Andrea Antonini e l’onorevole Giorgia Latini della Lega (Foto Andrea Vagnoni)
di Adriano Cespi
Schieramenti, candidature: ad Ascoli sembra tutto fermo. Immobile. Nessuna forza politica che ufficializza il suo “sindaco”. Nessun partito che si espone. Non lo fa il centrodestra, non lo fa il centrosinistra, non lo fa il M5S. Anche se, come anticipato a fine dicembre da Cronache Picene, il candidato, i pentastellati, lo avrebbero già individuato nel consigliere, Massimo Tamburri: mancherebbe, quindi, solo l’ok (formale) dei vertici nazionali all’utilizzo del simbolo. Tutto fermo, dunque. Ma solo in superficie. Perché il sottobosco politico si agita, freme. Incontri, contatti, stroncature. In vista della classica fumata bianca. Del sì al nome “vincente”. Soprattutto nel centrodestra, coalizione che ad Ascoli è da sempre favorita per la vittoria finale. A meno di spaccature come accadde nel 1995 quando Forza Italia, da una parte, con la candidatura di Nazzareno Cappelli, e Alleanza Nazionale, dall’altra, con la candidatura di Innocenzo Cenciarini, decretarono la vittoria del centrosinistra e la salita a Palazzo Arengo di Roberto Allevi.
Piero Celani
IL DIKTAT NAZIONALE: “COALIZIONE UNITA” – Rischio fratture, insomma, che però, in questa tornata elettorale, non sembrerebbe ripresentarsi. Almeno secondo i ben informati. Da Roma, infatti, sarebbe arrivato il diktat “Coalizione unita”. Con Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia obbligate a correre insieme con un candidato unico. Quale? Ed è qui che si presenta il primo grande scoglio. Perché se è vero che Forza Italia, con Guido Castelli per 10 anni e con Piero Celani per gli altri 10, è stato il partito guida dell’Amministrazione comunale e, dunque, la forza politica “faro” della città, è anche vero che è la Lega ad essere, attualmente, il primo partito della coalizione (15,9% contro l’11,8% del partito di Berlusconi alle politiche 2018) e, in quanto tale, legittimato a vedersi riconoscere questa leadership. Fratelli d’Italia, in questa competizione, dovrebbe essere tagliata fuori: con appena il 4,8% dei voti e, soprattutto, con la candidatura a sindaco a Pesaro del suo segretario comunale, Nicola Baiocchi, può considerarsi già premiata.
Gianni Silvestri
I NOMI DEI CANDIDATI SINDACI – Chi la spunterà, allora? Allo stato attuale sul tavolo nazionale del centrodestra non c’è un nome. Nessuno che si sia azzardato, ancora, a presentare la candidatura ufficiale. Né Forza Italia, né la Lega. Perché? Ed ecco il secondo grande scoglio. Se il partito di Salvini, infatti, ad Ascoli disporrebbe, come naturale candidato alla guida della città, del solo Andrea Antonini, peraltro commissario provinciale del partito, amministratore esperto (ex assessore comunale, prima, e provinciale, poi), e con un bacino di voti personali importante; Forza Italia di potenziali candidati sindaci ne vanterebbe diversi, tutti esperti amministratori e con un seguito elettorale forte.
Luigi Lattanzi
Tre i nomi più ricorrenti: il vice presidente della Regione, Piero Celani, già autocandidatosi con tanto di lista civica a supporto; l’attuale assessore comunale al Personale, Gianni Silvestri, anch’egli in procinto di costituire una lista civica; e l’attuale assessore all’Urbanistica, Luigi Lattanzi, il cui nome, pur non essendo mai circolato, potrebbe fungere, secondo alcuni, da collante in un’ottica di bocciature incrociate.
COMUNE, REGIONE E IL PUZZLE DA COMPLETARE – Si vota a maggio, quando ci sarà l’ufficializzazione del nome? Sempre secondo indiscrezioni provenienti dal centrodestra non si dovrebbe andare oltre metà febbraio, comunque sempre in forte ritardo. Ritardo che farebbe tramontare anche l’ipotesi, circolata in alcuni ambienti, di un nome proveniente dalla società civile, di uno esterno ai partiti, insomma. Ed ecco il terzo grande scoglio. E cioè il puzzle da completare, i tasselli da posizionare nei giusti spazi: Comune (a maggio) e Regione (nel 2020) vanno, dunque, riempite.
Guido Castelli
Di mezzo però c’è il voto europeo, sempre di maggio, che potrebbe sconvolgere, con Lega e M5S a fare il pieno di voti, lo scenario politico italiano e, quindi, anche ascolano (gli ultimi sondaggi nazionali attestano i verdi intorno al 31% e i gialli al 25%). E’ evidente, quindi, che per quei politici di Forza Italia con ambizioni da primo cittadino non resta che sfruttare il momento, e cioè queste elezioni comunali. Perché altrimenti potrebbe essere troppo tardi. E una candidatura a sindaco lasciata alla Lega potrebbe significare un addio ad ogni velleità futura. Non solo in chiave comunale, ma anche regionale, da candidato governatore: incarico al quale sembra ambire fortemente l’attuale sindaco Guido Castelli.
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