Sisma e ricostruzione, doppio incontro
Farabollini: «Superare la burocrazia»
Tondi: «Capire da cosa difenderci»

CONVEGNO dell'Ordine dei Geologi a Camerino, presente il commissario alla ricostruzione che ha parlato dell'importanza di accelerare le pratiche. Il docente Sargolini: «In realtà come Arquata occorre agire con rapidità»
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Il geologo Emanuele Tondi al convegno

Doppio incontro sul dopo terremoto, ieri a Camerino. Al mattino è stato il commissario straordinario alla ricostruzione Piero Farabollini, ad aprire il seminario dell’Ordine dei geologi delle Marche sulla prevenzione del rischio sismico, mentre nel pomeriggio, il comitato Concentrico (per la ricostruzione del centro storico di Camerino), ha organizzato il seminario tenuto del docente Unicam Massimo Sargolini, sulla pianificazione della ricostruzione. Farabollini ha rilevato come la prevenzione sia fondamentale, ribadendo che la sua priorità è accelerare il più possibile le procedure, fermo restando l’attuale assetto normativo, che non sarà modificato.

Il commissario Piero Farabollini

Farabollini ha sottolineato come la sua volontà sia quella di superare i “colli di bottiglia” esistenti, che non permettono di procedere celermente con l’approvazione delle pratiche, di cui uno è la difficoltà di comunicazione, tra i vari attori ed istituzioni coinvolte. Dopo i saluti del rettore Unicam Claudio Pettinari, spazio all’approfondimento. I referenti del servizio protezione civile delle Marche hanno specificato che sono stati stanziati sette milioni di euro, per interventi destinati alla progettazione della gestione dell’emergenza. Il docente Domenico Aringoli ha rilevato l’importanza di pianificare la gestione dell’emergenza, anche nel post terremoto, per non perdere tempo prezioso ed evitare la dispersione della popolazione. Dalla relazione del geologo è emerso come a causa del sisma molti fiumi, anche sotterranei, abbiamo aumentato la loro portata e altre sorgenti superficiali, si siano invece disseccate. Un esempio è la ricomparsa del torrente Torbidone nella piana di Norcia.

Il docente Unicam Emanuele Tondi ha detto: «Per pianificare la gestione dell’emergenza va ridotta la vulnerabilità sismica di edifici ed infrastrutture, tramite un processo che ci permette di valutare da cosa ci dobbiamo difendere ed avere così una simulazione dei possibili scenari di danno, pianificando poi gli interventi necessari per ridurre il rischio sismico. Nella carta di pericolosità sismica si riporta l’accelerazione orizzontale prevista, ma il terremoto non è indipendente dal tempo, aspetto che nella carta non è considerato. Ad esempio viene indicata come maggiormente pericolosa una zona dove si è già verificato il terremoto, mentre un’altra parte dove da tempo non si verificano terremoti, non viene considerata di medesima pericolosità». Tondi ha poi mostrato come le scosse dei sismi del 2016 hanno prodotto un’accelerazione di circa 0,5 g, mentre nella carta di pericolosità sismica, l’accelerazione probabile era indicata tra 0,25 e 0,275 g. La soluzione per il geologo è di considerare l’intero “ciclo sismico” di una zona, con le scosse verificatesi nel corso del tempo. La docente Floriana Pergalani del Politecnico di Milano ha evidenziato come le norme tecniche di costruzione a volte sottostimano l’amplificazione che ci si attende in una data zona, evidenziando per questo l’importanza degli studi di microzonazione sismica di terzo livello, come già evidenziato anche da Tondi.

Macerie ad Arquata

Nel pomeriggio è toccato al docente di urbanistica Unicam Massimo Sargolini, parlare di come si può pianificare la ricostruzione, sia per realtà più devastate come Arquata, che per una come Camerino in cui tutto è ancora fermo. «Più che chiedere deroghe, è importante chiedere di agire con rapidità – ha detto il docente – il comitato tecnico scientifico di cui faccio parte sta scrivendo un documento di indirizzo sulla ricostruzione pesante, siamo in ritardo perchè si attende l’imminente uscita del codice della ricostruzione. Pianificare la ricostruzione è importante, non si può più parlare di dov’era e come era. A Camerino è nato un consorzio di ricerca, presieduto dal rettore Pettinari, in collaborazione tra ateneo e Ingv».

Massimo Sargolini

Sargolini ha poi evidenziato l’importanza dell’azione puntuale dei comitati, utili per fare proposte. «La ricostruzione deve avere la partecipazione delle comunità, va messa in gioco una nuova visione di città, stabilendo quali saranno le vie di fuga, i punti di incontro, gli assi principali, mi riferisco come un mantra al documento direttore per la ricostruzione, che è un vero e proprio piano strategico, previsto nell’ordinanza 39, il cui spirito è trascurato, perchè non è obbligatorio. Questo documento può dare un senso di rinascita ad un luogo, mettendo in conto anche il fattore tempo».  di Camerino, con tecnici e Soprintendenza, per pianificare un recupero ottimale.

 

 


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