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Consiglio provinciale,
la Riviera si prepara
Matteo Terrani (Pd): «Contiamo di avere
di nuovo la maggioranza»

SAN BENEDETTO - Il segretario provinciale del Partito Democratico in vista del voto di domenica 3 febbraio: «I candidati si sono mossi bene sul territorio e sono molto rappresentativi, per cui siamo fiduciosi». Nel centrodestra, invece, spaccatura tra Forza Italia e Fratelli d'Italia-Lega
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Matteo Terrani segretario provinciale del Pd (Foto Andrea Vagnoni)

di Martina Oddi

Pasqualino Piunti e Matteo Terrani raccontano le elezioni provinciali di domenica 3 febbraio che vedono centrodestra e centrosinistra contrapposti in due coalizioni, dopo che l’ipotesi del listone unico, sotto l’egida del presidente Sergio Fabiani, è saltata.

I candidati sono ai blocchi di partenza: 5 per Ascoli e 9 per la Riviera. Il sindaco di San Benedetto, Pasqualino Piunti, ha giocato un ruolo fondamentale nella mediazione con il collega di Ascoli, Guido Castelli, e ora che la candidata Mariadele Girolami ha fatto convergere Forza Italia, non riesce a farlo con Fratelli d’Italia e Lega, ognuno con il suo candidato: rispettivamente Gigi Capriotti e Giovanna Angelici.

Il sindaco Pasqualino Piunti

Cosa significa per la Riviera del centrodestra questa spaccatura e se avrà ripercussioni sulla sua maggioranza? «Nessuna spaccatura» risponde serafico Piunti. E non si addentra su quelle che saranno le mosse dei suoi alleati. Il Pd provinciale, guidato da Matteo Terrani, è arrivato a nomi condivisi. La selezione del centrosinistra vede per San Benedetto quattro candidati, di cui due del Pd: Stefano Novelli consigliere di Grottammare (Pd), Pierpaolo Rosetti sindaco di Acquaviva Picena (Pd), Marco Curzi del gruppo misto del Consiglio di San Benedetto (Psi), Maria Rita Morganti consigliera di San Benedetto.

Quali sono i pro e i contro dell’aver evitato il listone con il centroestra? «No, io non sono di questo avviso – risponde Terrani – sarebbe incoerente con il tentativo fatto da Fabiani, che aveva avuto una disponibilità da Piunti e Castelli su un’intesa che rispettando le differenze e senza un accordo politico, sarebbe stato il listone che avrebbe evitato la conta. Il tentativo non è naufragato per colpa nostra. Se avessimo optato per quella scelta avremmo spiegato le ragioni al nostro elettorato. La Provincia è diventata un ente di secondo livello e c’è spesso la lista unica, non unitaria, con differenti quote. Con una lista nostra – spiega Terrani – è certo più facile da spiegare al popolo Pd, ma non era un inciucio e i rappresentanti del centrodestra non sarebbero entrati in maggioranza. Abbiamo preso atto del ripensamento e siamo pronti a confrontarci tenendo presente che in Provincia votano i consiglieri e i sindaci di 33 comuni in cui abbiamo sì la maggioranza numerica, ma in Provincia uno non vale uno: un voto del consigliere di Ascoli vale 603 punti, uno di Montegallo 85. Esiste infatti il voto ponderato in base al quale tutto il Consiglio di Montegallo è uguale a livello di valore del voto a quello di un consigliere di Ascoli. Tutte le città principali a ponderazione maggiore sono di centrodestra. Detto questo la maggioranza con Fabiani l’abbiamo avuta e contiamo di raggiungerla anche nel nuovo Consiglio».

Come sono gli umori nel Pd provinciale? «Positivi – è ancora Terrani a parlare – i candidati si sono mossi bene sul territorio bene. Siamo fiduciosi. Così come abbiamo ottenuto la vittoria con Fabiani così sarà a mio avviso per il Consiglio. I candidati si sono mossi bene e sono molto rappresentativi».

La lista unitaria era stata proposta su un piano istituzionale, non dei partiti, alla fine gli uomini di Castelli si sono sfilati, e l’imbarazzo di Pignotti l’ha portato probabilmente a non candidarsi per questo dietrofront, dicono i bene informati: i malumori anche nel centro destra della Riviera sono stati di dominio pubblico a mezzo stampa.


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