di Martina Fabiani
L’11 ottobre di venti anni fa un incidente stradale causò la morte di don Mauro Bartolini, appena 39 enne. Il parroco, figura molto amata anche dai giovani e descritto da tutti come un uomo di grande statura morale e religiosa ha lasciato un segno forte in tutta la comunità ascolana. Ieri e oggi (11 novembre), giorno del ventesimo anniversario della sua scomparsa, la parrocchia dei Santi Simone e Giuda a Monticelli ha voluto ricordarlo dedicandogli un intero pomeriggio, a cui farà seguito, sempre oggi, una messa presieduta dal suo amico monsignor Stefano Russo, attualmente vescovo di Fabriano e Matelica e segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana.
Un pomeriggio, dunque, lungo e ricco di testimonianze, ricordi, immagini e momenti musicali volti a omaggiare una figura tanto poliedrica quanto interessante. «Questa occasione non va interpretata come una celebrazione, ma semplicemente come un momento di condivisione pensato per chi conosceva Mauro e soprattutto per chi non lo conosceva», ha spiegato Maurizio Piccioni, conduttore dell’evento insieme ad Alessia Giammarini. Molti dei contenuti e dei temi trattati durante l’evento sono stati raccolti in un libro, curato dai fratelli Renata, Diana e Franco e pubblicato da Capponi Editore.
Un primo video ha ripercorso un po’ l’infanzia e l’adolescenza di Mauro, ragazzino introverso e riflessivo che, in un tema di terza media scriveva queste parole: «Vorrei trasformare non il mondo, ma la coscienza del mondo». Sono partite poi una serie di testimonianze. Per prima quella di Rita Grimaldi e Marcello Catalucci, appartenenti al “Movimento dei Focolari”, che hanno incontrato Mauro da ragazzi e con lui hanno condiviso le prime esperienze di fede. «Stavamo maturando un ideale dentro di noi ed è in parrocchia che abbiamo imparato ad amare il prossimo senza volerlo cambiare e, sempre lì, a sperimentare una forte esperienza di amicizia», afferma Rita. «Io e Mauro eravamo come il sole e la luna e il nostro non è stato amore a prima vista. Ma perseguendo il nostro impegno verso la spiritualità abbiamo imparato a volerci bene e maturato insieme il desiderio di dare continuità alla nostra esperienza di fede anche in età adulta: io con i Focolari e lui con il sacerdozio», racconta Marcello.
Così Mauro sceglie la sua strada e da quel momento ha dato il via ad un percorso che, seppur breve, non ha mai subito soste o rallentamenti. «Ho saputo perdere ogni cosa, incluso me stesso, nella certezza di ritrovare tutto moltiplicato nell’amore di Dio», si legge in alcuni suoi scritti. Sono stati Sandro Avigliano e Paolo Fratoni a dare voce al racconto della vocazione di don Mauro, vocazione sorretta da uno spiccato spessore teologico e culturale (il parroco conseguì una laurea in filosofia ed era amante della musica). È Piero Coda, importante teologo italiano, che via Skype ci racconta lo stile intellettuale di Mauro Bartolini, stile che definisce “personale e aperto”. Mostrare un modo nuovo di abitare il mondo e di creare legami, partendo dall’esperienza di Gesù. Questo, secondo Coda, ha fatto don Mauro. Presente anche il professor Emilio Rocchi, docente dell’Istituto Teologico di Fermo. L’impronta lasciata da don Mauro tocca diversi fronti. Non a caso le ultime testimonianze – raccolte nell’ultimo capitolo del libro intitolato “I frutti” – riguardano la famiglia, la parrocchia, l’associazione “Corolla”. «Anche noi facevamo parte di quella comunità iniziale descritta da Rita e Marcello e la nostra vocazione era quella del matrimonio», racconta una coppia. Seguire e sostenere le giovani coppie nella creazione di una famiglia, aiutare la parrocchia, mostrare il proprio impegno nell’ambito socio-politico e culturale. Questo faceva don Mauro e lo ha fatto con entusiasmo fino al giorno della sua morte. Ed è il motivo per il quale la parrocchia dei Santi Simone e Giuda era oggi gremita di gente. Era possibile seguire l’evento sulla pagina Facebook e sul canale YouTube di Radio Ascoli.
Diversi intermezzi musicali si sono alternati alle parole, tra cui quello del “Piceno Pop Chorus”, che ha eseguito due brani coinvolgendo tutto il pubblico. È il musicista e compositore ascolano Giovanni Allevi che ha chiuso la serata, visibilmente commosso nel parlare di un uomo che ha segnato il suo percorso umano e artistico. Per l’occasione Allevi ha eseguito il brano “Ti scrivo”, composto in occasione della morte di don Mauro, e poi “Born to Fly”. «Conobbi Mauro -ricorda Allevi- durante una confessione. Studiavo filosofia all’università e non credevo più a niente, complice anche lo studio di una materia che ha il potere di avvicinarti al nichilismo. Presi coraggio e glielo dissi e lui mi rispose che la filosofia gli aveva fatto, invece, l’effetto opposto. Da quel giorno nacque un legame fatto di lunghe chiacchierate e di film. Mi piaceva parlare con lui nonostante avesse una visione della vita totalmente opposta alla mia. Quando don Mauro venne a mancare non lo trovai giusto, persi un punto di riferimento, ma accadde una cosa: tutto ad un tratto mi sentii pervaso dal suo idealismo e mi sono riscoperto un sognatore. Grazie a lui ho capito che ognuno di noi ha un senso in questa vita, ognuno di noi segue un suo percorso. Questo è il più grande regalo che mi ha fatto».
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