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Rinasce la “Madonna del Rosario”,
l’affresco salvato dal terremoto
E sotto al dipinto sbucano altri tesori

ASCOLI - Un mese per staccare l'opera dalla chiesa di Santa Maria Vetere di Pretare (Arquata). Ora la partenza dell'intervento di restyling, che avverrà in un laboratorio aperto al pubblico allestito nella chiesa della Ss. Annunziata grazie al Fai. Un lavoro da 35.000 euro merito degli sforzi organizzativi del Lions Club Host
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Un momento della presentazione del progetto all’interno della chiesa della Ss. Annunziata

di Luca Capponi 

Ci è voluto un mese per operare il distacco delle pareti (lesionate) della chiesa di Santa Maria Vetere di Pretare (Arquata). Ora, dopo il salvataggio, occorrerà attendere la fine del 2018 per il restauro completo dell’affresco “Madonna del Rosario” di Fabio Angelucci, pittore umbro che lo realizzò nel 1579. Un’azione, questa, fortemente voluta dal Lions Club Ascoli Piceno Host per un costo totale di 35.000 euro, che ha provocato un benefico effetto domino: sotto l’opera da restaurare, infatti, sono stati rinvenuti altri affreschi non ancora attributi né datati.

L’affresco di Angelucci, girato su sé stesso, nella chiesa della Ss. Annunziata

Insomma, di lavoro per lo studio che si occupa del restauro, l’Adip di Michele Aureli, Serena Clementi e Davide Di Silvestro, ce ne sarà eccome. Intanto, però, i tre saranno operativi (altra novità) nella chiesa della Ss. Annunziata sul colle omonimo, in un sito suggestivo e poco noto (fa parte del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, come ha ricordato il viceprefetto Anna Gargiulo) che fungerà da laboratorio sui generis aperto a chiunque voglia ammirare da vicino il percorso che porterà alla rinascita del dipinto e, al tempo stesso, visitare la chiesa; dal 28 agosto, il martedì e giovedì dalle 9 alle 17 con una pausa all’ora di pranzo.

«E’ stato un lavoro di raccordo non semplice tra diversi enti e istituzioni, Diocesi, Università di Camerino e il Fai, ma che abbiamo voluto fortemente, anche grazie all’intuizione del nostro Albino Pagnoni, uno dei primi a spingere affinché venisse recuperato quello che è a tutti gli effetti un tesoro del patrimonio artistico piceno», spiega Giacomo Galli, past president del Lions, affiancato dal successore Roberto Alessandrini. «Abbiamo ritenuto che il fine ultimo del recupero dell’affresco perseguisse appieno i valori fondanti del club, che punta su scopi umanitari e sociali, perché un intervento del genere può fungere da collante per tutta la comunità che si riconosce in questi simboli storici. Un grazie, ovvio, a tutti coloro che hanno contribuito, in primis agli sponsor che non si sono tirati indietro» conclude Galli.

Giacomo Galli del Lions

Inutile sottolineare la complessità insita già nella manovra di distacco dell’opera, avvenuta in condizioni di sicurezza grazie anche alla presenza costante dei Vigili del Fuoco, in luoghi dove il sisma ha fatto ben pochi sconti. La speranza, dopo il restyling, è che l’Angelucci possa tornare nel suo luogo d’origine. Speranza, appunto, ma niente di più, vista la situazione in cui versano i comuni più colpiti del cratere.
Ruolo importante in tutta la vicenda lo ha svolto il Fai, che attraverso la presidente regionale Alessandra Stipa ha voluto ribadire la bontà dell’iniziativa e, al tempo stesso, sottolineare il lavoro fatto sulla chiesa della Ss. Annunziata, che il Fondo gestisce su mandato del Ministero, luogo storico da cui venne trafugata “L’Annunciazione di Ascoli” di Crivelli oggi conservata a Londra. «Un tesoro la cui portata monumentale stiamo cercando di promuovere non solo ai turisti ma agli stessi ascolani che poco la conoscono. -dice- Tanti sono i lavori volti a raggiungere questo obiettivo, dall’illuminazione permanente del magnifico soffitto di Tommaso Nardini, prima nascosto, alla collocazione di due pale d’altare nelle navate, a cui presto seguirà una terza. L’allestimento in loco di un laboratorio di restauro, poi, rappresenta un altro passo avanti».
A chiudere, la Stipa lancia un appello, tra gli altri, a Comune, Camera di Commercio, Fondazione Carisap, Confindustria. «Sono decine le opere da salvare o già salvate dal terremoto, molte sono conservate al Forte Malatesta. -ribadisce- Dotare la città di un laboratorio permanente di restauro vorrebbe dire tanto, sarebbe davvero fondamentale, chiediamo ai soggetti che ne hanno possibilità di adoperarsi in tal senso per il bene di tutto il territorio».

Una veduta della chiesa della Ss. Annunziata


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