Nuovo decreto emergenza:
priorità ai Comuni più danneggiati
Figura del commissario: proroga

IL GOVERNO modifica l'ultima bozza, aggiungendo alcuni punti sulla ricostruzione, tra cui una divisione del cratere in base a chi ha subìto maggiori danni. Tra le novità, cabina di regia "Strategia Italia" e atenei soggetti attuatori
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di Federica Nardi

Prima i Comuni più danneggiati. Nella bozza del decreto sull’emergenza che dovrà approvare il Consiglio dei ministri nei prossimi giorni, arriva una novità attesa da tempo: un vero e proprio “doppio cratere” dove i comuni più colpiti dal terremoto avranno la priorità. Per individuarli, sempre che la bozza resti tale e quale, ci sarà un decreto del presidente del Consiglio con una lista stilata a seconda di alcuni parametri. In particolare: rapporto fra il numero di edifici inagibili presenti nel comune e il numero totale di edifici inagibili che si trovano nella zona del cratere (calcolato in base alle schede Aedes), tasso di non utilizzabilità degli edifici presenti nel Comune (che si desume invece dagli esiti delle schede Fast), numero di vittime per comune, pericolosità territoriale dovuta a dissesto idrogeologico. La decisione toccherebbe in primis le Marche data la vastità e la varietà del danno causato dalle scosse di due anni fa.

Paola De Micheli

La linea del Governo sulla struttura commissariale, da quanto emerge dal decreto, è di prorogarla per altri due anni. Una certezza quindi per gli uffici che da due anni sono al lavoro nel centro Italia, anche se ancora non si sa chi sostituirà l’attuale commissario alla Ricostruzione, Paola De Micheli, già prorogata di 45 giorni. A nominare il successore sarà lo stesso premier Giuseppe Conte. Tuttavia nel decreto si specifica che l’intenzione è di tornare via via verso la gestione ordinaria, accelerando la ricostruzione e consentendo la “progressiva cessazione delle funzioni commissariali”, presumibilmente quindi dopo il 2020. Sulla linea di delegare via via alcune funzioni si inserisce anche lo spostamento di responsabilità del monitoraggio sugli aiuti di Stato, che passerebbe dal commissario ai vice commissari, che sono attualmente i presidenti delle quattro regioni colpite dal sisma. Nessun altro accenno a maggiori poteri alle Regioni, invocate anche dal governatore Luca Ceriscioli che aveva chiesto al Governo di affidare agli enti gli strumenti per semplificare le norme sulla ricostruzione (leggi l’articolo).

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte

A livello nazionale, entro dieci giorni dall’entrata in vigore del decreto, il premier istituirà una cabina di regia chiamata “Strategia Italia” su proposta del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe). A presiederla lo stesso Presidente del Consiglio o il sottosegretario di Stato delegato. La “cabina di regia” avrà i seguenti compiti: “verificare lo stato di attuazione, anche per il tramite delle risultanze del monitoraggio delle opere pubbliche, di piani e programmi di investimento infrastrutturale; predisporre piani ordinari o straordinari di interventi connessi a fattori di rischio per il territorio, quali dissesto idrogeologico, vulnerabilità sismica degli edifici pubblici, situazioni di particolare degrado ambientale necessitanti attività di bonifica”. Sarà composta dal ministro dell’Economia e delle Finanze e da quello delle Infrastrutture e dei Trasporti e integrata dai ministri interessati alle materie trattate, dal presidente della Conferenza delle Regioni, dal presidente dell’Unione delle province d’Italia e dal presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci).

Stalle in legno realizzate dopo il sisma

Tra le novità per il cratere sismico anche una che riguarda le università: saranno aggiunte nella lista dei soggetti attuatori. Potranno quindi prendere in mano la ricostruzione per gli immobili di loro proprietà e per lavori che non superino i 5 milioni e mezzo di euro (sopra questa soglia diventano di rilevanza comunitaria e il procedimento è diverso). Una proposta che era già arrivata in sede parlamentare nel pacchetto degli emendamenti all’ultimo decreto sisma ma che era stata bocciata dalla maggioranza. Infine, una previsione anche per le attività agricole e d’allevamento colpite dal terremoto: «Allo scopo di favorire la ripresa dell’attività agricola e zootecnica e ottimizzare l’impiego delle risorse a ciò destinate, la definitiva delocalizzazione in strutture temporanee delle attività agricole e zootecniche che, per le loro caratteristiche, possono essere utilizzate in via definitiva è assentita, su richiesta del titolare dell’impresa, dall’Ufficio regionale competente».


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