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Sanità, Ceriscioli contro i “campanili”:
«Senza doppioni più soldi per investire»

COLLI DEL TRONTO - Il governatore di nuovo nel Piceno per "convincere" i cittadini sulla bontà del nuovo presidio: «Le polemiche non spaventano dopo quello che è successo a Macerata e Pesaro. Vogliamo migliorare qualitativamente e quantitativamente la sanità con più spazi a norma e meno sprechi»
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di Claudio Felicetti

Per dissipare dubbi e pregiudizi, ma anche polemiche e contrarietà che accomunano forze politiche e campanili, il presidente della Regione Luca Ceriscioli scende nuovamente nel Piceno insieme alla sua vice Anna Casini, e nel confronto organizzato dal Pd locale rilancia con forza il progetto dell’ospedale unico, «un cambiamento che mira al miglioramento della sanità per mille ragioni, ma anche una grande opportunità per tutto il territorio». Accanto a Ceriscioli, i segretari dei circoli di Colli, Spinetoli e Castorano, Claudia Capriotti, Emanuela Di Cintio e Rossana Cicconi, e i rispettivi sindaci Andrea Cardilli, Alessandro Luciani e Daniel Claudio Ficcadenti. In platea, tra gli altri, il presidente della Provincia Paolo D’Erasmo e l’ex deputato Luciano Agostini.

Semplice la ricetta di Ceriscioli, che parte dalla situazione esistente per affermare la necessità di una evoluzione. «Oggi -spiega- abbiamo un ospedale di primo livello in due sedi, con una duplicazione delle attività di base e con parametri stringenti. La proposta è quella di dare servizi migliori con lo stesso personale, insomma migliorare qualitativamente e quantitativamente la sanità con più spazi a norma e meno sprechi. Eliminiamo i doppioni e liberiamo le risorse per specialità che non abbiamo».   

Ma come convincere della bontà del progetto una comunità già spaccata e con alcuni sindaci pronti a dare battaglia? «Noto che -ha proseguito il presidente della Regione- dopo venti anni dal primo sì dei sindaci, sono ancora tante le polemiche e le divisioni, ma tutto ciò non mi spaventa perché questa per me è la terza esperienza in materia, dopo quelle di Pesaro e Macerata. Le dinamiche sono simili, scattano meccanismi di resistenza ed è comprensibile che sia così. Pochi sanno però -ha aggiunto- che lo scorso anno la nostra sanità ha avuto 1.800 persone in più, sforando anche il tetto nazionale di spesa, e in particolare all’Area Vasta 5 sono andati 16 milioni in più rispetto al 2016, oltre più risorse per investimenti. Ecco perché, mantenendo due ospedali, non potremo avere ancora le stesse risorse e quindi dovremo prevedere una situazione peggiore rispetto allo scorso anno”. 

Inevitabile il discorso sulla fine dei due ospedali attuali ad Ascoli e San Benedetto, peraltro sollecitato da diversi presenti, e la questione della istituzione dell’azienda sanitaria Marche Sud. «Le due strutture -ha spiegato Ceriscioli- si occuperanno di dare risposta al 90% delle prestazioni di non emergenza. La scelta fatta è la più forte in direzione della creazione dell’azienda sanitaria. La frammentazione, invece, non va verso l’azienda. Se, infatti, un’azienda ospedaliera non fa produzione pari al budget assegnato, va in piano di rientro. Ecco perché deve fare una produzione superiore». Poi la frecciata al sindaco di Ascoli Guido Castelli: «E contraddittorio perché vuole far rimanere entrambi gli ospedali, ma tutto questo è inconciliabile perché dovrà dire quale delle due strutture dovrà essere di primo livello e quale quella di base».

Ceriscioli chiarisce anche la questione, molto dibattuta, della scelta dell’ubicazione del nuovo nosocomio. «Da matematico dico che l’algoritmo non può calcolare tutto. Pagliare e Colli sono il baricentro di tutta la provincia, anche in termini di distribuzione della popolazione sul territorio. Una scelta perfettamente a norma, condivisa dalla maggioranza dei sindaci, e noi andremo avanti. In caso di ricorsi, siamo certi che anche il Tar ci darà ragione. Che l’ospedale nuovo si faccia ad Ascoli, a Pagliare o a Monteprandone per la Regione non cambia nulla -ha precisato il presidente-. L’importante è che i sindaci siano concordi rispetto a un discorso di scelte condivise, ma soprattutto che a questo territorio venga data un’eccellenza sanitaria che oggi non ha».

Non sono mancate le voci di dissenso, come quelle della dottoressa Elisa Floridi, che ha puntato il dito contro la gestione dell’ospedale di Ascoli, a suo giudizio piena di disservizi e sprechi, e quella di Giorgio De Vecchis, esponente di “Ricomincio da zero”, il quale ha contestato a Ceriscioli la distribuzione delle risorse della sanità regionale, ribadendo la sua proposta di localizzazione dell’ospedale: primo livello a San Benedetto, ospedale di base ad Ascoli.

 


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