Ceriscioli e la gaffe sulle macerie:
la norma riapparsa in zona Cesarini
era scritta con inchiostro simpatico?

IL COMMENTO - Nella Legge di Bilancio c'era sempre stata ma per il governatore è ricomparsa dopo la sua uscita di due giorni fa. Una spiegazione risibile, ma che suona quasi irrispettosa dell’intelligenza altrui. Quando la pezza si rivela peggiore del buco
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di Fabrizio Cambriani

Le festività natalizie, si sa, sono occasione di ricchi e succulenti banchetti. Si comincia già dalla cena della Vigilia e si va avanti, ininterrottamente, sino al cenone di Capodanno. Il tutto, ovviamente, annaffiato da buoni vini e deliziose, dolci leccornie. Una piacevole parentesi riservata ai peccati di gola che richiede lo stomaco preferibilmente vuoto, ma soprattutto la mente sgombra da qualsivoglia pensiero. I più la trascorrono tra le mura domestiche accanto alle loro famiglie, dimenticando per qualche giorno perfino le vicissitudini lavorative. E anche coloro che pro tempore svolgono attività al servizio dei cittadini, in questo periodo, spesso trascurano le traversie dell’agone politico per dedicare tutto il tempo ai loro cari. Ma anche, molto più prosaicamente, per degustare cotechini e lenticchie. Disinteressandosi di questa aurea regola, il presidente Ceriscioli si è prodotto in un fantastico numero di polemica del tutto gratuita che, come un boomerang, gli si è puntualmente rivoltato contro. Collezionando così l’ennesima gaffe. Per la cronaca la prima del 2019.

Il governatore Luca Ceriscioli

Alle 18,30 di mercoledì 2 gennaio, il sempre più social governatore ridens, dal suo profilo Facebook, annunciava all’orbe terracqueo come il governo Conte sottovalutasse le terribili conseguenze del terremoto del 2016. Secondo lui, la dimostrazione stava nel «fatto che nella legge di bilancio hanno deciso di cassare la misura che ci avrebbe consentito di gestire in maniera efficace la rimozione e lo smaltimento delle macerie. Dal primo gennaio infatti non abbiamo più la possibilità di lavorare in maniera organica le macerie provenienti da demolizioni. La mancata proroga del contenuto normativo dell’art. 28 della prima legge sul terremoto crea delle criticità notevoli. Ci saranno infatti depositi di macerie che non hanno più una legge di riferimento e rischiano di essere configurati come illegittimi. Tutto questo comporta, conseguentemente, il blocco delle attività». Seguiva l’accorato appello al governo medesimo, di intervenire per risolvere questa incresciosa situazione. Steso un pietoso velo sulla sintassi, in particolare sulla coniugazione dei verbi, dalle parti della maggioranza filtravano i sentimenti di sorpresa e sgomento per questa improvvida sortita. Ma poiché si era ancora in prossimità del Natale si evitava ogni polemica al riguardo. Il 3 gennaio, meno di 24 ore dopo – esce un comunicato stampa di Ceriscioli: «Per fortuna il contenuto dell’articolo 28 che dava alla Regione l’autonomia nella gestione delle macerie è riapparso in uno degli ultimi commi della legge, il 1131. Quindi una buona notizia. Recuperata in zona Cesarini. Meglio così. Pertanto, tutta la gestione delle macerie continua come sino ad ora stabilito. Ci sembrava davvero incomprensibile, come avevamo già dichiarato, che questa attività non venisse prorogata».

 

La sorpresa e lo sgomento, almeno da parte mia, si sono trasformate in incredulità. “Come è possibile – mi sono chiesto – che il comma di una legge possa scomparire di mercoledì e riapparire miracolosamente il giovedì successivo”? È vero che la legge di bilancio è stata redatta in tutta fretta e all’ultimo momento, ma è altamente improbabile che sia stata scritta con il succo di limone e che per essere resa pubblica, quindi conoscibile, occorra passare il fiammifero sotto il foglio della Gazzetta Ufficiale. Eppure, nella dichiarazione di un presidente di giunta regionale, il senso è letteralmente proprio questo. Testuale, Ceriscioli afferma – con l’aria di chi la sa lunga – che il contenuto dell’art. 28 è “riapparso” in uno degli ultimi commi. Una spiegazione risibile, ma che suona quasi irrispettosa dell’intelligenza altrui. Soprattutto nei confronti degli addetti ai lavori. È noto infatti che nel nostro ordinamento, le norme non scompaiono e poi riappaiono miracolosamente come in un gioco di prestigio. Soprattutto se, nel frattempo, il Parlamento è chiuso per le festività.

Patrizia Terzoni

Il tentativo dunque, di mettere una pezza a una dichiarazione infelice si è rivelato molto peggiore del buco stesso. La verità, come ha spiegato pazientemente l’onorevole Patrizia Terzoni del M5s – con ancora vivo lo spirito di mitezza natalizia e senza infierire più di tanto – è che «la norma sullo smaltimento delle macerie è lì dal 22 dicembre, approvata dal Senato e mai modificata dalla Camera. Nessun mistero, nessuna modifica in corsa. C’era e c’è rimasta». Quello che è successo non lo so e francamente nemmeno mi interessa. Probabilmente si è trattato di un errore di informazione e quindi di comunicazione. Quello che invece è sicuro è che se Ceriscioli avesse staccato la spina e si fosse eclissato dai radar dei social network, godendosi lo zampone e lasciandoci godere in pace le feste comandate, si sarebbe evitato – già dal due di gennaio – la prima figuraccia dell’anno. Che, per quello che mi riguarda, sto qui a riferire e rimarcare, non senza un malcelato compiacimento.

Legge di Bilancio, Ceriscioli: «Macerie dimenticate e poi riapparse»

«Norma sulle macerie c’era già, Ceriscioli eviti nuove brutte figure»


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