Macerie a Pretare di Arquata (foto Vagnoni)
di Federica Nardi
Hai una casa demolita dopo il sisma? Finirà comunque nell’Isee. E rischi di avere un reddito troppo alto per accedere alle agevolazioni. Compreso, in futuro, il reddito di cittadinanza. Nuova beffa per i terremotati che hanno perso la casa. Ma non per il calcolo del reddito. Escluse infatti l’Imu e la Tasi (che non si pagano sulla base dell’ordinanza sindacale di inagibilità), per le altre agevolazioni concorre alla determinazione del reddito l’intero valore catastale della casa inagibile, anche se sono rimaste solo macerie.
Insomma, una famiglia con reddito basso (sotto i 20.000 euro annui) e l’abitazione di proprietà – inagibile e quindi non produttrice di reddito – con una rendita catastale media di 800 o 1.000 euro, si troverà con un Isee di oltre 35.000 euro. Questo vuol dire nessuna agevolazione per le tasse universitarie fuori regione (gli atenei marchigiani invece hanno previsto agevolazioni per gli studenti terremotati), niente agevolazioni per l’accesso ai servizi comunali, per l’esenzione dal ticket sanitario, i libri per la scuola, le prestazioni sanitarie a domicilio, i bonus famiglia o bebé, gli sconti sul canone Rai e così via. Inoltre i terremotati che hanno cambiato residenza rischiano di vedersi pesare ancora di più la casa inagibile, che figurerebbe come seconda casa. Le quattro regioni del terremoto del 2016 (Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio) hanno avuto oltre centomila immobili danneggiati e oltre trentacinquemila persone evacuate di cui la maggior parte proprietarie delle case diventate inagibili. Il problema riguarda anche i terremotati di Ischia. Il coordinamento dei comitati “Terremoto centro Italia”, dopo l’anticipazione data sul tema dal Corriere della Sera, ha lanciato un monito: «Terremotati anche fuori dall’Isee, ma quanto la volete tirare questa corda?».
Il problema non è stato mai considerato (ad esempio del Decreto Genova, che conteneva anche norme per il sisma del Centro Italia e per quello di Ischia). In questo momento il percorso normativo più veloce potrebbe essere un emendamento al decreto fiscale o alla legge di bilancio. Oppure ricondurre la questione a un ordinanza di Protezione civile con successiva circolare del direttore dell’agenzia delle entrate per l’applicazione. Altra ipotesi: inserire nella modulistica dell’Isee, alla voce fabbricati, un campo dove segnalare la calamità che ha colpito la casa e l’ordinanza sindacale di inagibilità. In modo da non calcolare ai fini del reddito immobili distrutti o inutilizzabili perché danneggiati.
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