Sisma, Sciapichetti ammette:
«Colpe? Non aver fatto capire ai governi
l’entità della distruzione»

L'INTERVISTA - L'assessore regionale fa il punto. Sulle casette rovinate: «Chiederemo i danni ad Arcale». I rapporti col Governo Conte: «Collaboriamo con tutti, non c’è spazio per speculazione politica: se non si marcia insieme i problemi non si risolvono». Il nodo principale: «Senza la sanatoria non può partire nulla»
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Angelo Sciapichetti a Ussita dopo la scossa del 26 ottobre 2016

di Fabrizio Cambriani

Angelo Sciapichetti, assessore regionale all’ambiente, alla protezione civile e ai lavori pubblici dal 2015. Un anno dopo la sua vita, e quella di molti altri conterranei, è cambiata per gli eventi sismici che hanno sconvolto l’intero territorio. Un’emergenza enorme in cui la Regione è stata spesso criticata. Con lui oggi facciamo un punto della situazione.

Macerie a Pescara del Tronto

Partiamo dalle recenti polemiche sulle casette: chi ha scelto queste Sae e chi ne è il titolare di ogni responsabilità?

«L’appalto delle Sae è stato fatto dalla Protezione civile nazionale nel maggio del 2016, quindi prima ancora il verificarsi dei terremoti. La Protezione civile nazionale ha individuato, tramite gara, quali dovessero essere le ditte che avrebbero fornito le abitazioni di emergenza in caso di calamità».

La Regione Marche che ruolo e quali poteri ha avuto in questa circostanza?

«La Regione Marche, al pari di altre regioni, non ha avuto nessun ruolo. Non poteva che prenderne atto e servirsi delle ditte che la Protezione civile nazionale aveva individuato. Non ha avuto alcun potere decisionale in merito».

Chi doveva vigilare o in qualche maniera sovraintendere alla realizzazione delle Sae?

«C’era il Rup (responsabile unico del procedimento) e poi la Regione ha affidato all’Erap, la parte relativa alla realizzazione alle opere di urbanizzazione (eseguite per nostra scelta da tutte imprese marchigiane), ma le responsabilità della parte relativa alla costruzione delle casette era in capo alla ditta che si era aggiudicata la gara indetta dalla Protezione civile nazionale. La costruzione delle casette doveva avvenire entro sessanta giorni dalla consegna delle piazzole urbanizzate. Abbiamo più volte sollecitato i costruttori a rispettare rigorosamente i tempi».

Sae in costruzione l’anno scorso

Tempi che però non sono stati rispettati.

«Per questo abbiamo chiesto ai responsabili dei ritardi il pagamento delle penali. L’unica cosa che possiamo fare».

Quali difficoltà, come Regione Marche, avete incontrato durante tutto il tragitto?

«Intanto i passaggi obbligati dalla normativa sono stati lunghi e macchinosi. Dall’individuazione del fabbisogno alla consegna (tira fuori un foglietto dalla tasca e me lo mostra) ci sono stati ben venti diversi punti di passaggio. Abbiamo dovuto affrontare con una normativa ordinaria una situazione di straordinaria emergenza. È chiaro che anche da un punto di vista di immagine, come Regione, ci abbiamo rimesso in prima persona».

Giorgio Gervasi, presidente Arcale e il governatore Luca Ceriscioli

Arcale, in percentuale, quante casette doveva costruire nelle Marche?

«Siamo oltre l’ottanta per cento delle 1970 casette costruite».

Immediatamente dopo la vicenda dei soffitti marci ha dichiarato che la Regione citerà Arcale per danni. Lo può confermare?

«Assolutamente sì. Abbiamo già dato mandato a uno studio legale, consulente della Regione, che sta valutando le possibilità di far pagare sia i danni materiali che quelli di immagine. È inaccettabile che a causa di questi inadempimenti le persone vengano sfollate ancora una volta. Vorrei che fosse chiaro un concetto: dopo i terremotati, che si vedono aumentare i disagi, i secondi danneggiati siamo noi Regione Marche».

Nel caso dei soffitti Arcale afferma che ci sono state pressioni da parte vostra per sollecitare la costruzione nonostante la pioggia e la neve avessero bagnato gli isolanti.

«Guarda le nostre pressioni erano volte al rispetto degli obblighi contrattuali. Se poi – lo dico solo come ipotesi – avessero montato i pannelli nonostante si fossero accorti che erano bagnati la cosa mi pare ancora più grave. Tra l’altro è noto a tutti che a Visso, in inverno, se non nevica piove di sicuro. Quindi la premura di tenerli almeno al riparo era elementare. È vero che abbiamo detto ad Arcale fate in fretta, ma fate tutto pure a regola d’arte. Tra l’altro, su questa vicenda, pure la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta. Ripeto: il nostro interesse è tutelare i terremotati».

