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“Giornata della Memoria”:
quando il vescovo Squintani salvò
famiglie ebree nascondendole in Duomo

ASCOLI - A rivelare lo scoop è stato l'assessore alla cultura Piersandra Dragoni. Una rivelazione anche per don Francesco Mangani de "Il Portico di Padre Brown", l'associazione che ha messo a punto tre giorni di iniziative (28-29-30 gennaio), affiancata da sei anni dall'Amministrazione comunale
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di Franco De Marco

Nel corso della presentazione, questa mattina a Palazzo Arengo, delle manifestazioni per la  “Giornata della Memoria” – da nove anni organizzate con intelligenza, rigore e passione dall’associazione “Il Portico di Padre Brown” guidata dalla giornalista Pina Traini – è emerso un particolare inaspettato e molto interessante della storia della città di Ascoli.

A rivelarlo l’assessore comunale alla cultura Piersandra Dragoni, alla quale non manca certo il gusto della ricerca storica e l’amore per la città: l’allora vescovo di Ascoli, Ambrogio Squintani, durante il fascismo, nascose mettendole in salvo sotto la volta del Duomo, alcune famiglie ebree. Un particolare fino ad oggi sconosciuto, almeno ai più. E di straordinario valore storico e morale. L’assessore ha rivelato di essere salita in questa parte nascosta della Cattedrale per vedere con i propri occhi il luogo dove monsignor Squintani salvò diversi ebrei dalla persecuzione nazifascista.

La rivelazione ha immediatamente colpito tutti i presenti alla conferenza stampa. Un vero scoop. Anche per  don Francesco Mangani, presente alla conferenza stampa come uno dei fondatori del “Portico di Padre Brown”.  E’ emersa, insomma, in maniera del tutto inaspettata, una pagina di storia ascolana sconosciuta almeno a tanti e certamente meritevole di essere approfondita al più presto.

E’ stata Alessia Piccioni, con altri componenti del “Portico di Padre Brown”, a illustrare il programma della “Giornata della Memoria” che si aprirà lunedì prossimo 28 gennaio, alle ore 21, al Circolo Cittadino di corso Mazzini 85 con un “Tè Yiddish”: musica, parabole, storielle e dolcetti della tradizione ebraica provenienti dalla Pasticceria Boccione, per tutti il Forno al Ghetto, di Roma. Martedì 29 gennaio, dalle ore 9,30, nella Sala dei Savi di Palazzo dei Capitani, lettura pubblica con i ragazzi delle scuole medie e superiori della città, de “Il tempo di parlare. Sopravvivere nel lager a passo di danza”, diario della ballerina ebrea Helen Lewis. Alle ore 18, nella Sala della Ragione, “Danza per Helen” e alle 21,15, al cineteatro Piceno, proiezione del film di Lola Doillon “Il viaggio di Fanny” (ingresso libero).

Mercoledì 30 gennaio sarà la giornata clou. Nella Sala della Ragione, a partire dalle ore 10, la testimonianza della professoressa Mariella Cingoli Alleva (“Il giorno in cui tutto cambiò”), omaggio a Primo Levi nel centenario della nascita degli studenti del Liceo Classico “Stabili”, il contributo alla riflessione dei ragazzi della scuola media “D’Azeglio” sul tema “In punta di piedi” e la testimonianza di Adelina Lelli (“Chi salva una vita, salva il mondo intero”). Alle ore 15, sempre di mercoledì, nella zona ebraica del cimitero, si svolgerà una preghiera congiunta ebraico-cattolica con la partecipazione del coro di voci bianche “La Corolla-Spontini” diretto dal maestro Mario Giorgi. Alle ore 20 al ristorante del Circolo Cittadino, “Beteavon! Buon appetito”, degustazione su prenotazione (0736.251312 – 338.8755840 – 368.3946172): cucina ebraica, incontro di culture.

Questa “Giornata della Memoria”, alla quale da sei anni aderisce il Comune,  prevede dunque appuntamenti istituzionali e non, momenti di preghiera congiunta e incontri legati alla scoperta della cultura ebraica. Quest’anno si celebra anche il centenario della nascita di Primo Levi e i novant’anni dalla nascita di Anna Frank. Anche altri Comuni, come quello di San Benedetto, hanno chiesto di ospitare questa significativa iniziativa.

«Tra i progetti futuri incontri con Liliana Segre, una delle ultime testimoni di Auschwitz, e con Bruno Maida» ha detto il vice presidente del “Portico di Padre Brown”, Felice Cantalamessa. «La danzatrice ebrea Helen Lewis ha superato il lager con la danza. A volte la leggerezza può essere un veicolo importante» sono state invece le parole dell’assessore Dragoni.


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