Strage di faggi e aceri montani
«Grave danno ambientale all’Infernaccio»

MONTI SIBILLINI - Italia Nostra torna a denunciare quando accade in zona Capotenna, dove centinaia di tronchi sono vittima di taglio indiscriminato. La testimonianza dei coniugi Mario Zucconi e Maria Maddalena Del Gallo: «Dovevano prelevare solo i tronchi messi giù dalla valanga, hanno tagliato anche centinaia di piante sane»
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Albero tagliato e “coperto” con terra

di Luca Capponi

Sono faggi, ma soprattutto i più pregiati aceri, alcuni anche secolari, le “vittime” dell’assurda situazione creatasi tra la Valle dell’Infernaccio e Capotenna, all’interno del Parco dei Sibillini, al confine tra le province di Ascoli e Fermo. La denuncia, già inoltrata nei mesi scorsi da Italia Nostra (leggi gli articoli) e in particolare dai coniugi Mario Zucconi e Maria Maddalena Del Gallo, riguarda il taglio indiscriminato di alberi che sta riguardando la zona.

Il presidente di Italia Nostra Gaetano Rinaldi con Zucconi e Del Gallo

«Si tratta di una vera e propria devastazione ambientale che ha riguardato centinaia di piante, il tutto nel silenzio dell’Ente Parco e nella quasi più totale mancanza di controlli da parte degli organi preposti» ribadisce Zucconi.
Il problema parte dai fenomeni valanghivi dell’inverno 2016-2017, quello in particolare che si staccò a Vallelunga e che con la sua forza distruttiva depositò a valle gran parte del materiale legnoso sradicato, divelto e spezzato. Nei mesi successivi la Comunanza Agraria di Villa Rubbiano (Montefortino) ebbe l’autorizzazione a prelevare il materiale distrutto dalla valanga per soddisfare il fabbisogno di uso civico; da lì il coinvolgimento della ditta D’Angelantonio e, secondo Italia Nostra e i coniugi Zucconi (che ne pressi hanno anche un terreno di proprietà), l’inizio della “strage”. «La ditta non si è limitata a prelevare il legname valangato ma ha tagliato anche arbusti in piena salute, senza lasciare nulla, anzi in alcuni casi coprendo il tutto con terra e frasche per non mostrare traccia, abbiamo diverse immagini fotografiche a provarlo. -spiega Zucconi– La cosa si è poi verificata anche in alcune zone private come la nostra, anche se quello che ci preme evidenziare è il danno pesante causato ai boschi in generale».

 

Si taglia alla garibaldina

Tra luglio e agosto vi fu anche un sequestro operato dai Carabinieri del Parco Nazionale, poi un altro recente controllo dell’Ispettorato del Lavoro che ha rilevato alcune anomalie dal punto di vista della sicurezza degli operai, «i quali ci hanno confidato di non essere a conoscenza del problema e che a loro era stato semplicemente detto di tagliare. Temiamo che l’attività sia continuata e che sicuramente continuerà, siamo preoccupati, tra l’altro chi opera questi tagli non si premura nemmeno di lasciare pulito, ci sono frasche e arbusti abbandonati sul posto che sono andati addirittura a coprire il greto del fiume Tenna» afferma Zucconi, sottolinenando di nuovo il comportamento “silente” dell’ente parco, la mancanza di controlli ad hoc e la difficoltà incontrata in questi mesi dinanzi alle autorità che hanno mostrato di non tenere nella giusta considerazione quello che rappresenta un crimine contro la natura. Una specie di ostracismo generalizzato, insomma. «Eppure -è la conclusione- non dovrebbe essere difficile risalire ai colpevoli, perché accedere alla zona non è facile, ci vogliono permessi e addirittura una chiave per aprire la galleria utile a transitare coi mezzi».

 

 


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