Al centro Angelo Borrelli

Angelo Borrelli, il capo della Protezione Civile, lo scorso anno minimizzò i primi emergenti disagi. C’è bisogno di una nota di aggiornamento sulle ultime vicende?

«Borrelli sa tutto ed è continuamente aggiornato su ogni cosa. Lo ha saputo sin da subito. Da prima che la questione assumesse un risvolto mediatico così forte. Però lasciami dire ancora: così, in queste condizioni il sistema non può funzionare. Anche Borrelli, in fondo, non ha poteri. Bisognava dare a lui e a Curcio prima, strumenti che non hanno mai avuto. Sono mancati a tutti i mezzi straordinari che una situazione come questa avrebbe richiesto».

Questa richiesta di poteri straordinari però a me giunge nuova. Soprattutto adesso che è cambiato il colore del governo.

«Non è vero. Si vada a leggere i verbali degli incontri con i sindaci e gli amministratori. È da parecchio tempo che ne abbiamo fatto richiesta. Diciamo dal passaggio dei commissari. Da Errani alla De Micheli. Da lì abbiamo cominciato a dire che bisognava cambiare le regole. Che una devastazione così grande non poteva essere gestita con strumenti ordinari. La De Micheli ha fatto il possibile e con grande determinazione. Lo abbiamo fatto presente a tutti i parlamentari e in particolare al presidente del Consiglio, Gentiloni. Vorremmo dirlo pure a Conte, casomai convocasse i presidenti delle Regioni».

Qual è adesso il nodo principale?

«Le piccole difformità che, bada bene, non sono abusi edilizi. Senza quella sanatoria non può partire nulla. Pure l’altro giorno l’ho fatto presente alle commissioni riunite della Camera dei Deputati. Se sciogliamo questo nodo si potrebbe accelerare enormemente da subito almeno la ricostruzione leggera. So che l’onorevole Terzoni e l’onorevole Patassini – parlamentare del M5S la prima e della Lega il secondo – ci stanno lavorando sopra attraverso degli emendamenti. In audizione in Commissione alla Camera, ci abbiamo parlato e li ho visti molto disponibili a comprendere la situazione e trovare una soluzione. Di questo, onestamente, do loro atto e li ringrazio».

Mi sta dicendo che i governi precedenti sono stati sordi alle vostre richieste?

«Se abbiamo una colpa è stata quella di non essere riusciti a far comprendere l’entità di una distruzione così diffusa e capillare. Anche i governi di centrosinistra non l’hanno ben compresa. Ottantatré comuni dentro il cratere, trentatremila sfollati, tre provincie su cinque interessate solo nella regione Marche. Numeri impressionanti».

Pare che per il sisma di Ischia ci sia invece un condono edilizio tombale.

«Esatto. E lì il sisma, rispetto al nostro, è stato di più bassa intensità. Ma i provvedimenti sono inversamente proporzionali. Noi non chiediamo un condono tombale. Chiediamo solo semplificazioni amministrative di buon senso. Se è per questo anche per Genova le procedure sono più fluide e veloci. Mi auguro che ci sia una correzione di rotta pure per il terremoto dei Sibillini».

Da due anni a questa parte, secondo lei, la Regione può aver commesso degli errori?

«Ma certo, però diciamoci pure la verità: nessuno di noi, aldilà della supposta autostima, era pronto e attrezzato per affrontare un’emergenza del genere. In più abbiamo avuto a che fare con una normativa farraginosa che non teneva conto del fattore tempo. E il tempo, nell’emergenza, è un elemento fondamentale. Ne siamo coscienti e consapevoli».

Il nuovo commissario alla Ricostruzione, Piero Farabollini

L’auspicio è dunque una normativa sul terremoto rinnovata e con passaggi più agili e semplificati?

«Non è tutto da rivedere. Alcune cose hanno funzionato, altre decisamente no. È lì che dobbiamo lavorare, tutti quanti assieme. Per correggerle e renderle più funzionali».

Ora che, rispetto a quello regionale, è cambiato il colore del governo qual è la vostra predisposizione nei confronti della nuova maggioranza?

«Finora – e senza tema di smentita – abbiamo sempre collaborato con i sindaci di qualsiasi parte politica. Su di un tema come quello del terremoto non c’è spazio per nessuna speculazione. Assoluta e completa disponibilità a collaborare con il governo e la sua maggioranza. Quindi con il nuovo commissario, al quale auguriamo tutti buon lavoro. Infine, con i parlamentari con i quali, come le dicevo prima, abbiamo già iniziato un percorso di dialogo che mi auguro sia lungo e proficuo. Se non si marcia assieme (governo, Regione, parlamentari, sindaci e tutti gli amministratori) i problemi non si risolvono».

In vista delle elezioni del 2020, cosa farà?

«Nel Pd vige la regola dei due mandati consecutivi e io sono al secondo. Credo sia giusto per garantire il tanto sbandierato ricambio. Mentre gli altri lo annunciano, il Pd lo pratica».

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