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Avvocati di nuovo in sciopero:
protesta con le toghe in Tribunale

ASCOLI - Nel mirino c'è la riforma del Governo sulla prescrizione. Il presidente della Camera Penale, Mauro Gionni spiega i motivi dell'astensione in programma lunedì 17 e martedì 18 dicembre quando i legali distribuiranno volantini con indosso la toga: «La figura dell’avvocato si impone più che mai come presidio di legalità, nella quotidiana difesa, tutela dei diritti e delle regole»
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Il Palazzo di Giustizia di Ascoli (Foto Andrea Vagnoni)

Nuovo sciopero dei penalisti italiani a cui ha aderito an che la Camera Penale di Ascoli. L’astensione è in programma lunedì 17 e martedì’ 18 novembre. Martedì i penalisti saranno comunque presenti in Tribunale, indossando la toga e  distribuendo un volantino per spiegare le ragioni della astensione che ha come motivo la riforma della prescrizione che il governo intende “allungare”.

Di seguito il messaggio diffuso dal presidente della Camera Penale, l’avvocato Mauro Gionni, alla vigilia dello sciopero.

«Ci asteniamo per i diritti di tutti, non per i nostri interessi. È vero che la sovranità appartiene al popolo, ma è la stessa carta a dire che deve essere esercitata nelle forme e nei limiti della costituzione. Del resto, una declinazione diversa che non tenga conto di questo perimetro istituisce un piano inclinato pericoloso che rischia di condurci verso l’assolutismo. Uno Stato nel quale all’equilibrio trai poteri, e alle diverse forme il legittimazione di essi, si sostituisca, tout court, la volontà popolare è destinato ad annegare le fondamenta stessa della democrazia , ad aprire la strada per una deriva totalitaria.

Incombe oggi una minaccia sui diritti dei singoli ad opera di una sorta di esecutivo trasversale portato ad abbattere ogni limite. In questo contesto la figura dell’avvocato si impone più che mai come presidio di legalità, nella quotidiana difesa , tutela dei diritti e delle regole.

L’avvocato Mauro Gionni

Nel del rispetto dei valori fondamentali della carta costituzionale. Il giuramento che abbiamo prestato e al quale intendiamo essere fedeli “consapevole della dignità della professione forense e della sua funzione sociale, osservando con lealtà onore diligenza i doveri della nostra professione. A tutela di tutti, non della classe forense. Noi ci asteniamo per i diritti e la libertà dei cittadini, non per vantaggi personali , né per interessi economici. La ragionevole durata del processo è un interesse dei cittadini, previsto dalla costituzione (art.111) . Il blocco della prescrizione al primo grado di giudizio è la violazione di questo principio. Un processo non può durare una vita, né per gli imputati, né per le vittime. Il diritto alla difesa è inviolabile, la pena deve essere proporzionata al fatto e tendere alla rieducazione del reo. La colpevolezza va provata in un processo con regole certe e non per voce corrente nella pubblica opinione. Questi sono principi costituzionali . Un avvocato non difende l’azione dell’imputato, ne la giustifica, ne lavora per renderla impunita, un avvocato garantisce il rispetto delle regole, affinché una sentenza, sia essa di assoluzione o di condanna, sia conforme alla legge votata dai cittadini. Un avvocato, infatti, difende anche le vittime , per la stessa ragione .

Dire che si vuole accorciare il tempo del processo e allo stesso modo fare in modo che duri per sempre è una violazione della carta costituzionale e della logica. La prescrizione non si verifica per colpa degli avvocati . Ogni richiesta di rinvio che da questi provenga, ogni loro impedimento, persino una malattia, ed anche una astensione come questa, allungano i tempi della prescrizione. In altre parole , si aggiungono già, per legge, ai tempi della prescrizione. Quindi non sono gli imputati, ne gli avvocati che allungano i processi ma ciò dipende dalla carenza di organizzazione della macchina della giustizia ed in molti altri casi dalla carenza di organico. Dove c’è buona organizzazione del lavoro, a parità di giudici e di fascicoli, i processi non si prescrivono. E questo vuol dire che lavorando meglio , e con più mezzi il problema può essere risolto. La gran parte dei processi matura tempi di prescrizione nella fase delle indagini, ove l’avvocato non può neppure guardare gli atti. Questi sono i problemi che vanno risolti con azioni adeguate. Allungare i tempi non risolve il problema anzi lo aggrava in modo cronico e irreversibile. Anche la magistratura più attenta si sta accorgendo di questo e sta sollevando perplessità. Noi non vogliamo che i reati si prescrivano , noi vogliamo indagini brevi e processi altrettanto rapidi, ma senza derogare al rispetto delle regole di celebrazione, previste da leggi approvate dal popolo».


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