Poliziotti della Stradale al casello della A14 di San Benedetto
di Maria Nerina Galiè
Mani sul volante e testa sulle spalle, che sia l’ultimo dell’anno, sabato sera o un giorno feriale qualunque. Il 90% degli indicenti stradali è provocato dall’errore umano, inteso come mancato rispetto delle regole e disattenzione. Nel 2017 sono state 3.378 le lenzuola bianche in Italia, 95 in più rispetto all’anno precedente. «E’ come se un intero paese fosse stato cancellato», ha commentato Nadia Carletti, dal 4 gennaio 2016 comandante provinciale della Polizia Stradale di Ascoli (e Fermo fino al 16 luglio scorso). Nella notte più movimentata dell’anno uomini e donne al comando della Carletti sono stati dislocati nei punti strategici per quello che lei stessa definisce «un giusto divertimento». Ma l’attività di prevenzione viene esercitata tutto l’anno sui circa 300 chilometri tra strade e autostrade di competenza della sezione picena, presidiata da 7 pattuglie, 10 dal 15 giugno al 15 settembre e dal 18 dicembre al 7 gennaio. «Nei periodi di maggiore circolazione – precisa la dirigente – mettiamo anche agenti di polizia giudiziaria in borghese nelle aree di servizio». Per direttiva ministeriale la Polstrada nel Piceno si concentra prevalentemente sulla A14 e sull’Ascoli-mare, mentre sulle Statali 16 e 78 e sulla Salaria, fino al confine con il Lazio, divide le competenze con i Carabinieri e la Polizia Locale nei centri urbani.
Nadia Carletti
La Carletti è un’autorità in materia di prevenzione di incidenti stradali, i cui esiti mortali in provincia «sono quasi dimezzati nell’anno ormai al termine – affermato con orgoglio, anche in ragione dell’intensa campagna promossa nelle scuole – in controtendenza con i dati nazionali».
Eppure anche qui l’utilizzo di smartphone e computer portatili mentre si è in marcia ed un bicchiere di troppo soprattutto da parte di persone di mezza età, sono i dati più allarmanti, secondo la Carletti.
«Sembra che gli autisti non possano fare a meno di messaggiare, controllare i social e leggere le news. Abbiamo fermato persone – racconta – che guidavano e, nello stesso tempo, smanettavano con il tablet appoggiato sopra al volante. Sintomo di una pericolosissima dipendenza di cui sono vittime i ragazzi ma anche gli adulti tra cui imprenditori e dipendenti in giro per lavoro».
Da qui il raddoppio della sanzione pecuniaria e dei mesi di sospensione di patente in caso di recidiva, previsto nell’ormai imminente modifica del codice della strada.
«Per leggere un messaggio – sottolinea – occorrono 8 secondi nei quali, ad un’andatura di 50 orari, si percorrono 100 metri, ma al buio più totale. Facile immaginare cosa può accadere».
Una pattuglia della Polstrada durante un intervento sulla vecchia Salaria alla periferia di Ascoli
Alcol e droga sono da sempre nemici dei guidatori, più ultraquarantenni che giovani nel caso del Piceno dunque?
«Intanto siamo l’unico Paese europeo che permette di bere, anche se poco, prima di prendere l’auto. Anche un livello pari allo 0,50 può rallentare i riflessi a chi non è abituato. I ragazzi per fortuna vengono colti con un tasso alcolemico di poco superiore al limite consentito. Da sei mesi a questa parte invece ci troviamo a sanzionare adulti con tassi pari al 2,43 o sopra a 3. Un fatto che ci sta facendo riflettere e sul quale interverremo. Solo nella serata del 16 ottobre scorso abbiamo ritirato 11 patenti a persone sui 40 anni».
I numeri sono comunque in netto miglioramento.
«Su circa 300 incidenti l’anno rilevati dalla stradale, quelli causati dall’alcol sono stati 22 nel 2017 e 8 nel 2018. Il merito va ai più giovani che non ci vedono più come il “nemico” ma addirittura ci si avvicinano, durante gli appostamenti del sabato sera, e ci chiedono un controllo informale per essere certi di potersi mettere alla guida».
Come è il rapporto degli ascolani con le cinture di sicurezza?
«Potrebbe essere migliore. Ci si ostina a non agganciarle sul sedile posteriore, quando c’è invece l’obbligo. Anche in questo caso sono gli adulti i più indisciplinati».
Nadia Carletti in divisa dal 1988. Dirigente, moglie e mamma: come è riuscita a districarsi?
«Non mi sono mai sentita discriminata dai colleghi. Però non è stato sempre facile conciliare famiglia e un lavoro che comporta continui trasferimenti ed una presenza in ufficio di oltre 12 ore. Ho due figli di 24 e 22 anni e, per non essere una “mamma assente” durante la loro infanzia, ho lasciato la Polizia per nove anni. Vivevo, e vivo tutt’ora, a Teramo e lì ho accettato il comando della Polizia Provinciale. Un’esperienza bellissima ma che mi andava un po’ stretta, in particolare per le implicazioni con la politica. Senza rimpiangere nulla, nel 2010 sono rientrata in Polizia all’Aquila, poi a Rieti e ora ad Ascoli».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati