Anche il vescovo Giovanni D’Ercole è stato recentemente alla Zarepta intrattenendosi a pranzo
di Adriano Cespi
Nella morsa della crisi. Tra famiglie che stentano ad arrivare a fine mese e persone che, addirittura, non riescono nemmeno a pagarsi un pasto. Un fenomeno sommerso, poco evidente, forse anche per la vergogna di chi c’è dentro fino al collo, ma che dai dati non risparmia nemmeno Ascoli. Stiamo parlando della piaga della povertà, che dal 2008 ad oggi terrorizza tutti. Anche la classe media: è sufficiente perdere il posto di lavoro per essere catapultati nel disagio e nella precarietà.
«Il nostro territorio è uno dei più colpiti delle Marche – spiega il segretario della Cgil Pensionati, Giancarlo Collina – qui ad Ascoli la recessione ha colpito duro e sto parlando della chiusura a raffica delle fabbriche, che, a loro volta, si sono trascinate dietro un indotto fatto di piccole e medie imprese. Ma anche a San Benedetto la situazione non è delle migliori per via della crisi che ha colpito i settori dell’agroalimentare e della pesca». E quando si parla di fabbriche e di imprese chiuse, immediatamente si pensa a padri e madri senza più un lavoro (il tasso di disoccupazione nel Piceno è al 14,5%, nelle Marche è al 7,7%, in Italia al 10,7%) ed a figli, improvvisamente, estromessi da quell’ascensore sociale fatta di studi universitari e di meritate carriere. I numeri, del resto, parlano chiaro. Purtroppo. Secondo dati in possesso della Cgil, ad Ascoli, giornalmente, 60 persone si rivolgono alla Caritas per poter usufruire di un pasto caldo presso la mensa Zarepta, nei pressi della chiesa di Santa Maria Intervineas. E 843 persone, principalmente ascolani, bussano alla porta dell’Emporio della Caritas in cerca di aiuto: beni di prima necessità, da generi alimentari a vestiti, ma anche prestazioni sanitarie, perfino quelle odontoiatriche (nell’intero anno 2017 erano state 1.404).
Alcuni volontari della Zarepta al lavoro in cucina
Povertà, dunque, che investe anche la Vallata. All’Ambito sociale di Spinetoli i numeri raccontano di disagi e precarietà che spingono 600 persone a chiedere un contributo economico per pagare le bollette. Povertà che si espande in tutta la regione. Sempre secondo la Cgil nelle Marche è povera una famiglia su undici, e i nuclei familiari in condizioni di povertà relativa sono l’8,8% del totale, mentre ci sono 358.352 persone a rischio di povertà o di esclusione sociale e 163.232 sono i minori di cui 38.745 in condizioni di grave deprivazione materiale. Sono 1.340 le famiglie marchigiane che percepiscono il Reddito di inclusione (Rei) per un totale di 3.341 persone coinvolte ed un importo medio percepito di 256,74 euro. Numeri, aride cifre, che parlano di difficoltà diffusa in tutto il territorio regionale. E non solo. Se esaminiamo, infatti, il dato nazionale la drammaticità della situazione emerge ancora di più. Ed in tutta la sua cruda evidenza. Qui i numeri diventano a sei cifre. Uno studio dell’Istat stima che 1 milione e 778 mila famiglie e 5 milioni di persone vivono in condizioni di povertà assoluta (non sono cioè in grado di sostenere la spesa per beni e servizi essenziali): ovvero il 6,9% e l’8,4% del totale delle famiglie e della popolazione. Ma se passiamo alla povertà relativa, i numeri aumentano e parlano di 3 milioni e 171 mila famiglie e 9 milioni e 368 mila persone con consumi al di sotto della soglia limite.
Di pochi giorni fa la consegna di beni alimentari da parte della Croce Rossa di Ascoli ai volontari della Caritas Diocesana
«E’ necessario, indispensabile, urgente che Ascoli torni a creare lavoro – avverte Collina -. La città e il circondario vivono da anni, dal 2008, uno stato di crisi che sembra infinita. E dalla manovra economica del nuovo Governo non si intravvedono gli spiragli per una possibile ripresa. Mancano gli investimenti. E senza investimenti, occupazione non se ne crea, soldi non ne girano, l’ascensore sociale resta bloccata, e avanti andranno sempre i figli delle famiglie benestanti. Invece di andare avanti, si sta tornando indietro». Due le parole d’ordine per il segretario della Cgil pensionati: “lotta all’evasione fiscale e introduzione della patrimoniale”. «Le opere pubbliche possono ripartire solo se in cassa ci sono soldi – sottolinea Collina- e i soldi il Governo non può sempre cercarli dalle stesse categorie: dipendenti e pensionati. E’ ora che chi le tasse non le paga cominci a pagarle e che chi dispone di capitali consistenti inizi a contribuire al rilancio del paese». Unico il concetto: creare lavoro. «E il lavoro, ripeto – chiosa Collina – può arrivare solo dagli investimenti pubblici, attraverso opere e servizi».
Giancarlo Collina
E per finire un ultimo appello. «C’è un problema poco affrontato – conclude Collina – ma molto diffuso che è quello degli anziani non autosufficienti. Ebbene, l’assegno mensile che lo Stato riconosce a queste persone con grave disabilità fisica o psichica serve solo per pagare la badante. E’ inevitabile, quindi, che si creino fette di povertà anche in questo caso. Per questo la Cgil presenterà un progetto di legge, che spero venga approvato dal Parlamento, per destinare alla non autosufficienza maggiori finanziamenti».
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