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Romano Speca, la speranza
dei 5 Stelle si infrange:
il candidato sogna il centrosinistra 

MONTEPRANDONE - E' il candidato che i pentastellati indicano come loro papabile nella top list per le comunali del 26 maggio, ma non fanno... breccia nel cuore dell’interessato
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Romano Speca

Classe 1955, in pensione da qualche mese e padre di due ragazzi. Una partecipazione assidua alla vita sociale e politica del paese, vicesindaco con la prima Amministrazione Stracci, e qualche anno addietro amministratore al bilancio con il sindaco Menzietti, attualmente nel consiglio d’amministrazione di PicenAmbiente. Pacato e concreto, ci parla della sua visione delle prossime elezioni comunali nel suo paese: Monteprandone.

Intende candidarsi con i pentastellati? Come si vede nelle vesti del loro candidato ideale?

«Non per presunzione ma in questa competizione sono stato chiamato e non mi sono proposto. Questo mi gratifica, perché mi riconoscono stima, e gli appelli a guidare liste mi sono venute da più fronti, anche con chi non avevo collaborato (tra i miei “ex” ci sono Stracci e Menzietti) ma in generale il centrosinistra a cui appartengo. Io non cerco una candidatura, se mi renderò conto che un progetto che unisca i migliori tra i vecchi e i nuovi amministratori può essere accettato e condiviso, sono disponibile. Faccio appello all’unità. A tale proposito il mio ruolo potrebbe essere del mediatore visto che tutti vogliono primeggiare e creano divisioni. Io potrei essere un fattore di convergenza, di mediazione. Se non è ritenuto utile e si va allo scontro elettorale classico io starò fuori a guardare. È un discorso volto principalmente al Pd, che rischia di spaccarsi in due, tre liste, ma anche ai 5stelle che non hanno da soli la forza di governare».

Intende un mediatore dietro le quinte? O un leader di lista?

«Nel ruolo di sindaco, ovviamente. Creando coesione in un gruppo in cui possano essere rappresentate le esperienze migliori».

Si ritrova nei 5 stelle, nel loro invito?

«Condivido il seme del rinnovamento e alcuni valori come l’attenzione all’ambiente, ma i loro metodi non li condivido. Non li ho cercati io, pur riconoscendo loro il rinnovamento, credo che poi il confronto va fatto sulle politiche locali. Su questa linea non mi sento di disconoscere ciò che è stato fatto dai precedenti. Io però voglio essere l’uomo del rinnovamento, non della rottamazione: voglio portare con me facce nuove ma anche chi ha fatto bene finora. La mia ipotetica candidatura ha questa natura, non mi definisco uno di rottura, non avendo tessere di partito non debbo portare avanti una bandiera, per il locale è utile prendere il meglio dalle realtà politiche e sociali del paese».

Come valuta eventuali accordi con i pentastellati? Con il Pd e Ruggeri?

«Non voglio essere etichettato come il candidato dei cinque stelle, pur riconoscendo loro il mio apprezzamento, loro mi hanno indicato ed è uscito sul giornale il mio nome. Stracci mi ha fatto capire che la mia candidatura non gli sarebbe sgradita, anche dal Pd mi sono arrivati apprezzamenti. Ruggeri? Mi sembra che ha presentato un programma fantascientifico, e il fatto che non vuole nessuno degli amministratori uscenti mi fa pensare a come farà a trovare quindici giovani facce nuove capaci. Per il resto è persona stimata è abile a governare, ma ha già fatto il sindaco e il parlamentare: molti si chiedano cosa cerchi ancora».

Il progetto come sarà articolato? Quali le possibili alleanze?

«Penso a una lista civica aperta anche ai 5 stelle. Con l’occasione lancio un’idea: quanti sono disposti con i nuovi e i vecchi ad accettare un rinnovamento in termini di pratiche e metodi di gestione della struttura e della macchina comunale può essere preso in considerazione. La mia linea sarà sulla scia dei valori storici del centro sinistra: un forte intervento sul sociale, dal disagio sociale al lavoro che non c’è fino all’assistenzialismo, l’attenzione per il territorio: sono per una continuazione sulla scelta culturale, come quelle di qualità quali sono gli incontri de “I Luoghi della Scrittura”: una cultura di qualità».

Una idea speciale del programma?

«Oggi non ritengo ci siano condizioni né economiche né politiche per poter immaginare grandi progetti, so che l’amministrazione uscente ha dei progetti, portare avanti quelli in continuità mi sembra utile e intelligente. La cura del paese, la manutenzione, il mantenimento dei servizi, con un occhio agli svantaggiati».


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