La mostra di Tullio Pericoli sarà l’evento del 2019
Com’è cambiato il paesaggio in 50 anni
Anche il libro “Ma Ascoli Piceno esiste?”

ASCOLI - L'esposizione “Forme del paesaggio 1970-2018” è stata realizzata grazie al contributo determinante della Fondazione Carisap. Aprirà a Palazzo dei Capitani il 22 marzo per chiudersi alla fine di settembre. Sarà accompagnata da approfondimenti e convegni sulla tutela del paesaggio piceno. Non solo arte, ma anche alto valore sociale
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di Franco De Marco

Sarà l’evento culturale più importante del 2019 nella Provincia di Ascoli. Questa mattina è stata presentata ufficialmente, nella Bottega del Terzo Settore, la mostra di pittura di Tullio Pericoli “Forme del paesaggio 1970-2018” che si aprirà, a Palazzo dei Capitani, il 22 marzo (anteprima per la stampa il 21) per chiudersi quasi certamente alla fine di settembre, anche se al momento la data ufficiale è il 3 maggio. E’ stata resa possibile grazie all’intervento economico della Fondazione Carisap.

Saranno esposte 165 opere che Tullio Pericoli ha realizzato in 50 anni di luminosa e intelligente attività. Sarà possibile osservare non solo l’evoluzione artistica ma soprattutto l’evoluzione del paesaggio che non è più quello di 50 anni fa e che, oltre ai tanti interventi dell’uomo, nel 2016,  ha subito il disastro del terremoto. Proprio la sala che apre il percorso è dedicata alle opere che traggono origine dagli sconvolgimenti paesaggistici dovuti al terremoto: forme dissestate, movimenti tellurici del segno e del colore con immagini restituite in tutta la loro drammatica fragilità. Ma Tullio Pericoli ha guardato sempre al di dentro, e al di sotto, del paesaggio. Non per nulla le sue prime opere (1970-1973), quasi profetiche, sono quelle del ciclo delle “Geologie” con immagini stratificate, sezioni materiche e strutture sismiche. Dentro e fuori sempre in movimento. Perché quello dell’artista nato a Colli del Tronto, genius loci, è un paesaggio in continua mutazione.

La presentazione di “Forme del paesaggio 1970-2018”  ha visto un largo spiegamento di forze: il presidente della Fondazione Carisap Angelo Davide Galeati ha voluto la presenza di tutto il Cda per sottolineare come il progetto, che ha vissuto una iniziale stagione molto agitata, con l’idea poi naufragata, di istituire una “Fondazione Tullio Pericoli” con esposizione permanente, è stato tenacemente perseguito e realizzato dalla stessa Fondazione Carisap (il Comune partecipa mettendo a disposizione il Palazzo dei Capitani del Popolo).  La verità è che se non fosse stata la sensibilità artistica e la tenacia di Angelo Davide Galeati questa mostra non si sarebbe fatta. Il presidente infatti confessa ringraziando tutti dall’artista al sindaco Guido Castelli: «Forse questo è il primo progetto di cui sento la paternità e che ho voluto recuperare dalle vecchie progettualità».  Per chi ha a cuore la cultura anche come motore dell’economia parole che fanno ben sperare. «E’ stata prevista – sottolinea infatti il presidente della Fondazione Carisap – una campagna di comunicazione nazionale e internazionale. Sono sicuro che ci sarà una ricaduta anche economica e che la mostra contribuirà a promuovere l’immagine di Ascoli, a caratterizzare il turismo culturale e a incrementare l’indotto».

L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo (Edizioni Quodlibet) e da un libretto omaggio intitolato “Esiste Ascoli Piceno?”. Quest’ultimo, edito da Adelphi, si basa sul testo, tra sogno, realtà ed ironia,  che lo scrittore Giorgio Manganelli scrisse per la rivista “Marka” diretta dal poeta e scrittore ascolano Clio Pizzingrilli. Ma secondo lei Tullio Pericoli, Giorgio Manganelli, che fece il militare nel capoluogo piceno, descrive da viaggiatore sognante bellezze e difetti. Ascoli esiste? «Sì, esiste – risponde Tullio Pericoli – non so però se esistono gli ascolani», la battuta ha sapore di provocazione. Se questo libro si annuncia davvero come una chiccha letteraria, con postfazione dell’artista e una serie di cartoline dedicate alla città, il catalogo dell’esposizione ha tanti contributi interessanti. Intanto la biografia non sarà di quelle classiche, ma tipo racconto, della scrittrice Silvia Ballestra. Poi contiene interventi del prof. Salvatore Settis, estimatore e amico di Tullio Pericoli, che molto probabilmente sarà presente all’inaugurazione della mostra, e naturalmente del curatore della mostra Claudio Cerritelli.

Il professor Stefano Papetti, direttore dei Musei civici, al quale Tullio Pericoli dà subito la parola, dice: «Questo non è il paesaggio dei vedutisti. Non è una visione tradizionale. Ci fa vedere quello che c’è sotto e come si muove in continuazione. E’ un magma dinamico. Quello di Tullio Pericoli è un paesaggio dell’anima, rivissuto e modificato, capace di promozione di stati d’animo». Forse la sintesi è: Tullio Pericoli ci fa vedere il paesaggio che non si vede ad occhio nuovo.

«L’insieme di questa mostra è nato per questa occasione – afferma l’artista – ho recuperato quadri anni degli anni Settanta che tenevo in cantina . Mi sono accorto che c’era una strana vicinanza alle opere di adesso ispirate dal terremoto. L’esposizione rappresenta completamente tutto il mio lavoro dagli anni ’70 ad oggi sul tema del paesaggio. Io cerco di entrare e uscire dal paesaggio cercando di capire a prima vista non solo quello che arriva agli occhi. Le nostre facce non sono solo quella cosa che è disegnata in superficie ma ci sono dei movimenti interiori che determinano la forma della superficie. Così avviene per i miei paesaggi. Sono ritratti. La stessa ricerca che io applico nel fare il ritratto di un volto la utilizzo nel ritrarre il paesaggio».

Nella prima sala del Palazzo dei Capitani ci sono una decina di opere che hanno a che fare con il terremoto. Tullio Pericoli è rimasto profondamente  colpito dalla tragedia del 2016. «Si è verificato – afferma – uno svuotamento materiale e interiore totale. L’immagine chi più mi ha colpito e mi è rimasta in mente  è stata il vedere Arquata e i paesi intorno come fantasmi. Mentre sui musi si legge una storia millenaria. Il terremoto ha tolto la vita materiale e la vita interna». Dieci anni fa ci fu l’altra mostra, «Sedendo e mirando»,  sempre dedicata al maestro di Colli. Infine da sottolineare un aspetto non secondario: l’evento sarà accompagnato da approfondimenti,convegni, eccetera, sulla tutela del paesaggio piceno. Non solo arte ma anche alto valore sociale. Ecco l’Ascoli che si fa vedere e si fa ammirare.


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