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Città a mollo
e il “fascino bagnato”
dei sottopassi allagati

SAN BENEDETTO - Una città, divisa in due dal rilevato ferroviario da ben 155 anni, non ha ancora trovato il modo di tenere asciutti i sottopassi. Questo non assolve gli sciocchi che sfidano l’acqua troppo alta per le loro auto, ma dovrebbe far pensare gli amministratori, e trovare così (dando incarico e mezzi ai tecnici) una soluzione definitiva. Forse esistono anche finanziamenti regionali, nazionali o europei per farlo. Ma se nessuno si preoccupa di cercarli… Poi ecco tombini e fogne otturati, e qui si sa bene di chi è la colpa
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di Epifanio Pierantozzi
I sottopassi, durante i temporali, devono avere un fascino particolare, come le sirene sugli scogli! Infatti, e l’Amministrazione può provarle tutte, qualche fesso-con-auto finisce inevitabilmente a mollo. Una premessa per far capire come, se non in casi di eventi imprevedibili o insidie tipo buca profonda o grata che cede, la nostra simpatia non vada certo per chi “tira i dadi” e vuol attraversare il Rubicone.
PAESE DIVISO DA 155 ANNI – Detto che gli stupidi a mollo non godono del nostro appoggio, proviamo a raccontare quel poco che sappiamo dei sottopassi ferroviari, elementi di unione in un paese costiero che, da quando è attraversata (il 13 maggio 1863 venne inaugurata la tratta Ancona-Pescara, ovvero da 155 anni) dal rilevato ferroviario è diviso in due: sopra e sotto la ferrovia. 
A San Benedetto i pontini erano – sul filo della memoria – su via Mazzocchi, via Monfalcone, via Voltattorni, più alcuni pedonali. C’erano tanti passaggi ferroviari, che non si allagavano mai, ma che rappresentavano un ostacolo e un pericolo, sia per le auto che i pedoni che volevano attraversare senza aspettare.  Mano mano i passaggi ferroviari sono stati sostituiti dai sottopassi, ma i problemi di attraversamento sono rimasti. 
I PRIMI DUE – La cosa che lascia perplessi è il fatto che due sono i sottopassi che si allagano subito: su via Fiscaletti e via Virgilio. Il primo, in pieno centro vicino all’ex cinema delle Palme, è stato realizzato decenni or sono, mentre il secondo, dietro la parrocchia di San Pio X, da qualche lustro. Gli altri vengono chiusi, ma dopo piogge abbondanti. Non sappiamo il perché questi due sottopassi sia i primi a rischio, ma di certo qualche cosa è stato sbagliato nel realizzarlo. Trovare l’errore e rimediarvi è la priorità.
COLLINE VICINE – Un altro problema di San Benedetto, ma a questo non c’è molto rimedio, è il fatto che le colline sono a ridosso del mare e, specie durante i temporali estivi quando la pioggia scorre su un terreno arido e “impenetrabile”, l’acqua arriva subito in pianura e il posto più basso dove andare sono i sottopassi. 
TOMBINI E FOGNE OTTURATI – Infine c’è il problema della pulizia delle caditoie e delle fogne delle acque bianche. Questo è un problema che, amministrazione dopo amministrazione, aumenta poiché nessuno provvede a tenere i tombini e le fogne pulite. Sarà perché “non votano” o perché “non ci sono fondi”, ma certo è che ormai la maggior parte delle caditoie non ricevono più l’acqua piovana, mentre non poche fogne sono otturate da sporco e terra che vi si seccano e fanno da tappo. Chiedere che si provveda è come ululare alla luna. Un esempio: in fondo a via Bernini (Paese Alto, parallela al cimitero) c’è un enorme grata che l’attraversa tutta. In teoria dovrebbe raccogliere l’acqua piovana ed evitare che finisca su via Conquiste e poi verso il centro. Invece sotto la grata cresce l’erba, segno che è piena di terra e l’acqua vi scorre sopra. Inutile dire che la fogna, stante così le cose, non sono certo capaci di far passare la pioggia. Insomma: tombini e fogne non fanno il loro dovere, ma per colpa di chi amministra (e ha amministrato) San Benedetto. 

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