandola, ma i medici riscontrarono nel paziente indiano una “ipertensione” alla vena porta insieme ad un anomalo funzionamento della milza (“ipersplenismo”). L’uomo venne poi trasferito al Mazzoni dove  le problematiche riscontrate ad Amandola, secondo l’accusa sostenuta dal pm Cinzia Piccioni, non sarebbero state tenute in debita “considerazione”. Singh finì sotto ai ferri con la tecnica della laparoscopia e dopo l’operazione viene colto da una grave emorragia a causa della lesione della vena “porta” che sarebbe stata intaccata durante l’operazione. Immediatamente scattò il trasferimento in rianimazione e poi quello in ambulanza ad Ancona dove venne sottoposto ad una nuovo intervento al Torrette. Tuttavia a causa della grave emorragia subita morì il 27 ottobre 2016 a distanza di tre giorni dal primo intervento. Ora toccherà ai giudici accertare le responsabilità.

r.p.


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