Una eccellenza della Sanità picena:
a Pediatria del “Mazzoni”
è sempre Natale

ASCOLI - Il dottor Paolo Candelotti. «Facciamo duemila consulenze l’anno tra emergenze, ambulatori e “follow up” dei prematuri. Corpo medico sotto organico e risorse economiche limitate. Ospedale della vallata? Vorrei rimanesse qui». I volontari che si sono trasformati in Elfi e Babbo Natale, il prezioso apporto dei nonni, la crisi demografica
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Il dottor Paolo Candelotti con le infermiere Carol Civita e Valentina Simonetti

di Maria Nerina Galiè

Babbo Natale non manca mai il suo appuntamento con i bambini, tanto meno se sono ricoverati in ospedale. E’ ormai tradizione che il 24 ed il 25 dicembre le porte del reparto Pediatria del “Mazzoni” di Ascoli restano aperte alle rumorose irruzioni del simpatico barbuto, carico di doni ed accompagnato da generosi elfi. Dietro l’iniziativa, volontari che si calano nella parte solo per regalare un momento di gioia ai piccoli pazienti, davanti agli occhi grati dei loro genitori e quelli più che  tolleranti di medici e infermieri. Sanno bene questi ultimi quanto sia importante l’elemento ludico come approccio alla terapia. Non a caso fanno in modo che sia Natale un po’ tutto l’anno.

La sera della Vigilia, insieme con le brave infermiere Carol Civita e Valentina Simonetti, era di turno il dottor Paolo Candelotti, ormai un’istituzione per il primo piano dell’ospedale cittadino. «Al momento abbiamo circa 8 bambini ricoverati – riferisce Candelotti – con problemi per fortuna non gravi, più altri 4 in patologia neonatale. Poi seguiamo anche gli accessi da pronto soccorso che in questi giorni di festa si moltiplicheranno perché manca la pediatria di base. Facciamo sulle 2.000 consulenze l’anno per le emergenze, gli ambulatori specialistici ed il “follow up” dei prematuri. Il nostro è un servizio esteso sul territorio che si aggiunge a quello vocato elettivamente ai bambini ricoverati».

Tutto in capo a quanti medici?

«Da pianta organica dovremmo essere nove  o dieci, ma siamo sette o otto. Si viaggia sempre con risorse economiche limitate ed un corpo medico sotto organico. Ora poi c’è l’idea futuristica dell’ospedale unico di vallata».

Un suo commento al riguardo?

«Per certi aspetti la vedo come una struttura amplificata nelle specializzazioni e qualitativamente migliore e, se è utile per la collettività, ben venga questa decisione. Egoisticamente, mi dispiace vederlo spostato dal capoluogo di provincia. Vorrei rimanesse qui, ma riconosco che se Ascoli conta tra 600 e 700 nati l’anno, San Benedetto ne fa 150 in più».

A cosa attribuisce tale differenza?

«Intanto al terremoto che ha spopolato l’entroterra. Arquata del Tronto e Amatrice, ad esempio, affluivano qui. Il “Mazzoni” è un presidio territoriale importante ed ora, sarà pure una battuta grossolana la mia, ma da qui a Roma non c’è più niente, mentre la dorsale appenninica rappresentava una notevole riserva di persone».

La crisi demografica però dura da tempo.

«I bambini sono sempre più un prodotto raro per le famiglie, così calcolato, così unico. Le donne prima pensano a larearsi, a collocarsi professionalmente, poi ragionano ancora sul momento migliore per fare un figlio. L’età delle primipare si alza sempre di più, con la conseguenza che i figli rimangono spesso unici a sostenere una piramide di adulti, composta da zii e nonni che dopo aver aspettato per anni, quando arriva un nipotino focalizzano su di lui tutte le attenzioni possibili».

Che presumibilmente si accentuano di fronte alle malattie.

«I nonni però sono affettuosissimi ed è commovente e bellissimo assistere all’amore dato ma che si vedono anche restituire dai piccoli. Con la loro garbata e composta apprensione i nonni sono per noi uno stimolo, validi collaboratori e mediatori efficaci di fronte allo stress che invece caratterizza di più il genitore».

Dalle parole del pediatra, emerge un coinvolgimento per nulla scontato in una professione esercitata tra soddisfazioni, preoccupazioni ed orari che porta il personale medico ad immolare almeno tre fine settimana al mese tra turni e reperibilità. «La tensione emotiva e l’apprensione te le porti a casa con questo lavoro. Capita spesso di telefonare al collega del turno successivo se c’è un caso clinico importante». E’ Natale sempre, dunque, al reparto Pediatria del “Mazzoni” ed un plauso va a Candelotti, a suoi colleghi e a tutto il personale infermieristico.

Il dottor Paolo Candelotti

Grazie ai volontari, a Pediatria sono arrivati anche Elfi e Babbo Natale

 

 


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