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Si è spento Danilo Interlenghi,
decano dei giornalisti fermani,
caricaturista di fama nazionale

FERMO - Aveva compiuto 98 anni il 6 gennaio scorso. Apprezzato in tutta Italia per le sue celebri caricature comparse su tutte le testate nazionali. Era tra i giornalisti più longevi d'Italia. Ha scritto per oltre mezzo secolo di politica, cronaca e della Fermana Calcio
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di Paolo Bartolomei

Si è spento oggi a Fermo il Danilo Interlenghi, aveva compiuto un mese fa 98 anni. Insegnante di educazione artistica e storia dell’arte nelle scuole fermane, la sua fama, anche nazionale, veniva dalla sua attività di caricaturista che nel corso di tanti decenni lo aveva portato a collaborare con molte e testate giornalistiche di primaria importanza e conoscere anche il celebre Forattini.
Dal dopoguerra fino ad una ventina di anni fa aveva anche svolto attività giornalistica, inizialmente sul periodico locale La Voce delle Marche, poi per tanti anni su Il Messaggero e Il Corriere dello Sport.

Lascia due figlie, Rosanna e Luciana che è un’artista appassionata “per me è stato anche un maestro, oltre che un padre, di cui sono stata sempre innamorata” dice oggi Luciana. Lo salutano anche molti nipoti. Il funerale verrà celebrato martedì 5 febbraio, ore 10, presso la chiesa di San Francesco a Fermo.

Con la figlia Luciana al 97° compleanno

Classe di ferro 1921. A ben vedere molti nati negli anni ’20 hanno raggiunto e superato i novanta, forse i duri anni di guerra hanno forgiato il loro fisico. Danilo aveva combattuto in Grecia. “È riuscito a tornare a casa per miracolo, non si teneva nemmeno in piedi – la figlia Luciana riferisce i ricordi dei genitori – l’ha salvato il fatto di essere disegnatore cartografo: sulle carte tracciava il percorso e l’angolazione che avrebbero dovuto fare le bombe quando cadevano. Poi, appena tornato dalla guerra, ci ha pensato mia madre a rimetterlo in piedi, sposandolo nel 1944”.

Prende il diploma di perito chimico all’Itis Montani di Fermo, in quegli anni valeva quasi come una laurea, che gli spalanca le porte della Montecatini di Milano, un posto che per quasi tutti sarebbe un sogno, invece Interlenghi capisce che la sua strada non è la chimica ma una vita da creativo. Si laurea da privatista all’Accademia Belle Arti di Modena, torna a Fermo e comincia ad insegnare educazione artistica e storia dell’arte. Inizia parallelamente quella lunghissima carriera da disegnatore che l’ha reso famoso in tutta Italia più dell’attività giornalistica. Ha realizzato caricature per più di una cinquantina d’anni per tutte le maggiori testate nazionali, quotidiani e periodici.

L’avvocato Agnelli visto da Interlenghi

Danilo scrive articoli sportivi per passione da studente già da prima della guerra, poi subito dopo la fine del conflitto diventa vero e proprio collaboratore giornalistico. Nel marzo 1948 si scova la sua firma (che era già “Inter”, come lo è stata fino alla fine, benché fosse accanito tifoso juventino) in coda ad un polemico articolo su un derby Portocivitanovese-Fermana.
Nel 1951 ottiene la tessera di giornalista. La prima vera testata con cui scrive è “La Voce delle Marche”, sono articoli sulla Fermana. Nel 1954 su invito dell’avvocato Mario Agnozzi, sindaco di Fermo e presidente della società canarina, diventa diventa corrispondente del “Corriere dello Sport” e del “Corriere della Domenica”.
Gli articoli si redigevano con macchina da scrivere, carta carbone, si spedivano col “fuori sacco” oppure si dettavano agli stenografi dal posto telefonico pubblico (il telefono a casa ancora non c’era) dove Interlenghi incrociava altri giovani corrispondenti come Raffaello Corradetti. Poi il telefono arriva finalmente a casa: prima quello nero appeso al muro, infine quello grigio sul tavolo.

Uno dei primi articoli sportivi di Interlenghi del 1948

Subito dopo inizia a scrivere su “Il Messaggero” che alla fine degli anni Cinquanta apre le pagine regionali marchigiane; prima come collaboratore di Alvaro Valentini, poi diventa corrispondente responsabile quando Valentini nel 1965 entra in Rai.
Scrive di tutto, politica, cronaca, cultura, costume, ma soprattutto della “sua” Fermana. Dagli articoli, e a volte anche dalle polemiche a distanza con i colleghi delle altre testate, si deduce che era un vero appassionato. Divertente un botta e risposta con Pierluigi Antonelli, corrispondente del Corriere Adriatico, che appare invece sempre molto critico nei confronti dei gialloblù.

L’Ufficio di corrispondenza è a casa sua, l’indirizzo dell’abitazione (Viale Trento n. 1) compare sotto la testata del giornale; era così anche per il collega Giuseppe Castellani del Resto del Carlino (Viale Medaglie d’oro), ma diventa subito troppo stretto e scomodo. Danilo riesce a convincere la direzione romana che serve una vera redazione, verrà aperta negli anni ’60 in uno di quegli uffici sopra i portici davanti all’Hotel Astoria dove resterà fino al 1980, quando sarà chiusa (insieme a quelle di Civitanova e San Benedetto, solo quest’ultima riaperta più tardi) e cessa anche la collaborazione di Interlenghi con Il Messaggero. Ma non quelle con la Rai, con L’Espresso, Panorama, Stadio, Corriere dello Sport, Guerin Sportivo, Autosprint, Radiocorriere TV, Il Settimanale e tanti altri, nazionali e locali, proseguite prevalentemente con le caricature fino al nuovo millennio, che vanno a creare una collezione di personaggi che ha poco da invidiare ai più celebri disegnatori.

Le sue opere spesso sono state oggetto di studio da parte giovani caricaturisti che venivano a trovare a Fermo il prof. Danilo per cogliere i segreti della sua arte. Poco più di dieci anni fa a Fermo una grande mostra di quasi tutti i suoi disegni. Hanno espresso apprezzamenti tecnici sulle sue opere anche il grande Giorgio Forattini e Luciano Guidobaldi. Attestati di stima da Liliana De Curtis, figlia di Totò, dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, ritratto anche lui, dal Presidente del Coni Franco Carraro, da Itali Cucci, direttore di Corriere dello Sport e Guerin Sportivo e dagli artisti del Bagaglino.

Nonostante le numerose chiamate dalle testate nazionali, ha sempre collaborato a distanza e non si è mai voluto allontanare dalla sua Fermo “per non costringere la mia famiglia a spostarsi” diceva.
Fino a pochi mesi fa era sempre immerso nella sua casa che è un’autentica galleria d’arte e museo della storia di Fermo. Nonostante gli inevitabili acciacchi dell’età e il dispiacere di aver perso l’amata moglie nel 2011, è rimasto lucido quasi fino alla fine, ricordava tutto e le sue mani, seppure a fatica, si muovevano ancora tra carta e matite.

In basso una minima parte della sua enorme galleria di produzioni artistiche

 

Platini

Totò

Riconoscimento da parte di Italo Cucci

 

Forattini

 

 

Personaggi fermani


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