di Gianluca Ginella
Parte dalla Francia per inseguire una promessa di matrimonio: si ritrova solo, senza soldi, telefono, vestiti, in un Paese che non conosce e di cui non sa la lingua e con la futura sposa sparita nel nulla. È quanto accaduto ad un francese di 35 anni che era stato derubato dalla sua promessa: oggi la donna è stata condannata a 9 mesi per furto al tribunale di Macerata. Assolto un secondo imputato.
Era ancora notte, le 3,50 del mattino, quando due carabinieri di pattuglia a Porto Recanati nel febbraio del 2013 erano stati fermati da un giovane. Questo non parlava italiano ma solo francese. Era disperato perché gli era successo qualcosa che più tardi aveva raccontato in caserma, alla presenza di un maresciallo che conosce il francese. Al maresciallo l’uomo, oggi 35enne, originario di Brem sur Mer (1.600 chilometri circa da Porto Recanati) aveva detto di essere arrivato in Italia perché qui conosceva una ragazza che gli aveva promesso di sposarlo. Dopo essere stato ospite la prima notte a casa della donna (in una abitazione dove vivevano tre ragazze) era stato accompagnato in auto da lei e da un uomo fino ad un affittacamere di Porto Potenza.
L’uomo, R. R., 37, romeno, residente a Tolentino, se n’era poi andato e la ragazza, Claudia Serban, 27 anni, nata in Germania, era rimasta con il ragazzo francese. Il giovane aveva raccontato che dopo essersi registrati erano saliti in camera e lui era andato a fare una doccia. Quando era uscito dal bagno la ragazza non c’era più: così come erano spariti la valigia del giovane, il suo cellulare, l’iPad, l’iPhone, il portafoglio con soldi e documenti. Il giovane ai carabinieri aveva detto di non sapere dove la ragazza vivesse e inoltre che alla reception aveva dato un nome falso. Ricordava un cartello stradale, di essere uscito ad un casello dell’autostrada, ma altro non sapeva. I carabinieri si erano messi subito a cercare la ragazza e l’uomo. C’era voluto un po’ ma alla fine i carabinieri avevano individuato la casa dove il francese era stato ospite la prima sera in Italia: era a Sant’Elpidio a Mare. I militari erano entrati e avevano trovato tre ragazze, romene. Avevano chiesto se fosse ospite da loro Claudia Serban, e avevano detto di sì e mostrato la camera dove dormiva. Non c’era nessuno. I carabinieri avevano controllato, e dentro un armadio avevano trovano la ragazza: si stava nascondendo.
Erano saltati fuori valigia, cellulare, iPad del francese. La ragazza, ormai scoperta, aveva poi portato i carabinieri nel posto dove aveva gettato portafogli e documenti del ragazzo. Quei fatti sono diventati oggetto di un processo che si è chiuso oggi al tribunale di Macerata. Il giudice Roberto Evangelisti ha condannato Claudia Serban, assistita dall’avvocato Vanni Vecchioli, a 9 mesi, pena sospesa. Non è stata riconosciuta l’aggravante del furto con destrezza. Assolto R. R., tutelato dal legale Alessandro Ciarrocchi che nell’arringa ha sostenuto che il suo assistito si era limitato ad accompagnare la ragazza e il giovane francese all’affittacamere, ma che del furto non sapeva nulla. Il pm aveva chiesto la condanna a un anno e due mesi per entrambi gli imputati.
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