Palazzo Arengo, la sede del Comune di Ascoli (Foto Andrea Vagnoni)
di Adriano Cespi
Una città in forte emergenza. Aggredita da una crisi che non sembra finire mai. E che ha lasciato sul campo migliaia di disoccupati. E’ una comunità in difficoltà quella di Ascoli Piceno. Un capoluogo di provincia che si porta addosso tutti i segni delle nuove povertà. Situazioni di forte disagio in cui molte famiglie ascolane sono piombate dopo la chiusura delle grandi fabbriche, il crollo dei consumi con la conseguente morte di decine e decine di attività commerciali, e l’enorme difficoltà di ritrovare un posto di lavoro. I numeri lo dicono chiaramente. In tutta la loro arida evidenza: 60 persone, quotidianamente, si rivolgono alla Caritas per poter usufruire di un pasto caldo presso la mensa Zarepta (qualche straniero, ma in maggioranza ascolani); 843 cittadini nel 2018 (dato aggiornato a ottobre) hanno bussato alla porta dell’Emporio della Carità in cerca di aiuto (anche in questo caso ascolani) e di beni di prima necessità, da generi alimentari a vestiti, ma anche prestazioni sanitarie, perfino quelle odontoiatriche. E non è tutto. Purtroppo. A parlare di povertà non ci sono solo i dati Caritas. Ma ci sono, soprattutto, tutti quegli interventi che i Servizi sociali del Comune effettuano, ogni giorno, per aiutare famiglie, ma anche singoli individui, in forte difficoltà.
Donatella Ferretti (Foto Vagnoni)
Ed è un scenario allarmante quello che emerge alla voce servizi erogati a favore di chi vive nella precarietà economica. A parlare sono i 36 Redditi di dignità che il Comune di Ascoli riconosce ad altrettanti nuclei familiari: 400 euro al mese. «E di questo vado estremamente fiera – commenta l’assessore ai Servizi sociali, Donatella Ferretti -. Siamo l’unica amministrazione italiana che interviene direttamente in aiuto dei propri cittadini in difficoltà, inserendoli anche in un ambito lavorativo. Purtroppo non siamo riusciti ad aiutare tutti quelli che hanno partecipato al bando pubblico, un centinaio di persone, ma almeno una trentina di loro una piccola luce in fondo al tunnel sono riusciti a vederla. E stiamo lavorando per stanziare altre 200mila euro ed aprire, a breve, un altro bando a copertura di tutto il 2019. Le risorse economiche che abbiamo come Assessorato, tra i 5 e i 6 milioni annui, non ci permettono di fare altro. I trasferimenti statali e regionali drasticamente tagliati, insieme all’azzeramento del fondo nazionale, hanno messo il Comune nell’impossibilità di arrivare ovunque».
Il cenone di Capodanno nella chiesa di Santa Maria Intervineas: pietanze preparate nella mensa della Zarepta
Dieci anni di Amministrazione Castelli in cui la Ferretti ha ricoperto sempre il ruolo di assessore ai Servizi sociali. Una sorta di cartina di tornasole per toccare con mano il livello di povertà in città. «Devo dire che la crisi ci è piombata addosso come un macigno – sottolinea l’assessore – in tutta la sua drammaticità. Fabbriche chiuse dall’oggi al domani, negozi con le serrande abbassate: in questo decennio Ascoli ha sofferto più di ogni altra città della regione la crisi economica. E, infatti, nei nostri uffici sono arrivate persone spaesate, disorientate, catapultate improvvisamente in una realtà mai conosciuta prima. Un mutuo della casa da pagare e con la banca pronta a prendersela, figli all’università, posto di lavoro perso. Queste situazioni in dieci anni sono aumentate sensibilmente. E il nostro lavoro nei confronti di Erap per destinare appartamenti alle emergenze è stato enorme, basti pensare che tutt’ora in attesa di una casa popolare ci sono 280 famiglie».
La Ferretti è anche vice sindaco
Ma torniamo ai numeri che più di ogni altro commento evidenziano lo stato di decadimento sociale ed economico della città. Oltre alle 36 famiglie che percepiscono il reddito di dignità, ci sono altri 177 nuclei familiari che accedono al Reddito di inclusione. Va detto che in tutta la regione sono 1.340 le famiglie che percepiscono il Rei per un totale di 3.341 persone coinvolte ed un importo medio di 256,74 euro. Ci sono poi 25 famiglie che ricevono un aiuto economico dai Servizi sociali, 2 alle quali il Comune paga i farmaci e 9 le utenze (gas, luce, acqua), e 18 tra anziani e disabili ai quali il Comune paga la retta della struttura di ricovero, infine si aggiungono gli almeno 80 ascolani che fanno ricorso al Centro servizi per la famiglia “S.Orlini” per aiuti vari. E tutto questo in una città con meno di 49.000 abitanti e che si porta dietro i peggiori risultati socio-economici della regione. Tasso di disoccupazione al 14,5% (nelle Marche è al 7,7%, in Italia al 10,7%) e reddito pro-capite più basso rispetto agli altri capoluoghi di provincia Pesaro e Urbino, Macerata, Fermo e Ancona.
«Ribadisco – spiega la Ferretti – qui da noi la crisi economica con la chiusura a raffica delle fabbriche ha colpito più che altrove. E il nostro lavoro, se dieci anni fa era decisamente nella norma, è aumentato drasticamente, tra l’altro con le stesse risorse economiche a disposizione. Siamo stati costretti, così, ad operare con estrema oculatezza attraverso una forte razionalizzazione degli interventi e una nuova pianificazione dei bandi per arrivare a ottenere dalle cooperative più servizi e maggiori economie. Le fragilità, purtroppo, ci sono, e non si fa mai abbastanza, questo lo riconosco. Ma quando ai tavoli nazionali mi trovo a confrontarmi con colleghi di altri Comuni italiani mi sento orgogliosa per quello che noi stiamo facendo. Il nostro obiettivo è uno solo: non lasciare indietro nessuno».
L’Unità di strada della Croce Rossa che nei giorni scorsi si era attivata per fornire coperte e bevande calde ai senza fissa dimora della città
Intanto, però proprio una settimana fa, un clochard straniero che viveva in una baracca a pochi passi dal centro storico, è morto, probabilmente, a causa del freddo. Nonostante la Croce Rossa, pochi giorni prima, avesse diramato una sorta di direttiva affinché ogni situazione di disagio venisse comunicata alla loro Unità operativa di strada pronta ad intervenire. Purtroppo nessuno ha segnalato quella realtà.
«In Comune non conoscevamo quel clochard – conclude amaramente la Ferretti – non è mai venuto nei nostri uffici a chiedere aiuto. Altrimenti avremmo subito provveduto a trovargli un posto caldo dove andare a dormire».
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